Il sogno di un bambino - Live Sicilia

Il sogno di un bambino

Una foto. L'immagine di un bambino che alza le mani al cielo, dopo avere vinto la maglietta di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, giocando a calcio. Tra indagati che si proteggono, dirigenti condannati al loro posto e reticenze da parte di chi ha responsabilità, che favola gli stiamo raccontando?

Il sogno di un bambino
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Questo bambino non ha voce. E’ piccolo, anche se urlasse nessuno lo ascolterebbe. Ha solo le sue mani alzate, in segno di speranza e di esultanza. La foto è stata scattata in riva al mare, al Festival della legalità di Marinella di Selinunte. E’ il simbolo della manifestazione: un bambino che ha vinto la maglietta di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, giocando a calcio, nell’atto semplice della felicità. Niente. Cioè tutto per un Peter Pan che ha due ali, due mani per volare incontro alla speranza. Per un bambino la speranza non è un concetto sociologico. E’ un orizzonte, uno stile di vita. E come risponde il mondo degli adulti al sogno di Peter Pan?

Qui bisogna scendere di quota e raccattare le puntate precedenti. Rileggiamo un articolo di Accursio Sabella da Livesicilia: “Anche i condannati per mafia potranno essere chiamati dalla Regione per svolgere attività di consulenza o ricevere altri incarichi. Potrebbe essere questa una delle conseguenze più gravi e paradossali della bocciatura di un emendamento al cosiddetto ddl ‘blocca nomine’. L’emendamento che prevedeva, appunto, il divieto per la Regione, i Comuni, le Province, ma anche per gli enti locali e le aziende sanitarie, di attribuire incarichi a persone rinviate a giudizio o condannate per una serie di reati, tra cui l’associazione per delinquere di stampo mafioso, la corruzione in atto d’ufficio, la corruzione in atti giudiziari, l’istigazione alla corruzione. Ma l’emendamento è stato sepolto dal voto segreto richiesto tra gli altri dal capogruppo del Pid Rudy Maira, da quello dell’Mpa Riccardo Minardo e dal deputato del Pdl Fabio Mancuso. Un voto che ha portato alla bocciatura, con 39 voti contro 32, la norma presentata dai deputati Pd Speziale, Cracolici”.
E’ il primo chiodo nelle ali di Peter Pan. Un Parlamento asserragliato a difesa del fortino delle sue prerogative cassa un salvagente di decenza, per un istinto di conservazione.

C’è poi il caso sollevato da Livesicilia sul dirigente del Comune condannato per una mazzetta e ricollocato nel valzer delle ultime nomine. La vicenda – per come la intendiamo – non riguarda l’accanimento personale contro il dottor Alfredo Milani. Non affonda la possibilità che deve essere data a chiunque di risalire la china dopo un errore, purché ci sia coscienza del medesimo e ammissione piena della colpa. Il punto sta nel biglietto da visita di un’amministrazione che ci tiene a prendere le distanze dal passato, perché si è posta dall’inizio come elemento di forte discontinuità rispetto a pratiche non commendevoli e comportamenti moralmente censurabili. L’epicentro del terremoto, dell’indignazione che sale dai commenti del lettori non discute le ragioni della legge, ma il fondamento etico di una responsabilità di governo che si è data il compito di rivoltare Palermo come un calzino.

Allontaniamoci da Palazzo delle Aquile, allarghiamo lo sguardo. Il terzo chiodo piantato nelle ali di un bambino è la reticenza, accompagnata dal silenzio, sulla trattativa Stato-mafia. C’è davvero la volontà di giungere alla verità nel mondo degli adulti, o la conclamata necessità di chiarezza si configura come una finzione culturale? C’è davvero l’urgenza, complessivamente avvertita, di scoprire forse l’indicibile a qualunque prezzo? Ne parlava l’altra sera Antonio Ingroia al Festival della legalità: “L’Italia ha un rapporto difficile con la verità”.

L’Ars, il Comune, le indagini in un Palazzo di giustizia assediato. Segnali di fumo diversi e convergenti. E’ la favola brutta che raccontiamo a un bambino, mentre sogna di volare. La nostra favola senza lieto fine. Oggi Peter Pan. Domani Capitan Uncino.


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