Il pizzo delle cassate| Quattro condanne - Live Sicilia

Il pizzo delle cassate| Quattro condanne

Il giudice per l'udienza preliminare Ettorina Contino ha condannato quattro presunti estorsori del clan di Pagliarelli che avevano preso di mira un pasticciere del Villaggio Santa Rosalia.

Pugno duro contro il pizzo delle cassate e la riffa di Cosa nostra. Il giudice per l’udienza preliminare Ettorina Contino ha condannato quattro presunti estorsori del clan di Pagliarelli. La pena più alta, otto anni e 8 mesi, è stata inflitta a Davide Schillaci. Sette anni e 4 mesi ciascuno hanno avuto Giovanni Adamo e Antonino Bertolino. A cinque anni e 8 mesi è stato condannato Carmelo Bongiorno.

Nel mirino dei picciotti del clan era finito un pasticciere del Villaggio Santa Rosalia. Gli chiesero 1.500 euro a Natale e Pasqua più 500 euro al mese. Cifre che ha ammesso di avere pagato dal 2008 al 2009. Poi, arrivò l’insolita richiesta: “I picciotti passavano e si prendevano le cassate”. Dolci per tutti gli affiliati. I capoccia del clan di Pagliarelli si presentavano in negozio durante le festività pasquali e si facevano rilasciare buoni per centinaia di euro di merce che veniva poi distribuita ai picciotti. Un cadeau di Pasqua smascherato dai carabiniere del Nucleo investigativo. Il pasticciere alla fine ha scelto di rivolgersi ad Addiopizzo e da allora una pattuglia vigila sulla sua sicurezza per evitare eventuali ritorsioni. In aula il commerciante non ha avuto esitazioni a puntare il dito contro Domenico Marchese, il quinto imputato che viene processato con il rito ordinario.

Gli arresti scattarono nel febbraio scorso su richiesta coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio de Francisci e dai sostituti Caterina Malagoli e Francesco Grassi, nata nel corso della ricerca del boss Gianni Nicchi. Dall’indagine era emersa anche un’altra forma di estorsione. Ai commercianti della zona di Pagliarelli ogni settimana veniva imposto l’acquisto di tagliandi della lotteria al prezzo di novanta euro a blocchetto. In questo modo la cosca nascondeva l’imposizione del racket dietro un’attività clandestina ma comunque molto popolare nelle borgate palermitane.

Gli imputati sono stati condannati a pagare un risarcimento danni da cento mila euro alla vittima che si è costituita parte civile con l’assistenza dei legali di Addiopizzo, gli avvocati Salvatore Forello,Salvatore Caradonna e Valerio D’Antoni.

 


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