Pignatone procuratore a Roma | dopo avere "mancato" Palermo - Live Sicilia

Pignatone procuratore a Roma | dopo avere “mancato” Palermo

La lotta alla 'Ndrangheta
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Prima Palermo, poi Reggio Calabria e ora Roma. Giuseppe Pignatone diventa il nuovo procuratore dalla Capitale. Più la sua carriera segna tappe importanti e più il magistrato si allontana dalla Sicilia. Forse non è un caso.

Pignatone, 62 anni, lascia la guida della Procura di Reggio Calabria dove arrivò quattro anni fa, lanciando un’offensiva senza precedenti contro la ‘Ndrangheta. Tutto merito del cambiamento di prospettiva da lui dettato. L’organizzazione criminale calabrese è stata analizzata e combattuta in quanto fenomeno unitario, capace di condizionare la vita sociale e politica. Di infiltrarsi nelle ricche regioni del Nord. Dalla Lombardia al Piemonte, dove in tanti, troppi, continuano a sostenere che la mafia resta una questione tutta meridionale o, al massimo, d’importazione. Una visione complessiva. Alla faccia della tradizione che si muoveva seguendo compartimenti stagni, in cui le ndrine erano unità a se stanti e spesso in conflitto. Risultato: una valanga di arresti. Trecento e più. E un bazooka trovato dalla polizia davanti al Tribunale di Reggio Calabria, dopo una telefonata anonima di minacce contro Pignatone. Segno che la ‘Ndrangheta aveva subito il colpo. Il magistrato venuto da Palermo aveva fatto bingo.

Già, Palermo. Nel capoluogo siciliano Pignatone era stato il procuratore aggiunto che ha coordinando, tra le altre, le indagini che hanno portato alla cattura di Bernardo Provenzano. Poi, andò via dopo avere “fallito” la corsa a capo della Procura. Lui “grassiano” di ferro sembrava essere il naturale erede di Piero Grasso quando questi andò a Roma a guidare la Procura nazionale antimafia. Le cose sono andate in maniera diversa. Vinse Francesco Messineo e Pignatone fu costretto a ripiegare su Reggio Calabria. Non da solo. A Reggio si trasferì anche Michele Prestipino. Assieme al pm Marzia Sabella erano stati gli artefici della cattura di Provenzano. E a Reggio trovò pure, come questore, Renato Cortese, il poliziotto che mise le manette al capo di Cosa nostra.


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