Quasi 60 anni di carcere | al clan mafioso di Partinico - Live Sicilia

Quasi 60 anni di carcere | al clan mafioso di Partinico

Condanne pesanti, nonostante il rito abbreviato, agli appartenenti alla cosca di Partinico. Nonostante sia recluso al 41 bis, Vito Vitale, sarebbe riuscito a nominare i suoi figli, Leonardo e Giovanni, come nuovi capi. E, anche per loro, è arrivato il verdetto
Processo The End
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Le pene per il clan di Partinico sono pesanti. Nonostante lo sconto di pena previsto per chi sceglie di essere processato con il rito abbreviato. La più dura è arrivata per Leonardo Vitale, 11 anni e 4 mesi, mentre il fratello Giovanni (ambedue nella foto) ha avuto 6 anni e 10 mesi. Sono i figli del capomafia di Partinico Vito Vitale che, seppure rinchiuso al 41 bis, secondo l’accusa, sarebbe riuscito a nominarli come suoi successori. Sarebbe toccato a loro il delicato compito di riorganizzare lo storico mandamento. A cominciare dagli affari.

I Vitale si erano inventati un metodo nuovo per imporre il pizzo. Avrebbero, infatti, costretto le aziende a comprare il calcestruzzo da una sola ditta, la Edil Village gestita da Alessandro Arcabascio e Alfonso Bommarito. Il primo è sotto processo con il rito ordinario, il secondo è stato oggi condannato in a 10 anni e otto mesi. Queste le altre condanne inflitte dal giudice per l’udienza preliminare Michele Alaimo: Francesco Alfano (8 anni e nove mesi), Pietro Orlando (4 anni e quattro mesi), Elviro Paradiso (8 anni e un mese), Santo Salvaggio (10 anni e quattro mesi), Roberto Pitarresi (9 anni e otto mesi), Francesco Tagliavia (9 mesi solo per danneggiamento mentre è stato assolto dall’associazione mafiosa). Quattro gli assolti: Giovanni Tagliavia, Damiano Cassarà, titolare di un distributore di benzina Ip, accusato di favoreggiamento per non avere denunciato le estorsioni, Alfonso ScaliciAmbrogio Corrao. Erano difesi dagli avvocati Marcello Montalbano, Bartolomeo Parrino e Nico Riccobene. Il giudice ha respinto la richiesta di risarcimento avanzata da Rosario Lunetto. Si tratta di un imprenditore prima indagato e divenuto parte lesa nel processo alla cosca di Partinico. Ha raccontato di come prima avesse aperto un bar al centro commerciale Ferdico di Carini con Salvatore Cataldo che poi lo avrebbe estromesso dall’attività.

Sono state le intercettazioni a svelare i segreti del mandamento di Partinico, che negli ultimi anni è stato un vero e proprio laboratorio di alleanze criminali. Molti degli arrestati, come hanno ricostruito le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Francesco Del Bene, avrebbero partecipato a dei summit di mafia alla presenza di Mimmo Raccuglia, quando il boss di Altofonte era ancora latitante ed aveva scelto di allearsi con chi ha sempre avuto il dominio assoluto in quella grossa fetta della provincia di Palermo: i Vitale fardazza.


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