Fondi, artifici e irregolarità | Sicilia: piovono pietre - Live Sicilia

Fondi, artifici e irregolarità | Sicilia: piovono pietre

Il martedì nero
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Prima la notizia dell’Unione europea che blocca 220 milioni di euro di fondi Por destinati alla Sicilia per irregolarità e violazioni di legge. Poi le bacchettate del ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca che accusa regioni come la Sicilia, la Calabria e la Campania, di utilizzare artifici di ingegneria finanziaria per rendicontare la spesa dei fondi comunitari, “anche se in realtà queste risorse non sono state utilizzate”. Insomma, una vera e propria Caporetto. Con numeri da far arrossire anche l’alunno più impertinente: “In Sicilia – scrivono in una relazione gli ispettori di Bruxelles – solo l’8% dei progetti finanziati tra il 2000 e il 2006 risultano completate al 30 giugno del 2011, il resto delle opere procede a passo di lumaca. Questo dato colloca l’isola all’ultimo posto in Italia, in partnership con la regione Puglia”.

La lentezza con cui vengono portati avanti i programmi emerge dalla recente relazione sulla ‘coesione territoriale in Italia’ presentata dal ministro Barca. Eppure, come rileva il ministro, la Sicilia è la regione che ha beneficiato in assoluto della quota maggiore di fondi nel periodo preso in considerazione, ben 16,88 miliardi, addirittura cinque volte superiore al totale assegnato al Centro-Nord (3,48 miliardi). Su 2.177 progetti finanziati ne sono stati conclusi al 30 giugno dello scorso anno 186, con una percentuale (8,6%) pari alla metà della media delle regioni del Mezzogiorno (16%), con Abruzzo e Molise che guidano la classifica meridionale con il 31% e il 29%. Alla Sicilia, inoltre, va un altro primato negativo, questa volta in solitario, la quota più bassa di progetti completati finanziati col Fas regionale: il 25,7% rispetto alla media nazionale del 50% e a quella del Sud pari al 44,3%.

Pensate sia sufficiente? Non ancora. Perché il ministro Barca, a questo punto, cala l’asso puntando il dito sui fondi Jeremie e Jessica, i due fondi creati nel 2009 dalla Regione per evitare il disimpegno dei finanziamenti europei del Por-Fesr 2007-2013. “La Regione – afferma – ha appostato somme in due fondi, uno per il venture capital (Jeremie, 60 milioni) e l’altro per lo sviluppo di aree urbane (Jessica, 148 milioni). Questo tipo di procedura, sebbene sia consentita dai regolamenti comunitari, non trova pieno consenso dal ministero per la Coesione territoriale. Tale scelta appare dettata dal vantaggio in termini di rendicontazione delle spese più che una fondata valutazione della loro appropriatezza e della loro dotazione finanziaria”.

Ma qual è il meccanismo che sta alla base dei due fondi? Si tratta di veri e propri prestiti erogati da istituti bancari scelti dal gestore degli holding fund, la Banca europea per gli investimenti, e indirizzati alle imprese e agli enti pubblici che ne fanno richiesta. Trattandosi di prestiti, le somme stanziate dovranno essere restituite in futuro, e questo permetterebbe di riutilizzarle per altri investimenti nell’Isola. Jessica è finalizzato alla promozione della realizzazione di investimenti nelle aree urbane, ovvero infrastrutture e opere di urbanizzazione nelle piccole e grandi città siciliane, ma anche interventi che riguardano l’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Jeremie, invece, è un fondo indirizzato alle piccole e medie imprese e consentirà loro di migliorare l’accesso al credito.

“Si tratta – specifica con tono piccato il dirigente del dipartimento regionale per la programmazione, Felice Bonanno – di strumenti previsti dai regolamenti comunitari, se serve dare uno strattone forse si dovrebbe dare alla Commissione europea”. Ma tant’è. Intanto, sostiene Barca “all’aumento di spese rendicontate che è conseguito a queste scelte non è generalmente corrisposto alcun utilizzo dei fondi – ancora non operativi – con benefici nulli per le imprese e rischi elevati di non riuscire a utilizzare le risorse così appostate e non riprogrammabili, entro la data di chiusura dei programmi”.


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