Il "nuovo corso" dell'Udc| "No al dialogo con il Pdl" - Live Sicilia

Il “nuovo corso” dell’Udc| “No al dialogo con il Pdl”

Qualcuno la chiama ancora “politica dei due forni”. Ma a far lievitare il consenso per l'Udc, alle ultime amministrative palermitane, secondo i leader regionali del partito è stato solo il percorso di chiarezza e rinnovamento intrapreso dai centristi. Per sintetizzare: basta col bipolarismo, e necessità di andare oltre i vecchi steccati e le antiche ideologie. Così “oltre” da convincere il segretario regionale D'Alia ad affermare: “Al ballottaggio voterei per Orlando”.

Viaggio nei partiti
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Qualcuno la chiama ancora “politica dei due forni”. Ma a far lievitare il consenso per l’Udc, alle ultime amministrative palermitane, secondo i leader regionali del partito è stato solo il percorso di chiarezza e rinnovamento intrapreso dai centristi. Per sintetizzare: basta col bipolarismo, e necessità di andare oltre i vecchi steccati e le antiche ideologie. Così “oltre” da convincere il segretario regionale D’Alia ad affermare: “Al ballottaggio voterei per Orlando”, tesi ripresa dal presidente del partito, Andrea Piraino: “In fondo, la sua idea politica, oggi è sovrapponibile alla nostra: è contro il centrodestra e si oppone a Lombardo”.

Orlando potrà contare, quindi, sul sostegno “responsabile” di un partito che, col 7,4% dei consensi, si colloca al livello del Partito democratico, ottenendo un risultato insperato secondo qualcuno: “In tanti – racconta Nino Dina – temevano che non avremmo raggiunto nemmeno il 5%. Ma io ero sicuro, avevo detto che avremmo ottenuto un risultato di questo tipo”. Un risultato che, stando ai freddi numeri, fa segnare un apparente calo con le amministrative del 2007, quando il partito ottenne oltre il 12%. Ma, al di là della percentuale, va ricordato che quello era il partito di Totò Cuffaro, dentro il quale era contenuta la componente che poi darà vita al Pid. Un partito, quest’ultimo, in grado di sforare il 6% e addirittura di lanciare una candidata sindaco in grado di raccogliere un altro 6% con la propria lista.

Insomma, oggi quella che fu l’area dell’Udc potrebbe valere tra il 15 e il 19%. Ma col Pid, l’Udc non parla. Anzi, non sono mancate nel corso della campagna elettorale le frecciate di D’Alia nei confronti di “una Caronia qualunque…”. E l’Udc ha rotto i ponti, pare, anche col Pdl e l’Mpa di Lombardo.

Ecco, da qualche punto fermo si può partire. Perché al di là del 7,4% ottenuto a Palermo è bene anche ricordare la debacle del candidato sindaco Massimo Costa. Scelto e difeso fino a pochi giorni dal voto, persino dal leader nazionale Casini. In quell’occasione, il segretario nazionale dei centristi, però, specificava: “Quella col Pdl è un’alleanza anomala”. Ribadendo, di fatto, il concetto espresso pochi giorni prima dallo stesso D’Alia: “La coalizione che sostiene Costa è il frutto di un ‘patto civico’”. E deludendo, così, probabilmente, le attese di chi, da Gianfranco Micciché a Francesco Cascio, aveva visto attorno alla candidatura dell’ex presidente del Coni, la possibilità di far coagulare il “vecchio centrodestra”. “Quello che vinceva sempre – diceva Micciché nella convention pre-elettorale al Politeama – e che abbiamo smembrato per logiche di potere”.

Ma l’impressione è, oggi, che la storia sia davvero finita. Che i troppi litigi in quel centrodestra che fu anche di Cuffaro e Lombardo, abbiano creato fratture insanabili. Tanto da non poter far pensare a un ritorno di fiamma e tanto meno a una nuova convivenza.

Così, al di là delle intenzioni di andare oltre i partiti, l’Udc oggi guarda altrove. Verso il Pd, in particolare, che sembra gradire molto. Uno dei centristi palermitani, protagonista, quindi, del buon risultato alle amministrative, il deputato regionale Totò Lentini, sul tema è chiarissimo: “Noi dialoghiamo con tutti, tranne Pdl, Pid e Mpa”. Di fatto, tutti tranne la maggioranza che ha vinto le ultime elezioni regionali. Insieme all’Udc. E non spaventano, in questo senso, le dichiarazioni del segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo, che indica la strada del ricompattamento del centrosinistra. “Preclusioni nei confronti di Idv e Sel? – precisa Lentini – assolutamente nessuna. Semmai ne abbiamo solo una nei confronti del Pd: deve abbandonare Lombardo”.

Un’esigenza fortemente avvertita da un partito che, non a caso, non fa parte di quella concentrazione denominata “Nuovo polo per la Sicilia”, con dentro Mpa, Fli, Mps e Api. “Vedi che novità…” ironizza D’Alia, che invece sembra voler andare già oltre. “Un progetto, innanzitutto, che consenta alla Regione di affrontare i gravi problemi lasciati sul tappeto da una giunta inefficiente come quella di Raffaele Lombardo”. Una giunta nella quale, fino a cinque mesi fa, però, sedeva anche l’Udc. Ne sa qualcosa Andrea Piraino, ex assessore al Lavoro, uscito polemicamente dal governo a ridosso dello scorso Natale: “Il governo Lombardo – spiega – si è rivelato inadeguato a rispondere alle tante difficoltà che sta attraversando la nostra regione, esattamente come la giunta Cammarata nel contesto della città di Palermo”. Contro Lombardo e contro il Pdl. Questi gli argini entro i quali fluisce il “nuovo corso” dell’Udc. Ed è qui, appunto, che si incontra Orlando: “Ma non – puntualizza Piraino – come rappresentante di partito. Io credo che Orlando sia riuscito, a livello individuale, a fare quello che l’Udc sta provando a compiere come partito. Perché non dovremmo sostenerlo?”.

Già, perché? Visto che, anche se di partiti in questo caso l’Udc non vuol sentir parlare, l’Italia dei valori, in vista delle prossime elezioni regionali potrebbe essere anche un forte alleato. “Noi discutiamo tranquillamente con Italia dei valori – ribadisce Lentini – e anche con Sel”. E anche, o soprattutto, col Pd: “Io spero – prosegue Lentini – che il Pd si renda conto che il governo Lombardo è un fallimento. E che il governatore ha fatto finora tutto di testa sua. Lascino la giunta, andiamo subito a votare”.

A dire il vero, ci sono pezzi di partito che non hanno abbandonato altre suggestioni, altre idee. “Io penso – dice infatti Nino Dina – che il progetto della grande casa dei moderati debba ricevere un’accelerazione in vista delle prossime elezioni regionali”. Altro che Pd… “Certo, c’è Lupo. Ma c’è anche Cracolici… una cosa è sicura, oggi – prosegue Dina – l’Udc è diventato fondamentale per governare, a tutti i livelli”.

Un partito “attraente”, oggi, quello centrista, verso il quale potrebbero guardare gli scontenti di altri grossi partiti, da Francesco Cascio a Francesco Musotto. Quest’ultimo ha già lasciato l’Mpa ed è stato “avvistato” pochi giorni prima delle elezioni al comitato di Massimo Costa insieme a Pierferdinando Casini: “Musotto all’Udc? – dice Lentini – a me non risulta abbia questa intenzione. In quel caso, dovremo discuterne, capire che progetto abbia. Certo, lui è entrato nell’Mpa quando io ne sono uscito… e lo avevo avvisato…”.

Intanto, c’è da pensare al ballottaggio palermitano, dove l’Udc non si apparenterà con Orlando, “ma lasceremo – precisa Totò Lentini – massima libertà ai nostri elettori. Non diremo certamente di votare Orlando. Diremo, semmai – conclude – di non votare Ferrandelli”. Già, tutta un’altra cosa.


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