La fine di un'era - Live Sicilia

La fine di un’era

Oggi pomeriggio il presidente della Regione Raffaele Lombardo rassegnerà le dimissioni. Aprendo le danze di una campagna elettorale piena di incognite, che porterà i siciliani al voto a ottobre. Ecco cosa si muove in vista dell'appuntamento di autunno.

Stavolta ci siamo. Oggi pomeriggio a sala d’Ercole Raffaele Lombardo rassegnerà le dimissioni da presidente della Regione. Tra le polemiche infuocate per le ultime nomine della giunta, si chiuderà così la controversa era di Raffaele Lombardo. E si apriranno le danze di una inedita campagna elettorale estiva che porterà i siciliani al voto a fine ottobre. Un voto al quale al momento i siciliani guardano “al buio”, visto che a tre mesi dalle elezioni nessuno – partiti in testa – sa quali saranno le coalizioni che si sfideranno e con quali candidati presidente.

“Tutto sarà chiaro prima di Ferragosto”, assicurano i pezzi da novanta dei partiti. Che sottotraccia continuano a lavorare per trovare la difficile quadra. Ed evitare una frammentazione clamorosa, simile a quella vista a Palermo per le ultime amministrative, che potrebbe definire un quadro nel quale il presidente della Regione si elegge con il trenta per cento dei voti, o magari meno.

Le incognite del centrosinistra

Rosario Crocetta va avanti come un treno. L’ex sindaco di Gela non molla sulla sua autocandidatura e procede a forza di sonetti on line, incontri e manifesti sei per tre. Attorno all’europarlamentare si coagula un certo consenso e dentro il Pd sono diversi gli esponenti di punta, incluso un pugno di deputati regionali, che guardano di buon occhio alla sua candidatura. Più prudente l’establishment del partito, che continua a lavorare allo schema benedetto dall’ultima assemblea: ossia un grande centrosinistra allargato all’Udc. Ma la strada è disseminata di ostacoli. Il primo è proprio Crocetta. Il secondo si chiama Claudio Fava, anche lui sceso in campo da quel dì, con il sostegno di un pezzo del suo partito, Sel. Il più grande si chiama Italia dei valori. È il partito del sindaco di Palermo a dover dire l’ultima parola, proprio mentre a Roma i dipietristi si allontanano sempre di più dal centrosinistra tradizionale. Domenica gli organi sel partito hanno diffuso una nota che sembra tagliare i ponti col Pd ed esclude un’alleanza alle prossime regionali. Il Pd così resta in mezzo al guado e più il tempo passa più fa il gioco di Crocetta, che accumula vantaggio.

In casa Pd, ma sottovoce anche in casa Udc, c’è chi suggerisce di convergere sull’eurodeputato gelese, soprattutto se non maturerà un accordo coi partiti a sinistra del Pd. Il profilo di Crocetta, in quel caso, potrebbe drenare voti in uscita a sinistra. Ma le parole grosse volate tra lo stesso Crocetta e il leader dei centristi Gianpiero D’Alia (che ci tiene a far sapere di non essere candidato, ma che resta tra i papabili) nei giorni scorsi fanno ritenere abbastanza improbabile lo scenario. È possibile, invece, che la coalizione opti per un nome fin qui rimasto celato, magari un “papa straniero” prelevato dalla società civile. Segretissimi i nomi “veri” che già circolano nelle riunioni informali.

I lombardiani dopo Lombardo

Il Nuovo polo lombardiano è già in campagna elettorale da un pezzo. Le ultime nomine del governatore si muovono in questo senso. Il nuovo movimento erede dell’Mpa, il partito “satellite” Mpa e i finiani faranno blocco. Ma non è ancora dato sapere su quale candidato. Se i lombardiani parlano di Massimo Russo, Futuro e libertà insiste su Fabio Granata. D’Alia dal canto suo sostiene che alla fine i lombardiani si butteranno su Crocetta, che in effetti non ha mai escluso l’eventualità di un’intesa con gli eredi dell’Mpa. Certo, se alla fine l’eurodeputato non otterrà il sostegno ufficiale del suo partito, la sua candidatura, magari sostenuta da un gruppo di democratici “eretici” potrebbe calamitare su di sé i nuovopolisti in nome dell’autonomia. E i riferimenti alle “inedite commistioni” fatti nei giorni scorsi dal finiano Carmelo Briguglio sembrano suggerire quel tipo di scenario. Insomma, per il momento si resta al buio. Qualcuno ritiene che a ingrossare le fila del blocco terzopolista possa arrivare il listone formato dal Pid e dai dissidenti del Pdl (Leontini, Beninati e altri), ma questo dipenderà anche dai movimenti interni al centrodestra.

Centrodestra nelle nebbie

Attorno al Pdl la situazione resta ancora confusa. Tra i berluscones com’è noto ci sono diversi aspiranti candidati. E se l’ala catanese del partito spinge per le primarie, i palermitani frenano. Le incognite non si limitano a questo. Resta da capire, ad esempio, chi saranno i compagni di strada. Le spinte della lista Maira-Leontini verso il Nuovo polo non sono un segreto. E anche in Grande Sud di Gianfranco Miccichè non tutti muoiono dalla voglia di allearsi con gli alfaniani. Ai nomi dei papabili candidati Giuseppe Castiglione, Francesco Cascio, Roberto Lagalla e Nello Musumeci, esponente della destra di Storace spinto anche da ex An in quota Pdl, si potrebbe aggiungere, dopo l’assoluzione, anche quello di Saverio Romano. L’ex ministro potrebbe evitare ad Alfano l’onere di un candidato proprio e con la sua candidatura scongiurerebbe la perdita del Pid a vantaggio del blocco lombardiano.

Tutto da decidere anche qui, insomma. Con l’unica certezza della candidatura dell’outsider Cateno De Luca sostenuto da vari movimenti tra cui Forconi e Forza nuova. Ma le opzioni in campo non finiscono qui. Se, ad esempio, i propositi di matrimonio tra Pd e Udc naufragassero, i centristi potrebbero tornare a guardare alla propria destra, proprio come fecero alle amministrative di Palermo. Gianfranco Miccichè, in campo con la sua candidatura che guarda ai movimenti, ha già fatto sapere di essere pronto a fare un passo indietro se il candidato fosse Gianpiero D’Alia.

Buio totale. Che forse i falò ferragostano illumineranno, offrendo finalmente ai siciliani un quadro chiaro sul loro immediato futuro.


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