Le polemiche per le telefonate con Mancino - Live Sicilia

Le polemiche per le telefonate con Mancino

La morte di D'Ambrosio
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Era finito al centro di forti polemiche Loris D’Ambrosio per le telefonate con l’ex presidente del Senato Nicola Mancino, intercettate dai pm di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia. Polemiche che avevano spinto il Quirinale a intervenire per bollare come “‘illazioni irresponsabili” le ipotesi di un intervento del Colle per ‘coprire’ Mancino e condizionare il lavoro dei magistrati. Le conversazioni risalivano a quando Mancino – ora imputato per falsa testimonianza – non era ancora indagato, ma era stato sentito dai magistrati di Palermo come testimone al processo contro il generale Mario Mori. Ed erano telefonate di sfogo da parte dell’ex vice presidente del Csm che lamentava una disparità di vedute tra le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze che si occupavano delle trattativa, riteneva che vi fosse un accanimento dei pm del capoluogo siciliano nei suoi confronti e voleva evitare il confronto in aula con l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli. “Ho parlato con il Presidente e ho parlato anche con Grasso (ndr il procuratore nazionale antimafia) ma non vediamo molti spazi purtroppo…Adesso probabilmente il Presidente parlerà nuovamente con Grasso, vediamo un attimo anche di vedere con Esposito (ndr il procuratore generale della Cassazione) …qualche cosa… la vediamo difficile la cosa…” diceva D’Ambrosio in una delle diverse conversazioni pubblicate dai giornali e che sollevarono un polverone. Proprio per stoppare le illazioni su interferenze nell’indagine di Palermo, fu il Quirinale stesso a render noto che Mancino aveva messo per iscritto le sue doglianze e che la lettera era stata trasmessa, attraverso il segretario generale del Quirinale, al pg della Cassazione; il tutto per “richiamare l’attenzione del pg sui problemi di coordinamento fra le tre procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze” , “evitare contrasti” e “pervenire tempestivamente all’accertamento della verità su questioni rilevanti”. Ed è stato Napolitano in prima persona a scendere in campo per difendere D’Ambrosio, senza mai prendere in considerazione l’ipotesi di sue dimissioni; come quando in visita all’Aquila ha parlato di “una campagna di insinuazioni e sospetti” costruita nei confronti del presidente della Repubblica e “dei suoi collaboratori”.

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