"Su presidenza e vicepresidenza| scelte da vecchia politica" - Live Sicilia

“Su presidenza e vicepresidenza| scelte da vecchia politica”

C'è qualche malumore dentro l'Idv, dopo l'elezione dell'ufficio di presidenza. Per Alberto Mangano (nella foto), "si doveva lasciare libero il gruppo e non metterlo sotto tutela. Finazzo? Scelte da vecchia politica".

CONSIGLIO, ALBERTO MANGANO (IDV)
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Il consiglio comunale di Palermo muove i primi passi e, fra questi, c’è stata anche l’elezione dell’ufficio di presidenza, con il dipietrista Totò Orlando successore di Alberto Campagna e il centrista Salvatore Finazzo vicepresidente grazie ai voti dell’Idv. Scelte che, nel gruppo degli orlandiani, non sono piaciute ad Alberto Mangano, storico volto della Rete, già assessore con l’attuale sindaco negli anni Novanta e dato per settimane in lizza proprio per la presidenza di Sala delle Lapidi, che su Facebook ha criticato non le persone scelte ma il metodo adottato dal partito, che ha “imposto” i nomi di Orlando e Nadia Spallitta, vicepresidente vicaria.

Consigliere Mangano, cosa non l’ha convinta delle modalità con cui Idv ha scelto Orlando per la presidenza?
“Il problema è che si è deresponsabilizzato il gruppo di Italia dei Valori e responsabilizzato il partito. E deresponsabilizzare il gruppo in una scelta come questa è stato un errore, perché i trenta eletti sono chiamati dai cittadini a fare delle scelte di governo per la città. Se si ammette il principio che la democrazia è complicata e pertanto è necessario intervenire dlal’alto con proposte buone o cattive che non vanno comunque messe in discussione perché altrimenti crolla tutto, non ci siamo. Nelle riunioni di veerdì e sabato scorsi, c’è stata fatta una proposta del partito ‘completa’ di nomi che comprendeva anche le commissioni, un escamotage per impedire al gruppo di misurarsi su ogni singolo incarico. Io avevo avanzato un’altra proposta: siccome non c’era alcuna premura, potevamo decidere subito sulla presidenza e la vicepresidenza vicaria. Il capogruppo, che non era necessario che si facesse prima dell’insediamento, si sarebbe votato dopo”.

E perché non si è proceduto in questo modo?
“C’era il problema che nessuno aveva dato la disponibilità per fare il capogruppo a causa di una situazione che si era incartata. Il partito poteva tranquillamente, una volta che il gruppo avesse votato presidente e vice, dialogare con singole persone per il ruolo di capogruppo. Alla fine hanno scelto Aurelio Scavone e, tra virgolette, glielo hanno imposto. E’ stata una scorciatoia utile per il partito perché ha riempito tutte le caselle, ma un po’ prevaricante rispetto a un gruppo che avrebbe dovuto mantenere una sua autonomia. E non si può immaginare che non sarebbe stato in grado di decidere: la prossima volta che si discuterà un punto qualunque, che fai? Non ti fidi del gruppo e della sua capacità di decidere e ragionare? Ma c’è anche un ragionamento politico che riguarda la rappresentatitivà delle cariche”.

Ovvero?
“Non è un fatto personale, intendiamoci, ma siamo sicuri che la scelta fatta sia rappresentativa della città, indipendentemente dai voti ottenuti? E comunque il tema del gruppo è importante perchè rappresenta la maggioranza in consiglio comunale e sarà sottoposto a una particolare attenzione. Dovrà vedersela con la propria capacità di essere gruppo di maggioranza in collaborazione con il partito, ma non sottoposto a tutela. Sarebbe stato più faticoso adottare la mia proposta, me ne rendo conto, bisognava darsi tempo. C’erano delle candidature autoespresse per la presidenza, c’erano cinque nomi in campo ma questo vuole dire che ci sono tante risorse. E c’erano altre quattro persone per la vicepresidenza, mentre nessuna per il ruolo di capogruppo che è l’anello di congiunzione con il partito, e in questo caso era logico chiedere un’indicazione preliminare al partito”.

Quando ha fatto questa proposta, la dirigenza di Idv cose le ha risposto?
“Non mi ha risposto. Io mi auguro che si mantenga costante un livello dialettico tra il gruppo e il partito, altrimenti rischiamo di far implodere il gruppo. Dato per scontato che stiamo parlando di persone eccellenti, che faranno sicuramente bene nei rispettivi ruoli, è evidente che una modalità diversa dalla partecipazione attiva può determinare tensioni che vanno evitate. Se decidiamo a maggioranza una posizione, quella è la posizione di tutti. Ma se subiamo una decisione dall’alto, a lungo andare si potrebbero creare delle tensioni che possono preludere a scelte traumatiche. Se non riesci a costruire una squadra responsabile, ci possono essere componenti che si sentono deresponsabilizzati e pensare che se stanno da un’altra parte non cambia nulla. Invece dobbiamo sentirci parte di un progetto e di un processo e ci vuole il protagonismo delle persone, che noi auspichiamo anche nella città e nei cittadini”.

Qualcuno potrebbe pensare che lei stia ponendo la questione perché non è stato scelto come presidente…
“Se ci preoccupaimo di questo, non andremo da nessuna parte. Anche la polemica più dura, se costruttiva, va presa in considerazione e rispettata come tale. Se c’è un retro-pensiero che vede Mangano a capo di una fazione, non ci siamo e non immaginiamo quella nuova politica che tanto auspichiamo. O siamo capaci di volare alto, o andiamo a sbattere”.

Lei ha parlato anche di politica politicante e di maleducazione…
“La politica politicante è quella che non riesce a distaccarsi da vecchie logiche e da vecchi schemi e che i partiti non smettono di offrirci. L’educazione è il rispetto delle persone, anche per le storie che rappresentano, non lo intendo in termini di galateo, è una chiave di lettura politica. i giornali hanno scritto che i papabili per la presidenza erano Totò Orlando, Aurelio Scavone e il sottoscritto guardando proprio alle nostre storie. E’ innegabile che ci sia una differenza tra me e Federica Aluzzo (ultima degli eletti di Idv, ndr), una differenza di età e storia. Spero possa avere storie migliori delle nostre, ma questa differenza è nelle cose. Il sindaco Orlando parla di una crisi dei partiti che riguarda anche l’Idv, per questo bisogna osare di più. Guardiamo alla pagina di storia anteriore al 1993: interpretare una crisi dei partiti ha dato come risposta la nascita della Rete e lo stesso Orlando”.

E dell’elezione di Finazzo con i voti Idv cosa pensa?
“Io non sono orgnico a Idv, non so quali sono state le dinamiche, sicuramente se avessi scelto da solo avrei deciso di non immischiarmi per marcare una diversità rispetto a schemi vecchi della politica, che giocano con le divisioni degli altri. Non conosco le qualità di Finazzo, che immagino eccellenti e superiori alle mie, ma potevamo chiedere che la scelta fosse basata non sulla tessera di partito ma sulla persona, con una convergenza simile a quella registrata sulla presidenza che ha preso la quasi totalità voti. Sarebbe stato il segnale di una rivoluzione politica. Non dico che fosse possibile, ma la già proposta sarebbe stata fuori dagli schemi. Anche qui torniamo sul metodo. A queste elezione è possibile dare due chiavi di lettura: o il partito ha voluto penalizzare il Pd per le questioni regionali, oppure si sta aprendo una fase tattico-strategica per costruire un ponte con alcune forze dell’opposizione. Ma se è vero, è in contraddizione con quello che dice il sindaco, ovvero che il prossimo presidente della Regione sarà colui che si candiderà come presidente dei siciliani e non dei partiti. Orlando ha detto per esempio che Claudio Fava appartiene a una metodologia vecchia della politica, ma allora anche la scelta di Finazzo non è da meno”.

 

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