Sicuramente non è questo il momento più adatto per arrovellarci e soffrire dietro altre polemiche pallonare che sembrano ben poca e risibile cosa rispetto al nero assoluto in cui sembra sprofondare ogni giorno il futuro della nostra città e delle future generazioni. Tuttavia, è inutile negarlo, il pallone è parte della nostra vita perchè dietro ad partita, ad ogni emozione vissuta dietro le maglie rosanero, ognuno di noi ha intessuto qualcosa a livello personale: ricordi, amicizie, lacrime, gioia, e se a qualcuno appare banale parlare di calcio con tanto trasporto, altrettanto banale credo che sia marginalizzare un fenomeno che ha riflessi importanti nel costume della società come pochi altri.
Con la dovuta serenità, ma con schiettezza, quindi accingiamoci a parlare delle vicende rosanero degli ultimi tempi. Personalmente dopo tanti anni di militanza e un legame inscindibile verso i nostri colori mi sento un po’ confuso e disorientato e credo che questo sentimento sia ascrivibile a molti tifosi. L’ennesimo nuovo corso zampariniano è iniziato con tante facce nuove ed eliminando senza nessuna remora i protagonisti di una splendida stagione che è stata immediatamente azzerata proprio quando la sua fiammella stava incominciando a riscaldare nuovamente i cuori dei tifosi, come testimoniato dai 40.000 dell’Olimpico. A un giocatore di riferimento come Balzaretti è stato prospettato il rinnovo solo dopo che lo si è offerto come un pacco postale a mezza Italia e dopo che la Roma aveva fatto una buona offerta al giocatore. Mossa geniale questa per mettere il ragazzo sul banco degli imputati. Miccoli, che lo scorso anno, quasi da solo, ci ha salvati da una retrocessione certa, è stato messo in un angolo con la proposta di un fantomatico rinnovo a dicembre senza dare al nostro piccolo genio quelle certezze e quella fiducia che meritava.
La stessa cosa è avvenuta per il prode Giulio Migliaccio. Insomma tabula rasa. E al contempo arrivano promesse di Champion’s tra quattro anni con l’inizio di un nuovo ciclo, promesse che ciclicamente si rinnovano e che mai si traducono in comportamenti concreti. Ma non è questo il punto. Chi ama veramente per il Palermo non è legato ad obbiettivi o a trofei, ma pretende un minimo di rispetto e coerenza: se i programmi della società sono soltanto quelli di mantenere la massima serie e di lanciare qualche giovane, non è molto più saggio, caro presidente, delinearli con chiarezza e proseguire su questa strada senza i teatrini che abbiamo visto ogni anno da un po’ di tempo a questa parte? Sannino e Perinetti sono due persone serie e competenti e parlano, correttamente, di una identità da ricostruire e un programma da seguire senza ansie da risultato. Perfetto. Ma se ogni anno tutto viene demolito sull’altare delle presunte umoralità del presidente che cosa c’è da aspettarsi o da costruire? Per realizzare un valido ciclo con i giovani ci vogliono almeno tre o quattro anni di continuità tecnica e gestionale e non continui terremoti ed epurazioni. Purtroppo io credo che anche il tecnico e il ds alla fine si scontreranno con la realtà dei fatti e faranno le valigie verso altri lidi.
Ci rimane la sere A che è un patrimonio non indifferente per chi ama il calcio e di questo siamo grati a Zamparini, ma l’epoca delle cambiali in bianco e dell’entusiasmo traboccante è finita per forza di cose, travolta dai cambiamenti e dagli errori e anche di questo il presidente si deve rendere conto con umiltà. Non vogliamo più proclami ma coerenza, non vogliamo ripartire dalla Champion’s ma da un Palermo che ci appartenga
