No alla sfiducia a Lombardo |Dimissioni il 31 luglio - Live Sicilia

No alla sfiducia a Lombardo |Dimissioni il 31 luglio

Nessuna mozione di sfiducia a Lombardo. Anzi, le annunciate dimissioni del governatore slittano dal 28 al 31 luglio. Questo l'esito di una confusa conferenza dei capigruppo all'Ars dove è stato anche presentato un documento sottoscritto da Pdl, Pid, Grande Sud e Udc che chiedeva la sfiducia immediata. Un testo non votato dal Pd, fortemente criticato da D'Alia: "Partito inaffidabile" e da Giambrone (Idv): "I democratici hanno mentito ai siciliani".

Abbiamo scherzato. Hanno scherzato. Nessuna mozione di sfiducia a Lombardo.  Già, perché Lombardo non solo non viene sfiduciato, ma si dimetterà anche tre giorni dopo il previsto: vale a dire il 31 luglio.

Questo è l’esito di una conferenza dei capigruppo, a detta dello stesso presidente dell’Ars Francesco Cascio, molto tesa. Una riunione sulla quale è piombato anche un documento firmato da Pdl, Pid, Grande sud e Udc che chiedeva la discussione immediata di una mozione di sfiducia “asettica”, basata solo sull’assenza della maggioranza in Aula del governo Lombardo.

“Io, Maira, Bufardeci e Adamo – ha spiegato il capogruppo del Pdl, Innocenzo Leontini – abbiamo proposto una mozione secca e asettica, con la quale, praticamente, si legava la sfiducia alla mancanza di una maggioranza di governo in Aula”

“La melina del Pd – hanno aggiunto in una nota sempre i capigruppo Leontini, Maira e Bufardeci – è riuscita a trascinare gli altri quattro capigruppo e anche questa semplice mozione è stata dunque bocciata a maggioranza. È logico – hanno aggiunto – che quella del Pd non vuole essere una vera mozione: al massimo una minaccia di mozione. L’atto di sfiducia ha un senso soltanto prima di eventuali dimissioni, non certo dopo di queste”.

“Carta igienica”, ha tagliato corto però Antonello Cracolici di fronte a quel documento. Un documento che non significava nulla, insomma, secondo il capogruppo del Pd, perché non sottoposto al normale iter dei documenti dell’Assemblea, che devono essere depositati dal Segretario generale.

L’Udc, alla fine della conferenza sarà l’unico partito a non votare la “proposta di sintesi” avanzata dal presidente Cascio: dimissioni del presidente il 31 luglio. E se Lombardo non si dimettesse? “E’ un’ipotesi – ha detto Cascio – che non prendo neppure in considerazione, ho concordato personalmente la data del 31 luglio con Lombardo, sono assolutamente certo che si dimetterà”.

Insomma, alla fine i capigruppo hanno votato quasi all’unanimità la proposta “di sintesi” di Cascio. Che a margine, però, ha commentato: “Non mi è sembrato che ci fosse una reale intenzione di accelerare verso la mozione di sfiducia da parte delle forze politiche all’Ars. E la soluzione votata oggi credo sia anche rispettosa nei confronti dell’istituzione”. Mentre l’Mpa, col capogruppo D’Agostino plaude alla “saggia decisione della conferenza dei capigruppo di rinviare la trattazione della mozione di sfiducia”.

Una soluzione, che mette d’accordo tutti, alla fine. Anche il Pd che durante la conferenza, aveva proposto la discussione contestuale delle dimissioni e della mozione (in caso di mancato addio di Lombardo) per il 26 luglio. “Ma ci siamo resi conto subito – ha spiegato il capogruppo Cracolici – che quella data non ci avrebbe consentito di votare il 28 e il 29 ottobre, che noi consideriamo ancora la data ideale per il voto”. Una data che eviterebbe “di compiere le operazioni di preparazione alle elezioni in pieno agosto – aggiunge Cracolici – sarebbe stata una follia”. Già, perché oggi i deputati si sono accorti che i 90 giorni successivi alla data delle annunciate dimissioni di Lombardo, non portavano dritti al 28 e 29 ottobre, ma tre giorni prima. Da qui, la necessità di “far slittare” le dimissioni di Lombardo al 31 luglio. “Ma a questo punto – ha commentato il capogruppo del Movimento popolare siciliano Paolo Ruggirello – quello della data pare davvero un problema di poco conto. D’altra parte, assistiamo alle dichiarazioni di esponenti politici che da un lato dicono di volere accelerare verso la sfiducia, dall’altro dicono che è preferibile non votare prima del 28 ottobre. La verità è – ha aggiunto Ruggirello – che oggi dovremmo pensare alle cose concrete, al ddl 900, per esempio, che potrebbe intervenire per risolvere alcuni problemi veri dei siciliani, come quelli riguardanti i trasporti da e verso le isole”.

Ma al di là dei conteggi e degli aspetti tecnici, resta sullo sfondo il “fatto politico” di oggi: cioè la spaccatura di Pd e Udc che invece in conferenza aveva proposto la trattazione della mozione addirittura il 20 luglio. Durissimo il commento del segretario regionale Udc Gianpiero D’Alia: “Ci amareggia e ci sorprende – ha dichiarato- la mancanza di serietà e di affidabilità del segretario regionale del Pd e del capogruppo all’Ars che con noi hanno sottoscritto la mozione di sfiducia. Noi continuiamo il dialogo con il Pd e con tutte le forze responsabili che hanno a cuore il bene della Sicilia ma il Pd deve chiarire, una volta per tutte, se è al governo con Lombardo o è all’opposizione di Lombardo, visto che alcuni suoi autorevolissimi esponenti, Lumia, Cracolici, Crocetta e Venturi, continuano a gozzovigliare con l’attuale governo regionale condividendone nomine e prebende”.

Piena sintonia col capogruppo Giulia Adamo che a caldo aveva detto: “Abbiamo constatato – racconta però Giulia Adamo – che le due mozioni presentate non avrebbero avuto buon esito, perché il Pdl non era disponibile a votare quella nostra e del Pd, e viceversa. Così, i capigruppo Leontini, Bufardeci e Maira hanno presentato questo documento che impegnava i partiti a votare subito la mozione, sulla base della semplice presa d’atto della mancanza di una maggioranza all’Ars. Ma il Pd ha deciso di non firmare quel testo. E mi sorprende molto, visto che stiamo lavorando a un’alleanza che dovrebbe basarsi sulla coerenza dei comportamenti. Peccato – ha concluso la Adamo – la Sicilia avrebbe avuto bisogno di scelte chiare e rapide. L’Udc è rimasta l’unica a tenere ferma una posizione di chiarezza e coerenza”.

Ma in serata è arrivata la precisazione del segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo: “La decisione del presidente Cascio di convocare l’assemblea per il 31 luglio prossimo, con all’ordine del giorno le dimissioni del presidente, – ha detto Lupo – non è stata messa ai voti e di questo se ne assume la responsabilità. Il nostro comportamento – ha aggiunto – è stato chiaro e lineare. Le dichiarazioni del segretario regionale dell’Udc, Gianpiero D’Alia, sono inaccettabili e probabilmente frutto di informazioni false e tendenziose. Nei confronti dell’Udc la nostra disponibilità al confronto – ha concluso Lupo – è confermata e mi auguro che, già nei prossimi giorni, possiamo incontrarci per chiarire ogni equivoco”.

“Nemmeno il tempo di conoscersi e già litigano”, ha commentato però caustico il capogruppo del gruppo misto Dino Fiorenza. Mentre la posizione tenuta oggi dai democratici rischia di avere ripercussioni anche fuori da Palazzo dei Normanni, e in vista delle elezioni regionali. Secondo il segretario regionale di Idv Fabio Giambrone, infatti, l’esito della conferenza dei capigruppo “conferma quanto il Pd abbia mentito ai propri elettori e, quel che è più inaccettabile, ai siciliani. Tale atto di rinuncia alla mozione di sfiducia, estremamente significativo perché esprime un legame ancora forte tra il Pd e Lombardo, rende impossibile ricostruire il centrosinistra in Sicilia e un rapporto costruttivo con il Pd”

Ma quel documento, come detto, definito “carta igienica” dal capogruppo Cracolici, che rincara la dose parlando di “demagogica campagna propagandistica”, è stato etichettato dallo stesso presidente Francesco Cascio come “una semplice provocazione”, un atto strumentale, utile proprio a evidenziare le divisioni del nascente asse Pd-Udc. “Ho sempre pensato – ha commentato Cascio – che non ci fosse una volontà vera di accelerare la mozione di sfiducia. Obiettivamente sarebbe stato stupido. A chi avrebbe giovato?”. Già, finora tutti quanti hanno solo scherzato.


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