Caro sindaco, perché? - Live Sicilia

Caro sindaco, perché?

Il punto centrale nel caso Milani è l'atteggiamento del sindaco, Leoluca Orlando. Non sarebbe stato meglio spiegare tutto e subito? Forse sì.

Il caso Milani
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Abbiamo raccontato la storia di un dirigente comunale che ha sbagliato e successivamente affrontato un cammino di riabilitazione, dopo una mazzetta. Il dottore Milani ha chiesto perdono. Ha pagato per il suo errore ed è rientrato nell’ultimo turn-over degli uffici. Non era nostra intenzione crocifiggerlo. E’ auspicabile che la sua figura, da domani, acquisti il naturale diritto all’oblio.
Fin dall’inizio della nostra ricostruzione, il sindaco di Palermo ha replicato nei modi e con le forme che sapete. Leoluca Orlando ha accusato “presunti” giornalisti di avere preso fischi per fiaschi. Al tempo stesso, si è asserragliato dietro un alibi circa la nomina che ha sollevato molte polemiche: non ho avuto altra scelta. Oggi sappiamo che se il dottor Milani è rimasto al suo posto – evento che ha provocato la sua ricollocazione recente nel valzer della burocrazia – ciò è accaduto per una decisione “discrezionale” del primo cittadino all’epoca del fatto criminoso, cioè proprio Leoluca Orlando.

C’è, sullo sfondo, la questione centrale, la vera e urgente domanda: perché il sindaco non ha chiarito immediatamente come stavano le cose? Avrebbe potuto fornire una versione cristallina e definitiva. Avrebbe potuto seppellire i dubbi, spiegandoci che, allora, non ritenne opportuno condannare senza appello un lavoratore capace, per una condotta gravissima e isolata. E noi saremmo stati dalla sua parte. Avremmo apprezzato la discrezione di un capo della comunità che sa valutare sempre il lato umano di ogni vicenda.

Il sindaco avrebbe potuto dirci che, tredici anni fa, Milani scampò al licenziamento per ragioni di sensibilità che avremmo condiviso. Avrebbe potuto rivendicare il successo della sua indulgenza che ha permesso di riabilitare un funzionario infedele, restituendolo, integro ed efficiente, all’amministrazione tradita. E il suo nuovo cammino senza macchia testimonia la bontà di quella posizione. Un perfetto viatico per un recupero.

Invece, il sindaco ha preferito abbandonarsi alla sindrome del complotto, tanto cara alla vecchia consuetudine che riemerge dietro l’angolo. Si è trincerato dietro l’imperio della legge, senza aggiungere una parola in più. Corretto, ma assai strano per un politico che ha invocato immancabilmente – a torto o a ragione – il superamento dei codici in nome della questione morale.
Caro sindaco Orlando, perché? Perché non ha detto tutto subito? Lei ci è davvero caro, non lo scriviamo tanto per scriverlo. Lei è l’uomo che ha il compito terribile e meraviglioso di risollevare la speranza di Palermo. Ma sarebbe meglio affrontarlo senza dimenticare mai la sorella gemella della speranza. La verità.

 

 


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