Tangenti per pagare di meno | Il sistema Milani svelato nel '99 - Live Sicilia

Tangenti per pagare di meno | Il sistema Milani svelato nel ’99

Le carte dell'inchiesta che portò all'arresto di Alfredo Milani. Le conversazioni tra il dirigente e gli imprenditori captate dalle microspie.

Inquadrava le vittime, le contattava, spiegava che su di loro gravava una situazione debitoria pesante e proponeva una via di uscita. Bastava pagare e l’importo della tassa sullo smaltimento dei rifiuti veniva scontato. Il sistema di Alfredo Milani, a cui oggi è stato conferito l’incarico di dirigente responsabile del servizio Fitti presso il settore Risorse immobiliari del comune di Palermo, si inceppa il 15 febbraio del 1999. E’ il giorno in cui negli uffici della Squadra mobile si presenta Rodolfo Guajana. L’imprenditore, allora come oggi, è titolare di una storica ditta di ferramenta. Otto anni dopo, nel 2007, la mafia gli avrebbe bruciato un deposito di vernici in via Ugo La Malfa. Una punizione per essersi ribellato al pizzo. La sua denuncia ha dato il via alle indagini. Milani nel ’99 è stato arrestato e ha patteggiato una condanna a due anni per concussione. Per sentire la versione del dirigente lo abbiamo contattato al numero del suo ufficio. “Sto lavorando, non mi disturbate”, è stata la sua risposta.

Torniamo al 15 febbraio di dodici anni fa, quando Milani è ancora dirigente dell’Ufficio Tributi. “Mi veniva riferito da mio figlio Giovanni che aveva telefonato tale dottore Milani del comune di Palermo – così racconta Guajana nella denuncia -. Aveva rappresentato che qualora la superficie dei locali fosse stata superiore a quella a suo tempo accertata, saremmo stati sottoposti ad ulteriori verifiche che avrebbero determinato il pagamento di maggiori importi comprensivi degli interessi di mora, tuttavia lo stesso precisava che la telefonata era del tutto informale”. Meglio incontrarsi di persona: “Milani ci invitava a presentarci l’indomani nel suo ufficio, in via Roma 235, primo piano, di fronte il Teatro Biondo”. Dopo l’incontro negli uffici comunali Milani nel pomeriggio si fa vivo in azienda. Ancora Guajana: “Mi venne presentato da mio padre, quindi i due si diressero da soli negli Uffici della direzione dove si fermarono a colloquiare per circa 40 minuti. Milani aveva richiesto 10 milioni di lire per i due accertatori che sarebbero venuti presso l’azienda, più una somma da quantificare in seguito per lui stesso”.

Nei giorni successivi Milani telefona più volte al padre di Guajana, Giovanni. Diventa insistente tanto che Rodolfo si gioca la carta della parentela con il sindaco nella speranza di allentare le pressioni. Incarica, infatti, la figlia di dire a Milani che della faccenda è stato informato il cugino: Leoluca Orlando, allora come oggi sindaco di Palermo. In realtà, come spiega ora Guajana nell’intervista che ci ha rilasciato, Orlando non fu informato della questione che l’imprenditore decise di affrontare con la polizia.

Niente, la minaccia che il primo cittadino sappia tutto non spaventa Milani, tanto che in una in telefonata il dirigente consiglia a Giovanni Guajana di “definire in breve la questione onde evitare spiacevoli conseguenze”. Milani conosce la situazione dell’impresa che, per stessa ammissione dei titolari, è indietro nei pagamenti della Tarsu. Per evitare che i costi gonfino ulteriormente Milani propone loro di dichiarare una superficie commerciale inferiore ai dati reali in modo da calcolare al ribasso la cifra da pagare al Comune. D’altra parte, come confermarono allora i suoi superiori, Milani, approdato al servizio Tarsu nel 1998, “poteva operare in piena autonomia senza dover rispondere di una sua attività specifica nella conduzione del servizio e può servirsi di vigili urbani in servizio presso la Ripartizione”. All’inizio in effetti fu anche coinvolto un vigile urbano che però uscì dalle indagini.

La denuncia di Guajana è fin troppo precisa. E così i poliziotti, su delega del pubblico ministero Paolo Guido, piazzano le microspie nell’ufficio di via Roma e mettono sotto controllo il telefono di Milani. La prima telefonata intercettata è del 5 marzo e cioè dopo che Guajana ha deciso di sbattere la porta in faccia al dirigente. Che, pur facendo retromarcia, lascia però intendere l’esistenza del vecchio accordo con il padre di Rodolfo Guajana: “Ho avanzato una proposta rischiosa, quindi chiaramente, perché non so con chi sto parlando cioè, ci può esserci… (parla a bassa voce)… per tutti… per cui uno deve fare bene per trovarsi veramente… diciamo, torniamo, torniamo rivediamo come possiamo modificare, e questo era stato concordato tutto con suo padre, che non voleva metterla fra l’altro in mezzo, per lei”.

Stessa prudenza Milani, però, non manifesta nelle conversazioni con altri imprenditori. Il 27 febbraio 1999 il funzionario parla al cellulare con il rappresentante di una ditta di smalti e vernici: “Allora don Vito… entriamo subito in argomento: fabbrica colori e gessi e lei, è al ruolo per 200 mq di magazzino di deposito imballato e 45 mq di ufficio. Sembrerebbe che l’immobile sia più grande, molto più grande. Lei in questo momento, con me deve parlare con franchezza, senza problemi, perché questo nostro colloquio è informale”. “E difatti, quindi, sono venuto, anzi avrei preferito che ci saremmo incontrati di sotto che avissi statu megghiu…”, risponde il rappresentante: “Io, io gli e lo sto dicendo più di un milione non le posso dare… quando ritorniamo dottor Milani?”. Milani: “Lunedì prossimo”.

I due si rivedono il 18 marzo. Il rappresentante si presenta con i soldi: “Sono novecento ora… affinché accuommara cu chisti (accomodi con questi)… quello che mi interessa è una sola cosa che so, io a lei non c’ho dato niente e non gli devo dare niente. Con ciò, io se sono qua, sto venendo per una informazione, per quanto riguarda l’immondizia e basta. Auguri e una buona giornata”. Milani: “Altrettanto a lei arrivederci”.

L’8 marzo negli uffici di via Roma si presenta il titolare di una ditta di ricambi per auto. Milani digita il nome dell’impresa al computer e fa il conto dei tributi da pagare: “No, lei non è che… questi 100 metri quadrati di deposito, oggi sono a undicimila, sono un milione e centomila lire per ciascun anno, per i cinque anni che possiamo prendere, sono cinque milioni e mezzo. Venendo l’accertatore, dato che lei non ha denunziato e il suo consulente non glielo ha fatto fare, le sanzioni grosse… quindi ci sono il duecento per cento, vale a dire che ha cinque milioni e mezzo di tasse e undici milioni di sovrattasse, in totale sedici milioni e mezzo”. Il commerciante sbotta: “Mi stanno buttando in mezzo alla strada. Non si arriva più a sopravvivere praticamente”. Milani affonda: “… io se l’ho chiamata pure è perché la situazione può o degenerare così o aggiustarla, però se la deve aggiustare non può… non può più andarsene così… io non so se mi posso esprimere in maniera chiara… oggi la situazione è questa… siamo in momenti in cui la responsabilità, i momenti sono brutti, quindi quello che le posso dire, cioè se lei mi blocca il (parla a bassa voce), io posso dire che aggiungiamo venti metri quadrati di deposito con decorrenza 99 a quella che lei già paga, il che significa non imballato che chiaramente in questa maniera anziché imballato, non imballato che paga meno, e significano con le nuove tariffe che sono scese nel 99 del dieci per cento, sono seimila e trecento, 126 mila lire in più al metro. E io questo posso fare… però…”.Milani fa capire che si deve pagare, ma il commerciante non ci sta: “Cosa? Pure. No! Io ho vissuto sempre in un certo modo. In un certo modo, diciamo con le regole della legge, perché ho 57 anni, non ho avuto mai niente a che vedere con nessuno, praticamente”. Milani: “E’ tutto così troppo… se lei vuole vivere, vivere secondo le regole della legge ci vada… signor… come vede se la mia telefonata da un lato l’ha messo in agitazione, dall’altro lato la sta portando verso anche una soluzione.”. Il titolare della ditta di ricambi vacilla: “Va be… eh… non lo so… non lo so, mi faccia vedere”. Milani. “… più assai di due milioni… (parla a bassa voce)…”. “Non lo so, non c’è li ho in questo momento… mi faccia pagare un milione e mezzo, glielo dice lei che sono un amico suo no, non c’è li ho, in questo momento…”, spiega il commerciante.

Stesso modus operandi Milani applica nei confronti del titolare di un albergo, di un gommista e di un’impresa di pulizia. A quest’ultimo il dirigente spiega: “Per l’anno 98 questi 600 metri quadrati a 7.000 vengono 4 milioni e due, per l’anno 99 la tariffa scende del 10% per l’effetto della presenza di imballaggi secondari e terziari… e quindi siamo intorno ai 3 milioni e otto. Quindi diciamo che 8 milioni è… da tenere in… più le sanzioni che vi sono del 20% che sto deducendo, 10 milioni circa con gli interessi, sono circa 10 milioni…. allora… diciamo che… sistemiamo la faccenda in questo modo. La decorrenza della superficie coperta sarà 1/7/97… la superficie complessiva sarà di 800 metri quadrati e arrotondiamo già a 700… la tassa, la zona produttiva sarà intorno a 320 metri. Gli impianti tecnologici che sono pure… bisogna decurtare 80 mq, 320 mq in un anno…saranno dell’impresa artigiana passata. C’è da dire praticamente che eh… da 120 mq a 7 mila sarebbero più o meno… considerate che sono 99 giorni, e sono 1 milione e 100 mila lire circa. Lei non ha però quelle tariffe ribassate, sarà circa 1 milione… sono 2 milioni e 900 mila e io farò in modo che sanzioni non ce ne siano… il conto è stretto c’è da sta…”. Milani spiega che la situazione si può risolvere, ma serve l’intervento di altre persone che vogliono essere pagate. “Eventualmente, quanto possiamo dire…… a questa gente…”, chiede l’imprenditore. Milani: “Io ragionevolmente le potrei anche dire dieci, cinque, otto, quelli… proprio non c’è l’ha, quindi se lei… mi deve fare una cosa . “Facciamo quattro milioni”, conclude l’imprenditore.

 


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