Ingrassia fa i nomi|Mezza Sicilia trema - Live Sicilia

Ingrassia fa i nomi|Mezza Sicilia trema

Piergiorgio Ingrassia, l'ingegnere finito al centro dello scandalo fotovoltaico, è stato intercettato in carcere. Quelle conversazioni con i familiari sono state pubblicate dal mensile "S": nelle frasi di Ingrassia nuove accuse al deputato regionale Mario Bonomo e i nomi di esponenti del mondo delle professioni e dell'imprenditoria.
Su "S" le intercettazioni inedite
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Da pochi giorni Piergiorgio Ingrassia è in carcere. Siamo nel marzo del 2011, e al colloquio con i parenti l’ingegnere coinvolto nell’inchiesta sul fotovoltaico è un fiume in piena. Accusa Gaspare Vitrano, il deputato arrestato assieme a lui con con una busta piena di soldi in tasca. E soprattutto tira in ballo Mario Bonomo, l’altro onorevole coinvolto nelle indagini, e fa i nomi di altri personaggi che ruotano attorno al business delle energie alternative. Dalle intercettazioni, che il nuovo numero di S, in edicola, pubblica in esclusiva, viene fuori la conferma che l’inchiesta non è chiusa. “Mario è colpevole… colpevole… hanno fatto una corruzione… tutto il discorso delle imprese è un’idea di Mario… questo discorso che le imprese lo dovevano pagare… diciamo questo ora…”, diceva Ingrassia, puntando il dito contro il deputato regionale oggi in forza al Movimento popolare siciliano. Ed ancora: “Quelli hanno il potere e i funzionari regionali lo sanno benissimo… arriva l’onorevole, accelerano il processo… io ai magistrati ho detto ci andavo 5… 6… 7 volte in un ufficio… ci andavano Vitrano e Bonomo e subito usciva questa cosa”.

Ingrassia descriveva un sistema di complicità che avrebbe consentito di ottenere un canale preferenziale per l’approvazione dei progetti. Chi sono gli altri imprenditori coinvolti? Quali dipendenti regionali hanno strizzato l’occhio ai politici? Chi trema per le dichiarazioni di Piergiorgio Ingrassia che faceva i nomi e poi precisava “certo io non ho le prove, io ho le prove sicure di Bonomo e Vitrano su questo ho le prove concrete”. Quei nomi sono rimasti impressi nei nastri magnetici e adesso sulle pagine del mensile “S”: sono quei documenti, adesso, a fare tremare i salotti buoni di mezza Sicilia, per un’inchiesta che è tutt’altro che conclusa.


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