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Il Pd scarica Lombardo,| ma senza fretta

Dopo la riunione dei deputati all'Ars, il capogruppo Cracolici ha annunciato: "Togliamo il sostegno al governo". Ma, nonostante il giudizio negativo sull'attività degli ultimi mesi dell'esecutivo, non si parla di mozione di sfiducia. Che invece oggi è chiesta anche da Mattarella (nella foto), Donegani, Di Benedetto e Faraone. E lunedì, nuova direzione regionale del partito. Dove altri potrebbero decidere di "staccare la spina" alla legislatura.

Nel partito c'è chi vuole la sfiducia subito
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Da stasera all’Ars non c’è più una maggioranza pronta a sostenere l’esecutivo Lombardo. Nonostante l’annuncio di oggi di Antonello Cracolici: “Il Pd toglie il sostegno al governo”. Anzi, è cresciuto il “partito nel partito” di chi è pronto a sfiduciare il governatore. “Credo che i tempi siano maturi per la mozione”, dice oggi Bernardo Mattarella. E come lui la pensano anche Miguel Donegani e Giacomo Di Benedetto, oltre a Davide Faraone che si era detto disposto persino alle dimissioni.

E altri sarebbero pronti a seguirli. O quantomeno, ci stanno pensando su. I prossimi nomi potrebbero saltare fuori lunedì, dopo la direzione regionale del partito, dove si parlerà anche di questo: è il caso di sfiduciare Lombardo prima della data prevista per le dimissioni?

“Che motivo – aggiunge Mattarella – c’è di attendere ancora? Certo, oggi è stato importante dichiarare la fine dell’esperienza Lombardo. E quella di oggi all’Ars va considerata comunque una riunione interlocutoria. Ma le decisioni verranno prese in direzione”. “Una direzione che oggi – ha detto Miguel Donegani – durante la riunione del gruppo ho chiesto fortemente. Il segretario Lupo – ha aggiunto – è uscito più forte dall’ultima assemblea regionale, e quindi deve andare fino in fondo a questo percorso”. Il percorso, per intenderci, porta dritto alla mozione.

E di motivi per sfiduciare Lombardo ce ne sarebbero. Persino più di quelli dettati oggi da Cracolici: la mutazione della giunta tecnica in politica, e le vicissitudini giudiziarie del governatore. Già, i motivi per accelerare sarebbero anche altri. “Potremmo evitare in questo modo – spiega Mattarella – che Lombardo, magari, possa cercare sponde altrove in Assemblea”.

“Io non mi fido – ha detto Donegani – di Lombardo. Questo gruppo di dieci deputati che si è ritrovato oggi (parlamentari di Pdl e Pid, ndr) potrebbe finire per essere la prossima stampella del governatore. Chiediamo subito la sfiducia, anche se questo dovesse significare andare al voto d’estate”.
Prima che, quindi, si compia quel processo di riavvicinamento tra esponenti del Mpa e quelli del centrodestra che oggi hanno annunciato la nascita di un nuovo soggetto che vada “al di là delle sigle”. E che possa fornire a Lombardo, anche nell’ottica di possibili future alleanze, quella maggioranza che il Pd oggi ha deciso di far mancare. Non senza qualche contraddizione.

A cominciare proprio dalla valutazione sull’esperienza del governo Lombardo. “Un’esperienza – ha detto oggi Cracolici – iniziata con grandi soddisfazione e con ottimi risultati. Penso al credito d’imposta, al ticket, alla pubblicizzazione dell’acqua”. Poi, però, qualcosa è cambiato: “Negli ultimi mesi, invece, – ha aggiunto il capogruppo del Pd – siamo entrati in una fase di difficoltà anche da un punto amministrativo. Questo è il mio più grande rammarico”.

Valutazione negativa. E le parole di Cracolici, oggi, somigliano tanto a quelle che portarono anche l’Udc, alla fine dell’anno scorso, all’abbandono del governo. Ma oggi, c’è persino una elemento in più: “La vicenda giudiziaria di Lombardo – ha detto Cracolici – non è secondaria per un partito come il Pd. Certo, qualcuno in passato è stato abituato a sostenere un presidente della Regione che si è candidato ed è stato rieletto dopo un rinvio a giudizio. Noi – ha aggiunto – abbiamo sempre detto che, nel caso di un rinvio a giudizio per reati gravi, avremmo applicato il nostro codice etico, togliendo il sostegno anche al presidente della Regione. La vicenda dell’imputazione coatta ha influito molto anche sulla scelta di oggi”.

Insomma, tirate le somme, ecco l’immagine di un governo inconcludente guidato da un presidente con a carico un’imputazione coatta per mafia. Nonostante ciò, l’Mpa rimane, per Cracolici, un alleato ancora potenzialmente credibile. “Io – ha spiegato – sarò pronto a dialogare con esponenti dell’Mpa, vedremo chi sarà l’interlocutore. Il nostro obiettivo rimane quello di aprire una fase nuova, impegnati in un’alleanza con forze del centrosinistra, moderati e autonomisti”. Ed è sull’ultima parola che starebbe consumando l’ennesima frizione nel partito. Perché questa apertura agli “autonomisti” era stata  esclusa, nel corso dell’Assemblea regionale, dal segretario regionale Giuseppe Lupo (assente oggi alla conferenza stampa) che aveva precisato, invece, come si dovesse “partire dal centrosinistra, e casomai aprire ai moderati dell’Udc”. Con i quali, però, spiega Cracolici “siamo come quegli innamorati che si guardano da lontano, ma non ancora non hanno scambiato una parola”.

A proposito di Udc, però, salta all’occhio una differenza netta. Quando i centristi hanno deciso di abbandonare il governo Lombardo, lo hanno fatto ritirando pubblicamente il “proprio” assessore, Andrea Piraino. Un “tecnico” fino ad allora. Ma indicato dall’Udc, che in quel caso ha saltato a piè pari l’ipocrisia. Oggi, invece, Cracolici si limita a sfiorare la questione. “Io non ho mai chiesto di nominare un assessore, perché mai dovrei chiedere a qualcuno di uscire dalla giunta?”. Forse perché, in realtà, qualche assessore attende proprio l’indicazione del Pd. A Live Sicilia Mario Centorrino ha ammesso: “Se dall’area riformista della sinistra, cui mi legano rapporti di vicinanza, dovesse pervenirmi un documento ufficiale in cui viene suggerito di considerare l’opportunità politica della mia permanenza nel governo Lombardo, già in scadenza, per quanto dallo stesso dichiarato, a prescindere dall’esito di vicende personali, non potrei che dedicare alla nota stessa la dovuta attenzione”. E dopo Centorrino, ad attendere qualche indicazione, forse, è anche Pier Carmelo Russo. Tutti pronti a lasciare Lombardo. Forse. E comunque senza fretta. Mentre cresce il partito di chi vorrebbe staccare la spina prima possibile. “Credo che i tempi ormai siano maturi”, dice Mattarella. Che si aggiunge a Davide Faraone e Miguel Donegani e a Giacomo Di Benedetto. Mentre nel Pd qualcun altro sembra pronto a seguirli. Già da lunedì.


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