Cefop, parenti e amici | La carica dei 238 - Live Sicilia

Cefop, parenti e amici | La carica dei 238

La politica e la formazione. Ecco alcuni dei nomi di coloro che sono stati salvati" dopo le vicende del Cefop. Sono persone che hanno parenti o amici importanti. Una casualità? I commissari: "Nessun favoritismo. Siamo sottoposti a controlli rigidi". Quanti casi di parentele esistono all'interno dell'ente? Sono 238.
I commissari: "Nessun favoritismo"
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La relazione della commissione d’indagine dell’Ars lo aveva messo nero su bianco: troppe le incursioni della politica negli enti di Formazione. Il Cefop, è uno dei più grandi di questi enti. È passato tra mille vicissitudini, compresa la cassa integrazione per centinaia di lavoratori (che lamentano arretrati da oltre due anni), una sentenza che ne ha dichiarato lo stato di insolvenza, la necessità di ricorre all’amministrazione straordinaria per riuscire a ottenere i fondi del Prof 2011 e partecipare al nuovo bando per il 2012.

Nonostante ciò, sul versante della presenza della politica nell’ente non sembra sia cambiato molto. Mentre, infatti, stando ai numeri resi noti dagli stessi commissari del Cefop Bartolo Antoniolli, Giuseppe Benedetto e Ciro Falanga, sono ben 463 i dipendenti in cassa integrazione, sui 1.066 presenti al momento dell’insediamento degli amministratori, tra i “richiamati” a lavoro, non mancano i nomi in qualche modo riferibili alla politica. E che sarebbero rientrati in una rosa di lavoratori “prioritariamente” scelti per rientrare, sulla base delle competenze professionali e delle esigenze dell’ente. Una facoltà di cui gli stessi commissari si sono legittimamente avvalsi anche in seguito ad accordi sindacali.

Insomma, metà dei dipendenti del Cefop è fuori (anche se circa 190 potrebbero riprendere a lavorare nei prossimi giorni), nell’altra metà, ecco, come detto, i cognomi in qualche modo “noti” richiamati a lavoro. Si tratta, ad esempio, di Stefano Canzoneri, molto vicino al deputato di Grande Sud Michele Cimino, del quale è stato anche componente della segreteria particolare. Sempre al Cefop, lavorano la moglie e la cognata di Canzoneri, Monica e Valentina D’Antoni. È consuocero del presidente del Senato Renato Schifani, invece, Mario Raimondo.

Ma i commissari minimizzano. I casi di persone vicine a potenti o a politici, sarebbero molti di più. Ma il rientro in servizio sarebbe del tutto svincolato da queste logiche. “Ai commissari – puntualizzano infatti Antoniolli, Benedetto e Falanga – la normativa vigente concede la facoltà di richiedere il rientro di figure specifiche. Ma abbiamo deciso, proprio per evitare polemiche inutili – aggiungono – di operare passao passo attraverso il rispetto degli accordi sindacali. Ovviamente, se avevamo bisogno di un avvocato, e questo in organico non c’era, o di una persona abile nell’uso del computer, abbiamo chiesto quelle professionalità. Ma la politica, non c’entra nulla”.

E  ci sarebbe la politica nemmeno nei casi di “richiamati al lavoro” elencati prima. Canzoneri ha un ruolo di coordinamento dell’attività dell’ente commissariato. Molto vicino a Michele Cimino, come detto, è stato membro della segreteria particolare del deputato di Grande Sud: “Ma Canzoneri – precisano i commissari – non è mai stato richiamato. Lui è l’unico dipendente a non essere mai andato in cassa integrazione, a non aver perso uno stipendio. Ma anche questo ha una spiegazione: Canzoneri è il più bravo tra i mille dipendenti del Cefop. E’ anche grazie a lui se oggi 700 persone hanno potuto recuperare un posto di lavoro e una busta paga in regola”.

Ma con Canzoneri, a dire il vero, al Cefop sono presenti anche moglie e cognata. Anche questo, un fatto per nulla “raro”: “Vuole sapere – dice uno dei commissari – quanti casi esistono di parentele all’interno dell’ente? Glielo dico io: sono 238. Se vogliamo parlare di parentopoli, non fermiamoci a Canzoneri”.

E oltre quello del coordinatore, in effetti, c’è anche il caso di Mario Raimondo, consuocero del presidente del Senato Renato Schifani: “Raimondo – spiegano i commissari – sta al Cefop da decenni. E ha seguito l’iter normale che hanno seguito tutti gli altri. Nessun favoritismo, anzi: lui era tra i primi nella graduatoria a scorrimento per il rientro dalla cassa integrazione. Forse – proseguono i commissari – è il caso di finirla con questi attacchi al Cefop: si tratta di un ente che oggi è sottoposto a un triplice controllo: Regione, ministero e tribunale. Da quando ci siamo insediati – proseguono i commissari – ci hanno detto che eravamo arrivati per metterci al servizio del Pdl, altri che volevamo influenzare le primarie del Pd, altri ancora che siamo strumenti dell’Mpa. Ci pare davero troppo. Perché – concludono – non si fa un discorso serio su come stiamo lavorando, sui risultati ottenuti per ridare un lavoro a mille persone?”. E un’ultima precisazione, sul motivo della presenza di tre commissari e sulla portata del loro compenso: “In tutta Italia, anche in enti di minori dimensioni – dicono – sono presenti più commissari. Il compenso? Ancora non lo conosciamo, perché viene determinato per decreto dal Ministero. Ma non si tratterà di tre compensi, bensì di un compenso, diviso per tre”.

Tutto questo, mentre sul Cefop grava un debito, così come sancito dal Tribunale civile di Palermo, di oltre 82 milioni di euro che ha portato allo stato di insolvenza. Uno stato “discendente – scrivono i giudici Antonio Novara e Raffaella Vacca nell’ordinanza del 26 gennaio scorso –  dall’elevato costo del personale e da un gestione rigida (contratti a tempo indeterminato, piuttosto che limitati al periodo di effettiva occupazione della classe docente, coincidente con la durata dei singoli progetti) e poco oculata nei livelli occupazionali”.

Nonostante tutto ciò, l’amministrazione straordinaria ha consentito di salvare i 12 milioni del Prof 2011 inizialmente congelati. Suscitando i dubbi dei sindacati: “Sono stati previsti – fa sapere Fabrizio Russo dello Snals-Confals – quattro mesi di corsi. Che costeranno quindi 3 milioni al mese. E, a dire il vero, oggi ci risulta ne siano partiti pochissimi”. Mentre sullo sfondo, la notizia del ricorso alla cosiddetta “Prodi-bis” per consetire al Cefop di ottenere i privilegi, ad esempio, ottenuti dalla Parmalat: creazione di una bad company dove riversare i debiti, e “ripulire il sangue” dalla società amministrata dai tre commissari. Nel frattempo, il Cefop è entrato nel gruppone degli enti finanziato dall’Avviso 20, grazie al quale riceverà 17,4 milioni di euro. Per ripartire, sembra. “Perché non la Regione non avrebbe dovuto darci questi soldi – concludono i commissari – visto che avevamo messo a posto tutto, compreso il Durc? Forse si preferisce che il Cefop fallisca e la gente finisca in mezzo a una strada?”.


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