Processo per molestie, a Trapani, che ha ben poco da invidiare a un barzelletta. ‘La Sicilia’ spiega il perché. Qualche tempo fa, Anna (nome fittizio) ha denunciato il suo ex fidanzato per averla ripetutamente molestata e minacciata telefonicamente. I tabulati e l’interrogatorio di qualche giorno fa però dicono agli investigatori l’esatto contrario. Dai resoconti telefonici infatti risulta che sarebbe stata proprio Anna a chiamare ripetutamente il suo ex. Messa alle strette dal giudice durante l’interrogatorio, si sarebbe giustificata dicendo: “A volte lui non aveva credito nel suo telefono cellulare e mi chiedeva di chiamarlo”. Spiegazione che, ovviamente, non è suonata convincente.
La donna ha infatti raccontato ai giudici i retroscena della vicenda: “Voleva convincermi a tornare con lui ma io non avevo alcuna intenzione di riprendere la relazione. Alcune volte voleva riallacciare il rapporto, altre invece mi minacciava apertamente”. Una situazione potenzialmente pericolosa quindi che avrebbe creato nella donna un forte stress da ansia. Ma è quella giustificazione che non riesce proprio a convincere il giudice Francesco Giarrusso che secondo la ricostruzione del quotidiano catanese, ascoltata la giustificazione, le avrebbe risposto: “Ah, quindi lui la chiamava e le diceva: non ho credito nel cellulare. Potresti chiamarmi un attimo che ti devo minacciare?”.
Una situazione alquanto bizzarra che chiaramente stravolge l’intero impianto del processo. A nulla, in questo senso, è servita l’ulteriore giustificazione di Anna che ha spiegato come molte volte lui le facesse soltanto uno squillo, segnale concordato in precedenza dai due che significava: “ Non ho soldi, mi richiami?”.
