La fede e Provenzano | Parla Stefano Lo Verso - Live Sicilia

La fede e Provenzano | Parla Stefano Lo Verso

L'intervista esclusiva
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“Il signor Stefano Lo Verso? Piacere sono un giornalista. Possiamo scambiare due chiacchiere?”. Due minuti dopo il collaboratore di giustizia apre il portoncino della sua abitazione a Ficarazzi, il piccolo comune del palermitano dove è nato e cresciuto e dove ha ha deciso di tornare dopo avere rinunciato al programma di protezione. Nessun passo indietro, sia chiaro. Lo Verso, che dal giorno della sua scelta è assistito dall’avvocato Monica Genovese, conferma ogni passaggio delle sue accuse solo che, come ha scritto nella lettera inviata alla redazione palermitana de La Repubblica, ha capito che a scappare devono essere i mafiosi e non lui. Si presenta in maglioncino rosso, jeans, pantofole e un’aria serena.

Una scelta coraggiosa la sua?
“No, una scelta di fede”.

La stessa fede che l’ha spinta a pentirsi
“E’ sempre la fede a indicarci la strada. Senza la fede non avrei mai fatto la scelta di lasciarmi la vecchia vita alle spalle. Dio ci guida e ci dà la forza”.

Non ha paura di essere tornato?
“Scusi, lei non ha paura di essermi venuto a trovare? Per una volta sono io a farle una domanda”.

In che senso?
“Se qualcuno vuole farmi del male potrebbe colpire anche in questo momento mentre tutti e due siamo qui a parlare. Anche lei sta rischiando, perché?”.

E’ il mio mestiere
“E questa è la mia vita. Ho deciso di viverla così, di smettere di stare lontano da casa. Chi sceglie la strada della collaborazione deve potere vivere nella propria terra. Sono i mafiosi a dovere essere emarginati”.

Ammetta però che è pericoloso
“Scusi, ma se ho messo a rischio la cosa più preziosa, la mia vita, cosa vuole che mi faccia più paura. Ho avuto paura fino a quando non ho parlato. Ora non più. Mi sono liberato. Certo so bene che su di me pesa una condanna a morte. La mafia non perdona, ma mi creda è l’ultimo dei mie pensieri. Meglio morire pentito che mafioso.

E la sua famiglia?
“Sono qui con me, anche i miei familiari hanno fede”.

Quando e come ha trovato conforto nella fede?
“Sono sempre stato un credente. Devo dirle che l’abitudine a leggere la Bibbia è stata l’unica cosa buona che mi ha insegnato Bernardo Provenzano. Mi diceva se leggi la Bibbia non sei mai solo. Grande uomo Bernardo Provenzano”.

Grande uomo, ho capito bene?
“Attenzione. Nel senso della grande umiltà in cui viveva. Sia chiaro che di buono in Cosa Nostra non c’è niente. Non mi faccia dire altro. Del contenuto. Dei miei verbali preferisco non parlare. E’ bene che Provenzano faccia la mia stessa scelta. Altrimenti cosa lascerà ai suoi figli?, solo colpe e responsabilità. Non gli basterà pregare tutto il giorno. Ci vuole coraggio”.

Potrebbe qualcuno fare delle considerazioni sulla genuinità del suo pentimento?
“Non mi interessano le chiacchere ma la mia scelta è dimostrata dai fatti. Fortunatamente non siamo nè io nè lei, nè nessun altro a giudcare la mia attendibilità. Solo i magistrati a doverla valutare.

Allora, il suo pentimento quando è iniziato?
“Innanzitutto mi sono pentito davanti al Signore. Poi, ho deciso di tagliare i ponti con la mafia per lasciare un esempio positivo ai miei figli. E’ stato un percorso lungo e travagliato. Prima è arrivata la dissociazione e poi il pentimento con i magistrati. Se non mi fossi autoaccusato non sarei stato neppure in carcere. A Spoleto ho visto tanta sofferenza. Non tanto per i detenuti ma per i familiari che sono a casa. La verità è che in carcere finiscono sempre i più poveri e gli altri la fanno franca”.

Non mi sembra che sia sempre così: ci sono una sfilza di boss in galera.
“Non mi riferisco a loro”.

E a chi, ai politici?
“Non mi faccia dare quello che non posso”.

Ma perché si entra in Cosa nostra
“Ci si finisce dentro. Cominci con delle semplici frequentazioni e poi quando vieni a sapere certe cose non ne puoi più uscire”.

Come è stato accolto a Ficarazzi?
“Con tanta solidarietà. Sono le persone a fermarmi altrimenti io tirerei dritto. Mi incoraggiano. Tante persone che avevano criticato le mie scelte del passato ora mi hanno salutato di nuovo. La cosa che mi ha ferito è la lontananza delle Istituzioni.

Ad esempio?
“Il Comune di Ficarazzi si costituisce parte civile e nessuno che commenta positivamente la mia scelta. Aveva ragione Sciascia”.

Su cosa?
“Che tra gli antimafiosi ci sono molti mafiosi”.

Di cosa vive ora Lo Verso?
“Del lavoro di mia moglie. Mi è stato confiscato tutto. Spero di potere trovare qualcosa da fare. Lavorare è importante”.


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