I Riela restano in carcere, |confermato il sequestro da 30 mln - Live Sicilia

I Riela restano in carcere, |confermato il sequestro da 30 mln

Il tribunale del riesame ha confermato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere dei fratelli Rosario e Filippo Riela (nella foto), arrestati con la maxi-operazione “Apate”. Confermato anche il maxi-sequestro

Avrebbero gestito un consorzio parallelo per riappropriarsi dell’impresa di famiglia confiscata per mafia negli anni ’90. Il tribunale del riesame di Catania presieduto da Flavia Panzano ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere dei fratelli Rosario e Filippo Riela, arrestati con la maxi-operazione “Apate”, condotta dalla guardia di finanza guidata dal colonnello Francesco Gazzani e coordinata dai procuratori Giovanni Salvi, Antonino Fanara e Agata Santonocito.

In carcere anche Francesco Riela, detenuto per omicidio, fratello di Rosario e Filippo che, secondo le ipotesi degli inquirenti, avrebbe mantenuto rapporti con le principali famiglie mafiose siciliane: agli atti ci sono i contatti con i Lo Piccolo di Palermo, i Nardo di Lentini e i Santapaola di Catania.

Il tribunale del Riesame ha confermato anche il sequestro di beni del valore di 30 milioni di euro, confermando le ipotesi della procura di Catania che è riuscita a porre fine, almeno per il momento, alla gestione del Consorzio Setra, creato dalla famiglia Riela per gestire di fatto l’azienda di famiglia, Riela Group, confiscata per mafia negli anni ’90. Il consorzio Setra viene costituito nel 2005 sotto la presidenza di Vincenzo Carelli, che contemporaneamente è consulente del Gruppo Riela sotto amministrazione giudiziaria. Al suo interno, oltre alle ditte individuali di Giovanni Borzì, Salvatore Lombardo, Gianluca Vinci, c’è la New Style Log Srl, società che ha sede presso lo stesso stabilimento del gruppo Riela, rappresentata da Giuseppe Spina, figlio di Barbara Riela. Dentro al consorzio Setra cè anche la Cargo Service cooperativa rappresentata da Filippo Intelisano, figlio di Giuseppe detto “Pippu u niuru”, reggente della famiglia catanese di Cosa Nostra, che insieme a Francesco Riela avrebbe messo in atto una strategia per contrastare i Santapaola e favorire i Carcagnusi, famiglia collegata a Vito Vitale, uomo dei Corleonesi palermitani. Dall’intesa tra Intelisano e Riela nasce una guerra mafiosa che culmina con l’uccisione, per errore, di Giovanni Riela al posto del fratello Francesco.

 

I fondi dello Stato tornavano ai Riela.

I fondi dello Stato finivano nelle tasche dei Riela attraverso il consorzio Setra, principale fornitore del Gruppo Riela confiscato. In questo modo i Riela sono diventati creditori verso lo Stato di 6milioni di euro. Il gruppo Riela confiscato pagava con i soldi pubblici importi maggiorati per i trasporti eseguiti in subappalto dal consorzio Setra, riconducibile ai Riela. I dipendenti del gruppo Riela pagati dallo Stato potevano collegarsi, durante all’orario di lavoro, direttamente con i computer del consorzio controllato dai Riela e lavorare per loro. Lo Stato ha pagato gli autotreni del gruppo Riela per trasportare merce del consorzio Setra e non si trattava di qualche pacco: gli investigatori hanno calcolato che si trattava del 50% dei trasporti.


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