Il pizzo, i boss e le imprese| Ferdico racconta la sua verità - Live Sicilia

Il pizzo, i boss e le imprese| Ferdico racconta la sua verità

L'imprenditore (nella foto) accetta di parlare delle indagini che lo riguardano all'indomani del sequestro di beni eseguito dal Gico della guardia di Finanza di Palermo. Un impero da 450 milioni. Ecco cosa ha detto.

Parla il re dei detersivi
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Vittima della mafia. Fiducioso nella giustizia. Preoccupato per le sorti delle sue aziende. Giuseppe Ferdico accetta di parlare a Live Sicila all’indomani del sequestro delle suo impero economico eseguito dal Gico della guardia di Finanza. La sezione per le Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo ha affidato ad un amministratore giudiziario le società Ferdico & C, Ferdico srl, Gv, G&O supermercati, 3Effe, Sole e Fe.Da. che controllano dodici punti vendita di detersivi e supermercati. Sotto sequestro pure una dozzina di terreni e appartamenti.

“Emergono plurimi e convergenti indizi in ordine al rapporto di contiguità e di complicità instaurato nel tempo da Ferdico – si legge nel provvedimento del Tribunale presieduto da Silvana Saguto – con vari soggetti appartenenti all’organizzazione mafiosa anche con ruoli di vertice”. Lo stesso collegio accoglie la richiesta del procuratore aggiunto Vittorio Teresi e del sostituto Gaetano Paci, sostenendo che “la Procura ha evidenziato che il versamento di somme di denaro a titolo estorsivo o anche l’assunzione di parenti o di soggetti legati ad esponenti mafiosi, ha costituito per Ferdico un oggettivo elemento di scambio per acquisire la protezione mafiosa al fine di potere sviluppare sul territorio la propria attività commerciale”.

Secondo i legali di Ferdico, gli avvocati Roberto Tricoli e Luigi Miceli Tagliavia (nella foto sopra), “la proposta di sequestro parte indebolita dalla richiesta di archiviazione avanzata dalla stessa Procura”. Ferdico dal 2006 è indagato per mafia e riciclaggio. Per tre volte i pm hanno chiesto di chiudere l’inchiesta. Gli stessi magistrati che ora hanno ottenuto il sequestro dei beni il cui valore è stimato in 450 milioni di euro. “Ciò che non è qualificabile come frutto di scelta libera e consapevole dell’individuo, ma che al contrario risulta essere conseguenza di un’imposizione subita – aggiungono i legali – non riteniamo possa considerasi attendibile parametro di riferimento ai fini di una valutazione giudiziaria pregiudizievole nei confronti di qualsiasi cittadino, neppure sotto il profilo dei meri indizi di appartenenza ad un’associazione di tipo mafioso così come richiesto dalla normativa vigente in tema di misure di prevenzione”.
Chi è Giuseppe Ferdico?
Uno che si fa un mazzo così. Lavoro quattordici ore al giorno, sette giorni su sette. Ecco chi sono.

Nel 1995 lei dichiarava al fisco poco più di 15 milioni di vecchie lire. Nel 2005 erano schizzati a 35 milioni di euro. Bastano fatica e lavoro per giustificare il suo boom economico?
Tutto quello che ho fatto l’ho sempre fatto con i prestiti delle banche e grazie alle relazioni che negli anni ho costruito con i fornitori. Non c’è un solo bene che non sia stato acquistato con un mutuo. Ogni pagamento è giustificato da una fattura.

Eppure i consulenti della Procura hanno riscontrato “confusione contabile”, così la definisco, nelle sue aziende

Scusi ma che significa confusione contabile?

Ce lo dica lei?
Non significa niente. Devono sempre trovare qualcosa. La verità è che le mie aziende sono state controllate tante volte dai finanzieri ed hanno trovato sempre tutto in regola. Vuole un esempio?

Prego
Abbiamo vinto diverse cause. Una volta l’Agenzia delle entrate, sulla base di una verifica della finanza, ci aveva notificato multe per 1 milione e ottocento mila euro. Abbiamo fatto ricorso, abbiamo vinto e l’Agenzia delle entrate ha pure pagato le spese legali.

Lei ha sempre detto di essere una vittima della mafia, oggi si sente una vittima della giustizia?
Vittima della mafia lo sono stato sicuramente, non vorrei diventarlo pure della giustizia. Ho ancora molta fiducia. I tempi, però, sono troppo lunghi.

Perché mai i pentiti dovrebbero inventarsi delle accuse contro di lei?
Non lo so e me lo chiedo tutti i giorni. Io ho sempre lavoratore onestamente. Per me e per gli altri. Ho fatto svegliare tutta Carini. Quando sono arrivato io i terreni si compravano a 18 mila lire al metro quadrato, oggi a 250 euro. Ho contribuito alla rivalutazione dell’immagine di Carini. Ho portato sviluppo e benessere. Ecco perché con i miei avvocati siamo certi di potere dimostrare all’autorità giudiziaria la mia totale estraneità ai fatti..

A proposito di benessere come stanno le sue aziende. Circolano voci di crisi e chiusura. Come stanno le cose?

Posso fare un passo indietro?

Certamente

Nel 2006 quando è venuto fuori che ero indagato la Ferdico Snc aveva utili per dieci milioni di euro. Poi, le banche mi hanno tolto i fidi e i blocchetti degli assegni. Non c’è crisi di lavoro, ma ho problemi a reperire la merce visto che non la posso pagare. Ecco perché sono andato in Tribunale.

In Tribunale?
So facendo quello che si chiama un concordato in continuazione di azienda. I miei figli hanno creato quattro nuove società a cui la Snc ha affittao i rami di azienda, trattenendo il patrimonio immobiliare. La Snc prende gli affitti dalle nuove società. Ho preso i libri contabili e li ho portati dal giudice. Le pare possibile che io faccia una cosa del genere se non è tutto in regola? Le quattro nuove società hanno iniziato ad avere di nuovo la merce. Vanno bene. Si lavora, non a caso tutti i 260 dipendenti sono stati sempre regolarmente pagati. La Snc ha un patrimonio immobiliare di 40 milioni di euro e ha debiti per 27 milioni fra mutui e tasse non pagate. Stiamo facendo il concordato per pagare tutto. Se serve venderemo qualcosa.

Torniamo ai pentiti. Angelo La Manna racconta che lei era prestanome di Claudio Lo Piccolo
Non conosco i Lo Piccolo.

Racconta anche di avere accompagnato da lei il boss di Carini Antonino Pipitone che si sarebbe accreditato come vero proprietario del centro commerciale
Guardi, io ho denunciato di avere pagato il pizzo a Gaspare Pulizzi e Antonino Pipitone. I pentiti saranno chiamati come testimoni dalla mia difesa perché non dicono nulla contro di me. Non mi accusano, dicono soloc he ero un imprenditore setorrto. La sola verità è che li ho denunciati. Le aggiungo una cosa che finora non si sapeva. Nel 2007 ho fatto pure il nome di Filippo Zito (lo avrebbero arrestato tre anni dopo, nel 2010, perché considerato esattore del racket per conto dei Lo Piccolo ndr). Mi avevano imposto di farlo lavorare per il movimento terra quando ho costruito il centro commerciale di Tommaso Natale. Mi faceva dei prezzi assurdi, carissimi. Per un metro cubo di terra pagavo ottanta euro quando invece il prezzo normale è di venti.
Un altro collaboratore di giustizia, Angelo Fontana, sostiene di averle dato assieme al fratello Stefano 400 milioni di lire attraverso la mediazione di Benedetto Marciante
È tutto falso. Lo stato di detenzione dei protagonisti della vicenda rende cronologicamente non credibile il racconto di Fontana. Dimostreremo ai giudici anche questo.

E le assunzioni nei suoi punti vendita di persone raccomandate dalla mafia?
Non ho mai fatto questo tipo di assunzioni.

Non ci sono solo i pentiti, ma pure i pizzini. Tra quelli quelli scritti da Bernardo Provenzano e inviati a Salvatore Lo Piccolo ce n’è uno in cui si fa riferimento a lei in relazione a una raccomandazione per il genero di Riina.
Ho letto negli atti che Provenzano diceva a Lo Piccolo di fare vendere nei miei supermercati il vino dell’azienda del genero i Riina. Non ho mai avuto alcun rapporto con questa azienda. I finanzieri hanno riscontrato che non ho venduto la merce del genero di Riina. Mai.

Lei ha ammesso di pagare il pizzo. Poi, cosa l’ha convinta a dire basta
Quando ho saputo che facevano la bella vita con i miei soldi ho deciso di non pagare più. Mi da dava un fastidio enorme. E ho fatto la mia scelta antimafia da libero cittadino e da solo senza l’appoggio di associazioni. L’ho fatto per difendere le mie aziende, il mio lavoro, la mia vita. Adesso ho paura. Sono aziende a conduzioni familiare, che si basano sugli ottimi rapporti che ho sempre avuto con i fornitori. Senza di me rischia di finire tutto.

Qual è oggi il suo stato d’animo?
Mi vergogno a uscire di casa. Meno male che tutti quelli che mi conoscono sanno che sono un lavoratore. Sono fiducioso, però, che si risolverà tutto.

Cosa ne pensa della mafia?
E’ un fenomeno che si può combattere personalmente. Come ho dimostrato io si può vincere anche singolarmente.


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