Ustica, il dolore di pochi | Napolitano: "C'è amarezza" - Live Sicilia

Ustica, il dolore di pochi | Napolitano: “C’è amarezza”

Ustica, un mistero irrisolto. Il Presidente Napolitano dà sfogo alla sua amarezza. Intanto, le vittime non hanno avuto la verità.

La strage dimenticata
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Siamo qui a ricordare Ustica, nell’elenco temporale dei misteri che non diventano mai verità. E’ un rosario da sgranare chicco per chicco, con dolore e rimorso. Parla Giorgio Napolitano, con un messaggio, nella ricorrenza del trentaduesimo anniversario. Con una lettera inviata alla Presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime, Daria Bonfietti, rinnova la sua “affettuosa vicinanza e quella dell’intero Paese”: “E’ motivo di profonda amarezza – scrive il capo dello Stato – dover constatare come lunghi anni di indagini non abbiano ancora consentito di individuare i responsabili di una vicenda così tragica e inquietante. E’ indispensabile che le istituzioni tutte profondano ogni sforzo – anche sul piano dei rapporti internazionali – per giungere a una compiuta ricostruzione di quanto avvenne quella drammatica notte nei cieli di Ustica e favoriscano lo svolgimento delle difficili indagini tuttora in corso. In questo contesto, ritengo pertanto meritevole di apprezzamento l’iniziativa di celebrare l’anniversario rendendo pubblici gli archivi digitalizzati dell’associazione: iniziativa che rappresenta un ulteriore tassello dell’impegno generoso e costante dei congiunti delle vittime nel perpetuare il ricordo di quel drammatico evento”.

Il discorso del Presidente è sobrio e opportuno. Ma cela, in sottofondo, cose tremende. Perché Ustica non ha mai conosciuto la chiarezza di una spiegazione definitiva? Perché accade lo stesso per Capaci, per via D’Amelio, per quelli che sono passati alla storia come i grandi enigmi del Paese, con una vocazione letteraria ed esistenziale alla soluzione mancata? Ci sono le azioni efficaci di gruppi che nascondono il sole con le nuvole, per calcolo e interesse. Talmente pervasivi da non essere più distinguibili in proprio: somigliano alla faccia cruda dello Stato, nei suoi giochi sporchi. Le forze che mettono in campo sono evidentemente più pesanti dello sdegno, nella bilancia di pesi e contrappesi. Poi ci siamo noi, cittadini omertosi e silenziosi. Noi, lo scandalo.

Rispetto al patrimonio colossale e pubblico di giustizia negata, ci comportiamo da sentimentali. Versiamo preghiere e lacrime negli anniversari, ci travestiamo da coccodrilli nel resto del tempo. Quando si spegne la fiammella temporizzata dell’indignazione, semplicemente dimentichiamo. Ci manca la coscienza civica necessaria per una richiesta permanente di verità. Ecco perché l’oscurità regna sovrana, per i nostri peccati di omissione. Ustica, come tutto, vive nella retorica di troppi e nel cuore spezzato di pochi.


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