Il canile della discordia - Live Sicilia

Il canile della discordia

Un canile in pieno centro abitato. I residenti protestano. I gestori non possono più andare avanti.

Gli abitanti di via Giulio Bonafede denunciano – con una lettera a Livesicilia e un esposto – l’esistenza di un canile abusivo nel loro quartiere, mettendo in luce una realtà territoriale piuttosto complessa che si fa sempre più ingestibile. Di fatto, il rifugio per cani crea difficoltà. Gli escrementi vengono raccolti a mano e rinchiusi nei sacchi neri non nelle fosse previste. Questi, alcuni dei motivi per cui il canile risulta privo di autorizzazione sanitaria rilasciata dall’ASP. L’associazione “SOS Primo Soccorso per cani e gatti”, così, non può usufruire di alcuna sovvenzione utile a trovare un’altra sistemazione. Insomma, per dirla alla cinofila è un cane che si morde la coda. Tutti nel quartiere sono sensibili al problema randagismo, ma si ha ormai l’esigenza di allontanare un rifugio per cani che non è nel posto giusto, auspicando la bonifica del sito. “Ci sentiamo abbandonati dall’amministrazione comunale. Siamo nella periferia della periferia. Non si riesce più a distinguere se il cattivo odore è dato dagli escrementi dei cani o dalla monumentale discarica” dichiarano in tanti.

Intanto si dà da fare come può l’associazione “SOS Primo Soccorso per cani e gatti” di Palermo, nata nel 2006 e iscritta regolarmente all’Albo delle Associazioni per la Protezione Animali della Regione Sicilia. Francesca Cognato (presidente), e le sue socie, gestiscono con grande difficoltà economiche il canile. Cercano di limitare il fenomeno del randagismo e incentivare le adozioni delle bestiole, rimettendoci tutti i giorni in tempo e denaro. I cani sono sterilizzati e censiti dal Comune, sono controllati dai veterinari periodicamente, garantendo agli ospiti del ricovero le cure di primo soccorso, come è stato constatato dal Comando Nas e dal Servizio Dipartimentale Veterinario ASP di Palermo durante l’ispezione di qualche anno fa. Negli ultimi mesi, però, il numero degli animali è aumentato al punto da non potere più condividere gli spazi diventati angusti e inadeguati e anche le spese sono raddoppiate. Si tratta di oltre 150 cani e 40 gatti. Perfino pagare l’affitto del terreno in cui è sito il ricovero è diventato impossibile. Lo sfratto è alle porte. “La situazione è veramente drammatica” afferma Francesca Cognato.

L’associazione ha bisogno di un terreno idoneo per la realizzazione del suo canile, e per questo ha tentato di ottenerne uno confiscato alla mafia partecipando al bando dell’assessorato al Patrimonio per la valutazione dei progetti utili a questo scopo. Rientrato in graduatoria, al rifugio per cani della Cognato, sono stati affidati per ben tre volte – racconta lei – degli spazi che non possedevano i requisiti previsti, e ancora una volta, invece, un terreno che pur avendo tutte le caratteristiche era inserito nel piano delle opere pubbliche triennali per la realizzazione della rete metropolitana. Dalla segreteria dell’assessore al Verde e alla Vivibilità, Giuseppe Barbera, la replica: “L’assessore deve vagliare la situazione essendosi insediato da pochissimo, ma è certo che ha già manifestato la sua intenzione di dare priorità alla sistemazione del canile comunale”.

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