Il canto del cigno - Live Sicilia

Il canto del cigno

Una conferenza stampa convocata per presentare l'assessore che non c'è. Accade anche questo in questo scorcio finale di legislatura. E adesso tocca al Pd.

L’ultima surreale puntata del rimpasto è andata in scena oggi pomeriggio. Quando una folla di giornalisti, accorsi a Palazzo d’Orleans a seguito di un comunicato stampa che annunciava la presentazione del nuovo assessore all’Energia, hanno scoperto che invece l’assessore non c’era. In compenso, ne hanno trovato un altro, Andrea Vecchio, scelto come successore del dimissionario Pier Carmelo Russo alle Infrastrutture. Accade anche questo in questo canto del cigno della legislatura, nel quale i siciliani assistono alla nascita a puntate di un governo praticamente nuovo di zecca, che ha già stampata addosso la data di scadenza, tra meno di due mesi, e che non ha più maggioranza all’Ars.

E così, mentre gli oppositori si strappano le vesti, il cammino pre-elettorale di Lombardo prosegue. Non senza intoppi, come si è visto oggi. All’Energia, per esempio, non si riesce a trovare un inquilino. In mattinata il governatore aveva detto che il successore di Russo poteva essere un dirigente dell’assessorato. Facendo pensare a Gianluca Galati, giovane superburocrate già capo di gabinetto di Lombardo. Si dice che una sua disponibilità sia stata sondata, senza riscontri. Il posto, intanto, malgrado i comunicati stampa resta vacante. S’attende. Così come per la giunta, convocata per la serata e poi rinviata. E per la riunione dei partiti del Nuovo Polo con il presidente, anch’essa rinviata di qualche giorno.

Intanto, è arrivato il momento del Pd. Nelle prossime ore si riunirà il gruppo parlamentare del partito, che potrebbe accelerare sulla mozione di sfiducia. Si dovrà comunque aspettare la direzione di sabato per il via libera definitivo. Poi la partita si sposterà all’Ars. Dove Pid e Pdl reclamano che si voti la loro di mozione di sfiducia. Certo, sarebbe un paradosso pirandelliano se alla fine le due opposizioni al governo litigassero su quale testo votare rafforzando di fatto il presidente della Regione. In Sicilia potrebbe accadere anche  questo.


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