Il blitz di Agrigento| spacca la Procura - Live Sicilia

Il blitz di Agrigento| spacca la Procura

L'operazione antimafia contro i clan agrigentini di ieri avrebbe bruciato una pista che portava a Matteo Messina Denaro. Botta e risposta fra il procuratore Francesco Messineo (nella foto) e l'aggiunto Teresa Principato. Il retroscena delle intercettazioni di Leo Sutera.

Che si trattasse di una tregua armata si era intuito già al termine del vertice di lunedì scorso. Forse non era stato messo nel conto che lo scontro in Procura potesse riesplodere così presto. E stavolta non c’entra l’indagine sulla trattativa fra lo Stato e la mafia.

A riaccendere la miccia è stato il blitz che ieri ha portato in cella 47 presunti affiliati dei clan agrigentini. Il procuratore aggiunto Teresa Principato, che coordina le indagini sulla caccia a Matteo Messina Denaro, ha bollato l’operazione come intempestiva. Avrebbe, infatti, mandato all’aria una pista che poteva condurre alla cattura del latitante. Leo Sutera, uno degli arrestati, indicato come il nuovo capo della mafia agrigentina, era seguito da mesi dagli uomini del Ros. Era lui il potenziale collegamento con Messina Denaro. E così la Principato ha messo nero su bianco le sue lamentele e girato un’email infuocata a tutti i colleghi. Oggi è arrivata la risposta del procuratore Francesco Messineo che ha vistato i fermi di ieri, facendo passare la linea dei colleghi della Dda, coordinati dall’aggiunto Vittorio Teresi, che lavorano su Agrigento. “L’operazione – scrive di fatto Messineo – è pronta dai primi di maggio. Abbiamo già dilazionato i termini per consentire che andassero avanti le indagini su Messina Denaro. Ora – aggiunge il capo della Procura – ho ritenuto preminente rispetto al possibile approfondimento della linea investigativa già da tempo in atto l’esecuzione di un provvedimento doveroso avuto riguardo alla gravità dei fatti accertati”.

I pm impegnati sul fronte trapanese non hanno gradito. Non avevano fatto mistero che in ballo c’era la riuscita di un’indagine su Messina Denaro. Per non parlare dei militari del Reparto operativo speciale che avrebbere ipotizzato, ma solo come una provocazione, di interrompere l’attività di ricerca del padrino trapanese. Davvero Sutera era l’uomo giusto per arrivare al boss di Castelvetrano? Un retroscena dimostrerebbe quanto gli inquirenti fossero convinti dei contatti diretti fra il mafioso di Sambuca di Sicilia, fra gli arrestati di lunedi’, e il capomafia di Castelvetrano. Messineo ha voluto verificare in prima persona e in maniera insolita. Tutto è avvenuto una decina di giorni fa, in una sala d’ascolto del carcere Ucciardone. Il capo della Procura ha messo le cuffie alle orecchie e ha ascoltato i passaggi delle intercettazioni.  Le microspie avrebbero captato davvero qualcosa di importante? Qualcosa che giustificasse lo stop al blitz della polizia contro la mafia agrigentina. Lo stop non è arrivato. E c’è chi ritiene sia stato un nuovo segnale di sfiducia nei confronti dei militari del Ros con cui i rapporti, già tesi, sono stati segnati dalle indagini sulla trattativa.

E in Procura si riaccendono i contrasti, solo sopiti per la verità. Nonostante il documento redatto lunedì sera avesse ribadito la compattezza della Direzione distrettuale antimafia.

 

 

 


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