Nessuna festa. Non c’è niente per cui esultare. Leoluca Orlando fa il segno della vittoria solo perché glielo chiedono i fotografi. Poi, rivolge subito il suo pensiero alla studentessa uccisa a Brindisi. “Non vorremmo che fosse un presagio di altre violenze”, dice il neo sindaco. Orlando non festeggia anche per rispetto delle vittime del terremoto, ma commenta una vittoria che definisce “evidente”. E non dà chissà quale peso all’astensionismo. “I dati dicono che al primo turno per il sindaco avevano votato 220 mila persone. Al ballottaggio, sono diventate 224 mila. E dunque c’è stata una partecipazione maggiore. E’ arrivata una risposta alla gestione fallimentare della città degli ultimi anni. Una gestione basata sull’appartenenza e non sulla competenza. La situazione è difficile, ma siamo pronti non solo a combattere ma a vincere la nostra battaglia”.
Poi, rivendica la sua vittoria che rompe gli schemi: “E’ tornata la Primavera. Formalmente sono espressione della cosiddetta casta della politica, ma ho fatto scelte contro il carrierismo della casta. Non ho fatto il ministro o il commissario europeo. Ho scelto di essere il sindaco di Palermo e solo gli stupidi non capiscono l’importanza del ruolo”. Orlando riempie di significato la sua vittoria. Una risposta a “Monti e al tecnicismo senz’anima. Il tecnicismo con l’anima esiste e si chiama politica. Oggi nasce la Terza Repubblica”. Il professore che il sindaco lo sa fare ringrazia i suoi, pochi, alleati: il suo partito, l’Idv, e la Federazione della sinistra. E non le manda a dire a quelli che avrebbero potuto essere i suoi alleati: “Certo non posso ringraziare né Vendola né Bersani che volevano decidere chi doveva fare il sindaco di Palermo, della mia città. Se continuano così non decideranno neppure le sorti del Paese”. Un pensiero pure per Antonio Di Pietro. L’incontentabile. <Mi ha detto: “Pensavo che prendevi il 101 per cento”>, racconta il neo sindaco.
Un sindaco lontano dagli inciuci della politica, ma guai ad andare oltre: “Non sono un uomo solo al comando. Non sfrutterò la maggioranza in Consiglio per le decisioni più importanti, diciamo che la maggioranza sarà la mia clausola di sicurezza, un’assicurazione, ma cercherò di coinvolgere tutte le forze politiche”. Tutte e tutti, Ferrandelli compreso? Orlando non nomina mai il suo avversario: “Non l’ho fatto prima, durante la campagna elettorale, figuriamoci adesso”. E la stretta di mano al Giardino Inglese fra due avversari che sembravano aver archiviato i veleni? E’ possibile un confronto con Ferrandelli che si è definito il “secondo cittadino” di Palermo? “Mi rivolgerò a tutti senza privilegiare nessuno”, dice Orlando che spinge, per un attimo, sull’acceleratore: “Il sindaco sono io. Punto e a capo”.
Inevitabile che il ragionamento finisca sul governo della Regione. “Abbiamo assistito alla frantumazione del Pd e del partito di Vendola che non hanno capito che cosa stava accadendo a Palermo”. E Lombardo? “E’ come sparare sulla croce rossa, solo che sulla croce rossa sono saliti Vendola e Bersani. Non parlo neppure di D’Alema che durante la campagna elettorale si è comportato come Andreotti, ha detto di votare per tutti quelli dal numero due in poi”. Infine, una stoccata anche per Antonello Cracolici e Beppe Lumia, per quella parte del Pd che fa accordi con la politica che “alza gli steccati e incontra i mafiosi”. Riferimento esplicito a Raffaele Lombardo e ai suoi alleati al governo della Regione. “Sono un binomio”. Un binomio, ma se sono tre? chiede candidamente un cronista: “E’ vero ma rappresentano due teste”.
L’ultimo pensiero lo rivolge a Rita Borsellino: “In un sms mi ha detto che il profumo di primavera è arrivato anche a Bruxelles”. Da domani si inizia a lavorare. Appuntamento alle 14 e 30. La giunta Orlando presenterà i primi provvedimenti che adotterà nei primi giorni di governo.
