Per il commercio siciliano |la crisi è come uno tsunami - Live Sicilia

Per il commercio siciliano |la crisi è come uno tsunami

Sconfortanti da ogni punto di vista i numeri della crisi: nell'Isola nel corso degli ultimi due anni sono volati via 12 mila posti di lavoro. E' la mortalità delle imprese ha raggiunto cifre record.

I numeri di Unioncamere e Filcams Cgil
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La crisi economica nel commercio in Sicilia ha ormai assunto le dimensioni di un vero e proprio tsunami. Una tempesta talmente implacabile e spietata da lasciare attorno a sé terra bruciata. Sconfortanti da ogni punto di vista i numeri della crisi: nell’Isola nel corso degli ultimi due anni (secondo fonti sindacali della Filcams Cgil) sono volati via 12 mila posti di lavoro, senza contare quelli che si nascondono dietro il sommerso e che sfuggono alla statistica.

Fra il 2011 e il 2012 sono invece circa 15 mila le aziende che si sono viste costrette a far fronte alla chiusura o al fallimento, come riportano i dati forniti dalle associazioni di categoria. Secondo l’ultimo report di Unioncamere Sicilia, nel solo 2011 hanno cessato la propria attività ben 11 mila 102 imprese commerciali. Il più colpito è il settore della vendita al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e motocicli) con 7 mila 812 chiusure. A seguire c’è quello del commercio all’ingrosso (2 mila 366 chiusure registrate), e quindi quello del commercio all’ingrosso, al dettaglio e alla riparazione di autoveicoli e motocicli con 924 chiusure di esercizi.

Nel corso dei primi tre mesi del 2012 il trend va, se possibile, ancora più accentuandosi: 3 mila 337 esercizi commerciali hanno chiuso i battenti, con una stima che potrebbe toccare, alla fine dell’anno, quota 13 mila 400 fra fallimenti o chiusure di imprese dedite al commercio. Anche quest’anno il settore più colpito è quello del commercio al dettaglio: 2 mila 154 esercizi che hanno cessato la propria attività fra gennaio e marzo del 2012. Ripercorrendo perfettamente l’andamento dell’anno precedente, seguono le imprese di vendita all’ingrosso con 884 chiusure e quelle di commercio all’ingrosso, al dettaglio e alla riparazione di autoveicoli e motocicli che sono state costrette a chiudere in 299.

Emblematico, in tal senso, il caso del gruppo Livorsi, ormai prossimo alla chiusura, che nel 2010 ha avuto una perdita di esercizio di quasi tre milioni a fronte di un fatturato di poco oltre i 55 milioni. Nel 2011 le ultime rilevazioni registrano un fatturato di 43 milioni e mezzo, con un decremento del 21 per cento rispetto al 2010 e del meno 45 per cento rispetto al 2007.

In Sicilia inoltre va considerato che, dato l’esiguo numero di industrie presenti nel territorio rispetto alle regioni del Nord, il settore del commercio è quello che fornisce occupazione più di tutti gli altri, rappresentando ben il 33 per cento delle imprese operanti nell’Isola, rispetto al 27 per cento della media nazionale, secondo quanto rimarcato dal Rapporto Sicilia 2011 di Unioncamere Sicilia.

Naturalmente non è una sorpresa rilevare che il primo ostacolo che incide maggiormente nella crisi delle imprese del settore è la crescente riduzione del mercato interno (individuato nel 26 per cento dei casi) a fronte altresì di continuo aumento dei costi di produzione (20 per cento). Allo stesso modo, stando al sondaggio stilato nel Rapporto Sicilia di Unioncamere, il 45 per cento degli imprenditori isolani intravede nella riduzione dei costi il fattore determinante per tornare a competere e a contrastare la crisi.

I lavoratori intanto, fanno fronte comune e cercano di aggrapparsi alle iniziative sindacali. “In alcune province siciliane – ha detto Monica Genovese della Filcams Cgil – sono stati fatte, attraverso gli Enti Bilaterali, protocolli che prevedono il sostegno al reddito in caso di sospensione dal lavoro. Come Cgil stiamo lavorando, a livello nazionale, per la definizione di un Piano per il Lavoro che metta in campo soluzioni per arginare la crisi e trovare nuove vie per la crescita”.


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