Garante dei detenuti e truffa | La Procura indaga: "Orari falsati" - Live Sicilia

Garante dei detenuti e truffa | La Procura indaga: “Orari falsati”

L'inchiesta: "Fenomeno criminoso"
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Si chiama “truffa aggravata” ed è l’ipotesi di reato per cui è stato aperto un fascicolo a carico di ignoti da parte della procura della Repubblica di Palermo. Perché? “Emerge che, presso l’ufficio del Garante per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e per il loro reinserimento sociale presso la Regione Siciliana, è in atto un fenomeno criminoso volto a perpretare in maniera sistematica una truffa in danno della pubblica amministrazione, attraverso la falsa attestazione dell’orario di lavoro da parte di taluni dipendenti della sede di Palermo, i quali apporrebbero la firma di entrata e di uscita indicando orari non veriteri”. E’ questo il contenuto del decreto di perquisizione e sequestro della Procura.

Le indagini effettuate dalla guardia di finanza, in seguito a una serie di denunce, hanno evidenziato come i dipendenti “espletano turni di lavoro ‘anomali'”, per cui s’è reso necessario procedere all’acquisizione di documentazione – i fogli di presenza, i documenti che attestano l’attività effettuata – per confrontare quanto emerge dalle carte rispetto rispetto a quanto, invece, venuto fuori dalle indagini.

Così è stata disposta la perquisizione degli uffici del Garante dei detenuti di via Magliocco, effettuata la scorso dicembre. Il Garante, Salvo Fleres (nella foto), in una nota dello scorso febbraio era tornato sul sequestro per evidenziare di aver “più volte, ma invano, segnalato anomalie nella citata gestione dell’ufficio”, segnalandole al dipartimento regionale della Funzione pubblica e allo stesso presidente della Regione, “per i provvedimenti di loro competenza”.

A queste “anomalie”, Fleres ne aggiunge un’altra: “L’Ufficio, come ho più volte chiesto al presidente della Regione, non ha bisogno di un dirigente super pagato come il dott. Buscemi, le cui funzioni, in atto, mirano esclusivamente a inficiare la funzionalità dell’ufficio e non a tutelare i diritti dei detenuti. Infatti, malgrado il suo stipendio e le indennità aggiuntive varie, non si reca, da tempo, presso le strutture penitenziarie, né consente ad altri di farlo”.


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