Concorso in bancarotta|Indagato l'assessore Armao - Live Sicilia

Concorso in bancarotta|Indagato l’assessore Armao

Inchiesta termovalorizzatori, c'è una clamorosa svolta. La Procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati l'assessore all'Economia Gaetano Armao. Nel dossier degli inquirenti le spese ritenute illegittime della società Pea e il mistero di una parcella milionaria. La replica di Armao: "Non conosco gli atti".
Inchiesta sulla Pea
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L’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, è indagato per concorso in bancarotta fraudolenta. L’inchiesta riguarda i conti della Pea e segue parallelamente la procedura di fallimento della società costituita per realizzare il progetto, poi naufragato, di costruire un termovalorizzatore a Bellolampo.

La Procura ha chiesto il fallimento della Palermo Energia Ambiente e nel frattempo – il codice lo prevede – ha avviato l’inchiesta penale per la quale Armao è stato iscritto nel registro degli indagati. Il reato di concorso in bancarotta si concretizzerà solo nel caso in cui la Pea dovesse essere dichiarata fallita. Il destino dei due procedimenti – penale e fallimentare – è, dunque, incrociato.

Il nome dell’attuale assessore fa parte dell’elenco dei creditori della società che allo studio Armao si rivolse, tra il 2006 e il 2009, per alcune consulenze legali. Per il progetto della Pea, i cui soci di maggioranza sono il gruppo Falck e l’Amia, di fatto, sono stati spesi 44 milioni di euro, ma è stato eseguito solo lo sbancamento dell’area destinata alla struttura.

La Procura ha già iscritto nel registro degli indagati per falso in bilancio sette ex amministratori della società, nel frattempo andata in liquidazione. L’ipotesi è che nelle scritture contabili siano state iscritte spese illegittime e in parte gonfiate. Scritture contabili di cui, nell’istanza di fallimento firmata dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dal sostituto Calogero Ferrara, viene sottolineata “la sostanziale inattendibilità sin dal 2004 e fino all’ultimo bilancio approvato il 31 dicembre 2009”. Nell’elenco delle spese affrontate dalla società figurano, tra le altre, anche quelle relative allo studio Armao (583.141 euro tra il 2006 e il 2009). Secondo le indagini della Procura, di cui fanno parte anche alcune testimonianze, Armao, nominato assessore alla Presidenza nel luglio 2009 (con delega alla Protezione civile e quindi con competenza anche sull’emergenza rifiuti), sarebbe stato inserito fra i creditori in una posizione che gli avrebbe consentito di essere fra i primi ad ottenere i soldi. Usiamo il condizionale perché sono ancora ancora in corso gli accertamenti per verificare se Armao sia stato o meno pagato. In ogni caso, il reato si configurerebbe con la sola iscrizione delle somme in bilancio. “Si tratta di prestazioni professionali rese dal mio studio, ma non conoscendo gli atti non intendo replicare”, spiega Gaetano Armao da noi contattato telefonicamente.

Il gruppo Falck nei giorni scorsi si è presentato in Procura e ha manifestato la disponibilità a coprire i debiti della società in modo da tenerla in vita almeno fino a quando non arriverà a conclusione il contenzioso avviato con la Regione. La storia del progetto imprenditoriale della Palermo Energia Ambiente è piuttosto tormentata. Iniziò quando il ministro dell’Interno nominò l’allora presidente della Regione Totò Cuffaro commissario delegato per l’emergenza rifiuti. Per evitare che la Sicilia seguisse il cattivo esempio della Campania, la Regione ottenne carta bianca per la costruzione di quattro termovalorizzatori. Di cui uno a Palermo. Le società Falck, Actelios, Aster, Emit, Amia, Consorzio Asi, Gecopre, Safab, diedero vita ad un raggruppamento temporaneo di imprese, con la Falck capogruppo. Nacque la Pea che nel febbraio 2002 ottenne dal ministero l’autorizzazione alla costruzione del termovalorizzatore. Nel luglio del 2007, però, la Corte di giustizia europea annullò la gara d’appalto perché il bando non era stato pubblicizzato secondo le norme comunitarie. Nel 2008 l’Arra, l’Agenzia regionale per i rifiuti e le acque, subentrata al commissario delegato, bandì una nuova gara che, però, andò deserta. Il governo ha poi cambiato strategia abbandonando il progetto dei termovalorizzatori. Da qui il contenzioso davanti al Tribunale civile.


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