Richiesta di rinvio a giudizio | Mancino: "Non c'entro" - Live Sicilia

Richiesta di rinvio a giudizio | Mancino: “Non c’entro”

Il procuratore, Francesco Messineo (nella foto), ha vistato, ma non firmato, la richiesta che sarà trasmessa al gip nelle prossime ore.

L'inchiesta sulla trattativa
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La richiesta di rinvio a giudizio firmata dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dai pm Nino Di Matteo, Lia Sava e Francesco Del Bene e vistata ma non firmata dal procuratore, riguarda i capimafia Totò Riina, Giovanni Brusca, Nino Cinà, Leoluca Bagarella e Bernardo Provenzano. Il processo verrà richiesto anche per il figlio dell’ex sindaco Vito Ciancimino, Massimo, per il generale dei carabinieri, Mario Mori, per l’ex capitano dell’Arma, Giuseppe De Donno e per l’ex capo del Ros, Antonio Subranni.

L’istanza riguarda, inoltre, l’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino, il senatore del Pdl, Marcello Dell’Utri e l’ex ministro Calogero Mannino. Gli imputati sono accusati a vario titolo di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato e concorso in associazione mafiosa. Mancino risponde di falsa testimonianza e Ciancimino, oltre che di concorso in associazione mafiosa, di calunnia.

Mancino: “Dimostrerò la mia estraneità”
“Preferisco farmi giudicare da un giudice terzo. Dimostrerò la mia estraneità ai fatti addebitatimi ritenuti falsa testimonianza, e la mia fedeltà allo Stato”. Lo sostiene Nicola Mancino, sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata nei suoi confronti nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia.

“Dopo la comunicazione della conclusione delle indagini sulla cosiddetta trattativa fra uomini dello Stato ed esponenti della mafia, ho chiesto inutilmente al Pubblico ministero di Palermo – sottolinea Mancino- di ascoltare i responsabili nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica (capi di gabinetto, direttori della DIA, capi della mia segreteria, prof. Arlacchi, ad esempio), i soli in grado di dichiarare se erano mai stati a conoscenza o se mi avessero parlato di contatti fra gli ufficiali dei carabinieri e Vito Ciancimino e, tramite questi, con esponenti di Cosa Nostra. A questo punto – aggiunge- ho rinunciato al proposito di farmi di nuovo interrogare e di esibire documenti”. Di qui la conclusione: “dimostrerò in giudizio la mia innocenza”.


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