C'è Cosa nostra |dietro il business della droga - Live Sicilia

C’è Cosa nostra |dietro il business della droga

I boss non ci mettono la faccia, ma i soldi. Ecco il retroscena della retata antidroga di Palermo (nella foto Giuseppe e Filippo Graviano).

IL RETROSCENA
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Cosa nostra finanzia i grandi traffici di droga. I boss non ci mettono la faccia, ma i soldi. Le pene sono altissime e allora meglio non rischiare e affidare il lavoro sporco a qualcun altro. Stavolta sarebbe il clan di Brancaccio a finanziare, secondo gli investigatori, l’arrivo della cocaina dal Sud America.

Fabio Cucina, Vincenzo e Salvatore Inzerra, fra i 67 destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare, sono vecchie conoscenze degli investigatori. C’erano anche loro tra i protagonisti di un grande traffico di polvere bianca scoperto nel 2009. Allora la droga arrivava dalla Spagna su ordine di Stefano e Michele Marino. Due che fino al loro arresto potevano fare la voce grossa nel feudo dei Graviano. Oggi la droga arriva dal Messico. Resta da capire chi ha preso il posto dei fratelli Marino. Ed è su questo fronte che si concentreranno, d’ora in poi, le indagini della sezione antidroga della Squadra mobile di Palermo diretta da Stefano Sorrentino.

Si parte dalla certezza investigativa che attinge ancora una volta dalla cassa del clan mafioso. Impossibile che Cucina e gli Inzerra agiscano da soli. Non sarebbero in grado di garantire il denaro necessario. E di denaro ne serve parecchio. Del mezzo quintale di cocaina che viaggiava dentro il camion almeno cento chili erano destinati al mercato palermitano. Un chilo di roba comprata in Messico costa 3.500 euro. Cifra che lievita, una volta giunta in Europa, a 35.000 euro. Per comprarne cento chili, dunque, si devono sborsare tre milioni e mezzo di euro. Questo vuol dire che la mafia ha ancora grandi disponibilità di capitali.

L’interesse dei mafiosi di Brancaccio per la droga è storia vecchia. Lo hanno raccontato i pentiti Andrea Bonaccorso, che a Brancaccio aveva avuto un ruolo di primo piano, e Angelo Casano, affiliato alla famiglia di corso Calatafimi. Raccontarono l’attivismo delle famiglie della periferia Sud della città. Un attivismo che non si è mai interrotto. D’altra parte se c’è un clan mafioso che ha dimostrato il suo potere economico è proprio quello dei Graviano. Per averne conferma basta scorrere l’elenco dei beni che gli sono stati sequestrati nel corso degli ultimi anni.


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