Evasione da 10 milioni nel Siracusano, un arresto e 25 denunce - Live Sicilia

Evasione da 10 milioni nel Siracusano, un arresto e 25 denunce

Un imprenditore di 60 anni è stato arrestato e altre 25 persone denunciate nell’ambito di una indagine tributaria della guardia di finanza di Augusta (Sr) nei confronti di una serie di aziende operanti in diversi settori economici, che ha consentito di accertare un’evasione di 10 milioni di euro. I provvedimenti sono stati eseguiti su ordine del gip del Tribunale di Siracusa che ha accolto le richieste della Procura. L’imprenditore, agli arresti domiciliari, è accusato anche di avere emesso fatture per operazioni inesistenti, attraverso l’attività di costruzione di edifici residenziali e non residenziali, per oltre un milione di euro. L’uomo, formalmente amministratore di una delle società coinvolte nell’indagine, sarebbe un “prestanome” del vero artefice della frode fiscale ideata, un pregiudicato per reati di mafia di 54 anni, amministratore “occulto” di una nota società con 20 punti vendita di articoli di bellezza e di profumeria, ad Augusta, Melilli e Avola, a Ragusa, San Cataldo (Cl), Castrofilippo (Ag), Belpasso e Gravina di Catania (Ct): sono state sequestrate tutte le quote della società, per un valore commerciale di circa 6 milioni.

I finanzieri hanno eseguito sequestri preventivi di immobili e terreni, quote societarie, conti correnti, libretti di risparmio e depositi bancari per un totale di oltre 650 mila euro, a carico di altri due imprenditori megaresi di 59 e 42 anni, responsabili della gestione di due società di Augusta impegnate nel commercio al dettaglio di articoli di profumeria e di servizi di ristorazione. L’operazione di polizia giudiziaria e tributaria è scattata nel novembre del 2010: le Fiamme gialle hanno sottoposto a verifica numerose società, accertando l’esistenza di una rete di collegamenti e relazioni economiche tali da consentire l’evasione al fisco per 10 milioni, mediante la costituzione di un sodalizio il cui scopo era frodare le imposte dirette e indirette attraverso l’alterazione delle poste di bilancio nonché l’emissione di fattura false, circostanze che hanno permesso l’occultamento dei reali volumi d’affari. M.A avrebbe posto a capo delle società propri parenti o comunque soggetti compiacenti e utilizzandoli per creare falsi documenti contabili e precostituirsi, di conseguenza, una fittizia posizione fiscale. Lo stratagemma, secondo i finanziari, aveva anche un’altra finalità: l’uomo, già condannato in sede definitiva per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, per sottrarsi alle misure di prevenzione patrimoniale anti-mafia, ha fittiziamente trasferito alla propria madre le quote societarie e la gestione della società con 20 punti vendita. L’indagine ha permesso di accertare un reddito sottratto a tassazione per oltre 8 milioni di euro; l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un ammontare superiore a 2 milioni; frode all’Iva per oltre 1.5 milioni. Cinque persone sono state denunciate per emissione di fatture per operazioni inesistenti; 17 per dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti; tre per omessa presentazione della dichiarazione, dichiarazione infedele e distruzione di documentazione contabile.


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