"La Sicilia è ingenerosa con i talenti| La cultura non è democratica" - Live Sicilia

“La Sicilia è ingenerosa con i talenti| La cultura non è democratica”

È in atto un “boicottaggio” verso quei talenti che vengono messi da parte, presi “a calci in bocca”. Ecco cosa succede a Palermo secondo Davide Enia, attore, scrittore e finalista, con il suo primo romanzo al premio Strega. “Una città in cui la cultura è un altro bancomat”.
INTERVISTA A DAVIDE ENIA
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È in atto un “boicottaggio” verso quei talenti che vengono messi da parte, presi “a calci in bocca”. Ecco cosa succede a Palermo secondo Davide Enia, attore, scrittore e finalista, con il suo primo romanzo al premio Strega. “Una città in cui la cultura è un altro bancomat”.

Che fine a fatto la cultura a Palermo? È possibile ricondurre tutte le responsabilità della sua assenza a un’unica persona?
“Raramente nei confronti dei propri artisti esiste una terra così poco generosa come la Sicilia, da parte anche delle persone che la abitano. In questi anni c’è stata un’autarchia che è svincolata da questa amministrazione. Faccio anche nomi e cognomi. Pietro Carriglio (direttore artistico del Teatro Biondo, ndr) incarna l’assenza di una riflessione sul territorio. Dal Teatro Biondo Stabile ha fatto scappare i talenti. Qua si tratta di scorrettezza deontologica. Ci sono artisti palermitani di livello internazionale che non hanno mai avuto un contatto diretto con questa persona. La cultura è diventato l’ennesimo bancomat per cercare di mantenere il proprio bacino elettorale. La cultura a Palermo non è democratica. Abbiamo perso anche il Festino perché non abbiamo un progetto culturale che pone le radici nel proprio territorio. Gli artisti sono nati e hanno continuato a lavorare con le proprie forze. Ci sono io, c’è Emma Dante. Dei palermitani, i Pan del Diavolo, hanno vinto l’Arezzo Wave. Facciamo tutto da soli”.

Ma i cittadini sono solamente vittime di una mala politica, di una mala gestione?
“Il pubblico viene creato. E creare il pubblico è un lavoro. Non è cultura andare a teatro, leggere un libro, ascoltare una canzone. Cultura è essere reso nelle condizioni di fare una scelta. Scegliere di vedere uno spettacolo teatrale o restare a casa a guardare Sky. Il pubblico è una creazione. I finanziamenti pubblici per la cultura sono il momento più alto della politica”.

E’ riuscito a portare sul palco uno spettacolo che parla di calcio. Ma non solo. I quartieri popolari nascondono una bellezza (anche poetica) che non riusciamo a vedere?
“Dipende tutto da chi scrive. Uno degli spettacoli più premiati a livello internazionale è stato il mio ‘Italia-Brasile 3 a 2’. O gli spettacoli di Emma. Si tratta della capacità di saper scrivere, non è una sensibilità particolare legata al luogo. Palermo non è un valore aggiunto, è la visione che conta. Altrimenti il Teatro Stabile non sarebbe quello che è. Sono forse state le bombe degli anni Ottanta a portare a un timido tentativo di risveglio, quella che è stata chiamata la ‘Primavera’”.

E poi?
“Adesso alla Scala Emma Dante dirige La Carmen e a Palermo la regia è affidata ad altri. Non è possibile continuare a prendere a calci in bocca i talenti di questa terra. Questo è boicottaggio, ritrovandosi a lavorare in condizioni di assoluta precarietà”.

Perché?
“Non chiedetelo a me. Io con questa gestione ho registrato la morte di un’istituzione pubblica. Forse c’è la paura di un confronto”.

Quale potrebbe essere la soluzione?
“Per le soluzioni ci vogliono i soldi. Ci vuole un assetto completamente nuovo della cultura, ripulirla di tutto quanto e mettere al primo posto la meritocrazia e non gli interessi, al di là del sostegno a questo o a quel candidato. Ma poi devo essere io a dire queste cose? Io sono stato tra gli artisti più premiati del teatro italiano negli ultimi cent’anni assieme a Emma Dante. Io non sono pagato per dire queste cose, ma paghiamo con soldi pubblici persone che non sono fin’ora stati capaci di avere un’idea, una prospettiva”.

Ci sono le premesse per un cambiamento?
“Finché non crei cambiamento, non puoi dire che ci sia. Finché non crei discontinuità, non puoi dire che le cose sono cambiate. Finché non piove, non puoi dire che la terra è bagnata. Vedremo dopo queste e elezioni cosa succederà”.


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