Munnizza e blocchi a Palermo | Cronaca di un lunedì bestiale - Live Sicilia

Munnizza e blocchi a Palermo | Cronaca di un lunedì bestiale

La protesta
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Imbottigliati nel traffico, inferociti ed esasperati, i palermitani stanno vivendo un’altra giornata di passione fra scioperi e manifestazioni dei lavoratori delle società partecipate. Oggi, infatti, oltre alla Gesip che ha annunciato proteste per tutto il resto della settimana, sono scesi in piazza anche i dipendenti dell’Amia, a cui si è aggiunto uno sciopero dell’Amat. Agitazioni che hanno mandato in tilt il traffico e paralizzato la città, offrendo uno spettacolo che nei prossimi giorni potrebbe diventare una costante. Ma perché scioperano tutti? Cosa vogliono i lavoratori di Gesip, Amia e Amat? Le domande, peraltro lecite, se le sono poste in tanti, fra una strombazzata di clacson e l’altra.

Partiamo dalla Gesip, che sicuramente vive la situazione più difficile. La società che si occupa di verde pubblico, pulizia di asili nido e uffici comunali, gesitone del canile, trasporto dei disabili e cimitero dei Rotoli, il 21 aprile vedrà terminare la mini-proroga approvata dal commissario con 2,5 milioni di euro raschiati dal fondo del barile. Il che non significa che i lavoratori resteranno subito senza stipendio (per legge tre mesi sono assicurati), ma che non ci sarà un euro per i servizi che così si bloccheranno. In bilancio non c’è nulla e tutti sperano nell’ennesimo intervento romano: secondo alcuni rumors, il governo sarebbe pronto a staccare un corposo assegno che garantisca almeno un altro anno di sopravvivenza ma rimane sempre l’incognita sul futuro a lungo termine. Per poter usare questi soldi, però, è necessario che il Consiglio approvi il bilancio. Intanto, Palazzo delle Aquile sta scegliendo anche il prossimo liquidatore, viste le dimissioni di Massimo Primavera. Circola con insistenza il nome di Daniele Del Magro, attuale direttore del personale, anche se sono numerose le opzioni che in questo momento sono al vaglio del commissario. La decisione finale arriverà però alla prossima assemblea dei soci, che dovrebbe tenersi fra una decina di giorni.

L’Amia. La società per l’igiene ha già avvertito che se non arriveranno i soldi a marzo gli stipendi verranno pagati a metà. La motivazione è semplice: in cassa ci sono solo otto milioni, la metà dei quali vanno spesi per spese improrogabili e il resto non basta per saldare le mensilità dei dipendenti. Stamane si è tenuto un nuovo tavolo tecnico, ma la palla adesso è in mano al consiglio comunale: serve l’approvazione urgente di un atto che permetta all’Amap di pagare all’Amia due milioni in più per la pulizia delle caditoie, ma rimangono in sospeso ancora le fatture mai pagate dal comune e un contratto di servizio che andrebbe aumentato di altri otto milioni. Condizioni che, nel giro di una settimana, difficilmente verranno tutte esaudite, con buona pace dei dipendenti e delle rassicurazioni del commissario.

Infine c’è l’Amat, il cui sciopero, fa sapere l’azienda, ha riguardato solo il 7% dei dipendenti. Un’agitazione motivata dalla paura di fare la fine di Gesip e dalla volontà di conoscere gli esiti dell’ispezione ordinata dal comune alcune settimane fa. Gli stipendi, dicono i sindacati, sono assicurati fino a luglio ma poi chissà, mentre l’Amt attende dal comune non solo l’approvazione del piano abbonamenti e di quello per le nuove linee, ma anche 140 milioni di euro mai arrivati in via Roccazzo.


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