Aveva sette anni quel bimbo ed aveva già ricevuto la Prima Comunione. Un po’ in anticipo, certo, ma i suoi genitori s’erano convinti che fosse pronto. Per lui un solo rammarico: l’abito grigio invece della tanto sognata divisa da comandante di nave. I rudimenti del catechismo gli erano stati somministrati da una brava signora, attenta a dare gli elementi comprensibili a quell’età infantile. Seguendo con scrupolo le prescrizioni ricevute, il bimbo si apprestò alla seconda Comunione andando a confessare preventivamente i propri peccati. Qualche cattiva parola, qualche bugia, un paio di malanimi nei confronti del padre e, con voce tremula, numerosi atti impuri. Il che equivaleva a fornicare, ma egli li chiamò meno sontuosamente atti impuri perché fornicare gli dava una sensazione di prurito da insetti. “Che hai detto?” gli gridò piano il vecchio prete sempre sbuffante per un cronico reflusso esofageo, “che hai detto?” . “A-a-atti impuri” balbettò il piccolo penitente e il prete gridò: “atti impuri!” e risuonò come la maledizione urlata da Giovanni Battista contro la lussuriosa Salomè. Il bimbo aggiunse: “Co-così mi hanno detto…”. E l’altro: Via, vai via! Non ti assolvo. Via!”. Di corsa a casa, perché piangere per strada non era virile. La madre stentò a capire le sue parole tra i singhiozzi, poi rise. Prima rise, poi gli chiese dolce e seria: “Che vuol dire atti impuri?”. “Quando mi tocco la pipì…e io me la tocco…” concluse il piccolo, cioè io. Mia madre rise di nuovo, poi si scurì: “E non ti ha assolto… Gino – disse a mio padre che ascoltava con rispettosa distrazione – io vado in chiesa per spiegare a quello lì il peccato di chi scandalizza i bambini”. E lo fece.
Non a tutti càpita la fortuna di una maledizione tempestiva. E sono rimasto grato a quel povero prete perché mi aprì uno scenario vantaggioso: il ripensamento sulle nostre certezze. Ovviamente imparai a tempo debito e con soddisfazione il sostanziale significato della condanna subita a sette anni, ma appresi da subito che non dovevo fidarmi, neanche delle parole e dei concetti che mi apparivano semplici, comuni, condivisi. Appresi quanto sia faticosamente opportuno essere professionisti della vita, non soltanto in relazione alla classificazione degli atti impuri, ma soprattutto in ogni altro argomento o circostanza che mi avesse indotto ad una definizione e cioè ad un giudizio. Noi palermitani a maggio esprimeremo un giudizio e, chiamandolo voto, dichiareremo segretamente una scelta. Lo faremo portando in cabina le nostre convinzioni, confidando nella conoscenza che abbiamo dei fatti e sicuri delle parole che li definiscono. Già, i fatti. Già, le parole. Riteniamo i primi veri, le seconde appropriate. Quindi crederemo di potere giudicare, di potere esprimere il nostro voto stimabilmente. A me capitò di votare per gli atti impuri, ma di non sapere di che cosa stessi parlando. Oggi, in fondo, come ieri il segreto del confessionale, il segreto dell’urna non offre maggiori garanzie. Ma a sette anni si ha il diritto d’essere disinformati e di fidarsi del sentito dire. Dopo no. Dopo si rischia di non potere invocare l’età e di doversi rassegnare a sapersi colpevoli per una scelta creduta consapevole, stùpidi per raggiunti limiti d’età.
Sarullo lei e’ un grande.
Se posso fare una confessione segreta, mi e’ capitato di fare atti inconsapevolmente rivelatisi impuri, nonostante abbia preventivamente provato ad informarmi.
Anche quando provi a farti una idea leggendo rischi di sbagliare. Sara’ anche responsabilita’ di chi informa?
Forse anche loro hanno atti impuri sulla coscienza.
Il fatto e’ che, forse, non si pentiranno mai.
Affreschi di vita vissuta.
Un bambino ingenuo e fiducioso scandalizzato da un anziano bigotto, forse troppo anziano e troppo bigotto per fare ancora il prete. Genitori attenti e rispettosi.
Un giovane consapevole e spensierato, che ci obbliga al sorriso comprensivo e complice con la frase “…imparai a tempo debito e con soddisfazione…”
Un uomo impegnato che fa tesoro dei propri errori e delle proprie esperienze, per trarne sempre qualcosa di positivo, per crescere.
Le frasi, inanellate, agiscono come una potente macchina del tempo e ci obbligano a rispolverare ricordi, sensazioni vissute, momenti di sconfitte e di gioia.
Quello che Sarullo scrive non è mai eccessivo. I concetti sono sintetici e densi. Ogni aggettivo pensato, necessario, esplicativo. Il fine è quasi sempre quello di costringerci ad un esame critico delle nostre azioni, per trovare la voglia e il coraggio di misurare ciascuno le proprie capacità. Per migliorarsi, per crescere. Per non fare gli stessi errori.
” Omnia munda mundis “. Fra’ Cristoforo ne “I Promessi Sposi” A.Manzoni
” Omnia munda mundis; coinquinatis autem et infidelibus nihil mundum, sed inquinatae sunt eorum et mens et conscientia ” San Paolo Ep.Titi
Grazie Caro Aldo
Aldo Sarullo ci suggerisce di ripensare sulle nostre certezze.
Ci dice: guardiamo, le nostre certezze, con gli occhi della domanda e verifichiamo se esse si poggiano sul “sentito dire”, su un’informazione non documentata, su un pensiero meramente rassicurante. O su altro. Chiediamocelo “con dolcezza e serietà”. Questo esercizio, come una bussola, ci orienterà nella vita verso scelte consapevoli. Qual è il vantaggio? La scelta cosapevole, contenendo i suoi possibili effetti, non ha lo spazio per il lamento.
Sono grato necessariamente al prete e profondamente a Sarullo che ha saputo vedere nella povertà del prete la ricchezza di un suggerimento sapienziale.
E se la compressione è l’essenza della poesia, Aldo Sarullo, scrivendo ciò che vede in modo denso e compatto, è un poeta. E io non sono male informato.
Il problema è reperire le informazioni, quelle VERE si intende. E se mancano non è solo “responsabilità di chi ci informa”.
La verità è scomoda e candidati ed elettori preferiscono raccontare e raccontarsi dell’altro.
In un clima di disinformazione generale non si possono avere certezze e non si può essere neanche “sapersi colpevoli per una scelta creduta consapevole”.
Che fare?
Il bambino è stato sicuramente fortunato oltremodo per non avere incrociato uno dei tanti preti pedofili. L’esperienza è servita da lezione per la vita.
Ma un conto è poter comportarsi in modo conseguenziale alle proprie esperienze e conoscenze, un conto è potere scegliere sulla scorta di esse. L’inivito rivolto da Sarullo è di per se condivisibilissimo, ma scarsamente applicabile se parliamo di voto. Oggi scegliere è impossibile. Cito brevemente,per evitare tediose argomentazioni, l’esempio a mio modo più eclatante. Alle ultime elezioni regionali molti votarano centro destra, PDL o Udc in particolare. Magari molti di essi operarono secondo quanto auspicato da Sarullo. Chiedo a quest’ultimo cosa ci azzicca Cracolici con le valutazioni effettuate da quei saggi elettori?