"Italia paese senza giustizia e verità" - Live Sicilia

“Italia paese senza giustizia e verità”

Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, interviene nella rubrica "Passaparola" sul blog di Beppe Grillo. E parla a 360 gradi. Ecco una sintesi del suo intervento.

Ingroia sul blog di Beppe Grillo
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4 min di lettura

“L’Italia è un Paese di irresponsabili, senza giustizia e senza verità. La giustizia e la verità cui hanno diritto le vittime, i familiari delle vittime, i cittadini. Per riconquistare il piacere di sentirsi cittadini di questa Repubblica”. E’ quanto afferma il sostituto procuratore di Palermo in un intervento sul blog di Beppe Grillo. Secondo Ingroia “ognuno di noi ha il diritto” di fare tutto ciò che può “per conquistare la verità e pretenderla a voce alta. Passate parola tra voi cittadini”.

L’Italia – afferma il procuratore aggiunto alla procura distrettuale antimafia di Palermo – è un paese senza verità sulle stragi, sui grandi delitti polico-mafiosi”, è “incapace di illuminare gli angoli bui e sporchi del suo passato, senza coraggio, dove a volte la ragione di Stato è finita per prevalere sulle ragioni del diritto, sulle ragioni della giustizia”; “troppi fatti determinanti della sua storia sono rimasti ancora avvolti da una nebbia di silenzi, di menzogne, di reticenze a volte perfino anche istituzionali, di una verità dimezzata e negata”.

Ma, avverte Ingroia, “un Paese che non riesce a conquistare tutta la verità sulla sua origine, sulla storia di fatti sanguinosi come le tante stragi, è un Paese che non potrà mai crescere, mai conquistare la democrazia”. E “un Paese che rimane senza passato e senza memoria, perché non ha verità sul suo passato, non può costruire nessun futuro”. Il pm, secondo cui “alla verità inevitabilmente corrisponde sempre la responsabilità”, sottolinea che c’é “gran parte del Paese che è allergica alla verità e… troppo affezionata, soprattutto la nostra classe dirigente, al principio di irresponsabilità attraverso la ricerca dell’impunità, dell’impunità penale e dell’impunità politica, secondo il criterio per cui nessuno deve rispondere dei fatti che ha commesso, esattamente il contrario dei principi di uno stato di diritto e di una democrazia”.

“Noi – continua Ingroia sul blog di Grillo – fino a quando non conquisteremo una sufficiente parte di verità, fino a quando non ristabiliremo principi di responsabilità, non diventeremo mai una democrazia. Il nostro – ribadisce – è un Paese senza responsabilità: troppi assassini in libertà, troppi mandanti di stragi ancora col volto coperto, perché alla magistratura non vengono dati strumenti efficienti, perché non ci sono circuiti di responsabilità che vigilano in un paese avanzato e democratico di responsabilità politica e morale”. “Noi – continua – siamo orfani della verità”, e “di fronte a questo scandalo di un Paese che non riesce a conquistare la verità su quella stagione cruciale della sua storia, non vogliamo che l’Italia resti soltanto un paese degli scandali. Vogliamo costruire un’Italia diversa, vogliamo costruire un’Italia libera per liberarla dal ricatto dei poteri criminali di ogni specie. Io credo che i cittadini debbano interpretare il loro ruolo di cittadini nel modo più attivo possibile, impegnarsi ciascuno per la sua parte, ciascuno nel suo ruolo, ciascuno nel ruolo che svolge nella società per dare il proprio contributo per conquistarla insieme questa verità, pretendendo ed esigendola, da cittadini, perché la verità è difficile, imbarazzante, può essere solo frutto di una conquista collettiva, di uno sforzo collettivo. Bisogna spalancare ogni porta chiusa, ripristinare il binomio verità e giustizia per costruire il Paese, per costruire una vera democrazia come fecero i nostri padri costituenti”.

Le istituzioni non hanno sostenuto, “almeno finora”, l’azione della magistratura volta ad accertare la verità giudiziaria sulla trattativa tra Stato e mafia. “In un Paese normale – afferma Ingroia – di fronte a questa azione della magistratura, il paese delle istituzioni e la società si stringerebbero attorno ai magistrati, li si sosterrebbe in questo compito difficile, anzi ciascuno cercherebbe di fare la propria parte. La politica dovrebbe occuparsene, accertando quello che alla politica tocca accertare rispetto al passato, la verità politica, la verità storica. Non tocca alla magistratura appurare la verità storica. La politica dovrebbe anche individuare responsabilità storiche e responsabilità politiche, non certo le responsabilità penali, e invece questo in Italia non è avvenuto”.

Almeno fino a oggi non è avvenuto – prosegue Ingroia – perché per esempio tante e tante commissioni parlamentari antimafia si sono avvicendate in questi vent’anni, ma nessuna di queste ha messo al centro della propria attenzione, al centro della propria indagine, l’accertamento della verità su quel terribile biennio 92/93, che è poi il biennio sul quale è nata questa Repubblica. Perché questa Seconda Repubblica affonda letteralmente i suoi pilastri nel sangue di quelle stragi, in quella trattativa che si sviluppò dietro le quinte di quelle stragi”. E, prosegue il pm, “non solo la politica non ha fatto questo, ma né dalla politica, né dal mondo dei mass media, è venuto un sostegno nei confronti della magistratura, anzi queste iniziative di verità, di realtà giudiziaria, sono state accolte con freddezza, fastidio, a volte con ostilità come se questo Paese la verità non la volesse, come se ci fosse una grande parte del Paese che preferisce vivere in quell’eterno presente immobile senza conoscere le proprie origini, forse per la paura di scoprire qualcosa di cui vergognarsi nella propria vita”.


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