Il "sistema Valenza" |svelato dalle intercettazioni - Live Sicilia

Il “sistema Valenza” |svelato dalle intercettazioni

Vietato sbagliare. Quando sapevano dell'arrivo degli ispettori in cantiere il calcestruzzo doveva essere "oro". Negli altri giorni, la qualità del prodotto andava al ribasso. E tutto ruotava attorno a Benedetto Valenza (nella foto).

Così evitavano i controlli
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“Un porto per sua natura non crolla, ma non avrà la durata necessaria e in caso di mareggiata ci saranno dei danni”. Nella parole del procuratore Francesco Messineo c’è la sintesi dell’operazione dei carabinieri del Gruppo di Monreale e della compagnia di Partinico. Il porto di Balestrate è stato costruito con materiale scadente. Risultato: non è ancora completato e quando lo sarà quasi certamente si dovrà rimettere mano al portafogli per le riparazioni. L’idea di costruire il porto turistico è del 1958. Il progetto esecutivo fu stilato nel 1998 e prevedeva diciotto mesi di lavoro. Sono passati quattordici anni e manca ancora la strada di collegamento.

Le indagini dei carabinieri, coordinate dal colonnello Pietro Salsano e dal maggiore Custode Incarbone, ruotano attorno a Benedetto Valenza, indagato per mafia, assolto due volte e sottoposto alla sorveglianza speciale. L’assoluzione non gli è servita per staccarsi di dosso gli occhi degli investigatori. Le sentenze hanno, infatti, consacrato la sua vicinanza al clan Vitale di Partinico. Valenza è stato di nuovo indagato e nel 2010 condannato in appello a quattro anni per intestazione fittizia di beni. Gli hanno pure confiscato cinque impianti per la produzione di calcestruzzo.

Di tutto rispetto le sue parentele. L’imprenditore è figlio di Salvatore e nipote di Erasmo, uomini di spicco del clan di Gaetano Badalamenti inghiottiti negli anni Ottanta dalla lupara bianca. I giudici che lo hanno scagionato dalle accuse di mafia hanno collocato Benny Valenza in quella zona d’ombra fra imprenditoria e mafia che gli ha consentito di diventare leader nella fornitura di calcestruzzo in una grossa fetta della provincia palermitana.

Le intercettazioni descrivono l’esistenza di un sistema che si basava sulla compiacenza dei controllori che avrebbero dovuto vigilare sulla qualità dei lavori. Il 19 febbraio 2008 Filippo Grancagnolo, capo cantiere del Consorzio stabile infrastrutture che si è aggiudicato l’appalto, chiama Valenza, gestore di fatto della Camilli Flora di Borgetto, l’impresa che ha fornito il cemento per il porto: “… all’una domani abbiamo la commissione di collaudo in corso d’opera”. Dunque, vietato sbagliare: “… mi raccomando il calcestruzzo deve essere oro”. Il 5 maggio successivo la scena si ripete. Stavolta Valenza si raccomanda con il suo impiegato Alessandro Romano: “Ne carichi 12 metri e ne scrivi dieci e gliene mandi nove”. Sarebbe la prova delle irregolarità. Il cemento doveva essere “oro” solo quando si attendevano i controlli.

Poi, è arrivata la consulenza disposta dai pubblici ministeri Sergio Demontis, Francesco Del Bene e Lia Sava a riscontrare i sospetti degli investigatori. Così scrivono i periti: “Si può concludere che i calcestruzzi utilizzati o non corrispondono a quanto previsto nei patti contrattuali o nei capitolati o non sono stati controllati secondo la norma e pertanto non poteva esprimersi alcun giudizio”.


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