La Cassazione apre un fascicolo| sulla Procura di Palermo - Live Sicilia

La Cassazione apre un fascicolo| sulla Procura di Palermo

Gianfranco Ciani ha incaricato il suo sostituto Mario Fresa di verificare se il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo e il sostituto Nino Di Matteo abbiano o meno violato il principio di riservatezza sulle indagini.

LO SCRIVE "IL FATTO QUOTIDIANO"
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Un’intervista rilasciata senza permesso e il principio della riservatezza sulle indagini violato. È questa l’accusa contenuta nel fascicolo aperto dalla procura generale della Cassazione contro la Procura di Palermo. Il procuratore generale Gianfranco Ciani ha incaricato il suo sostituto Mario Fresa di verificare se il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo e il sostituto Nino Di Matteo abbiano o meno violato il principio di riservatezza sulle indagini. Oggetto dell’offensiva dell’organo inquirente ermellino contro i pm di Palermo che indagano sulla Trattativa Stato – mafia sono le telefonate intercettate tra l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, finora mai trascritte o diffuse. Nelle scorse settimane il Quirinale aveva sollevato un conflitto d’attribuzione davanti la Corte Costituzionale contro la procura palermitana.

Al centro dell’indagine preliminare del sostituto pg Fresa c’è soprattutto l’intervista rilasciata da Di Matteo al quotidiano La Repubblica il 22 giugno scorso, pochi giorni dopo che era stata rivelata dai giornali l’esistenza di quelle chiamate di Mancino con il Quirinale, e nel periodo immediatamente successivo alla chiusura dell’indagine sulla trattativa. Alla giornalista che gli chiede di quelle telefonate (la cui esistenza era stata rivelata poco prima da Panorama), Di Matteo risponde cauto: “Negli atti depositati non c’è traccia di conversazioni con il capo dello Stato e ciò vuol dire che non sono minimamente rilevanti”. Tanto era bastato però, perché Eugenio Scalfari si scagliasse contro i pm palermitani. L’8 luglio scorso in un editoriale il fondatore di Repubblica faceva esplicito riferimento al “Procuratore generale della Cassazione che ha la vigilanza sul corretto esercizio della giurisdizione e detiene l’iniziativa di eventuali procedimenti”. Il 29 luglio poi affondava il colpo su Di Matteo: “ Ricordo che la notizia dell’intercettazione indiretta del presidente della Repubblica era stata data addirittura da uno dei quattro procuratori in un’intervista al nostro giornale”.

Di Matteo e Messineo, sentiti dal Fatto Quotidiano, si sono detti tranquilli. “Se la notizia (dell’indagine preliminare) fosse vera, si tratterebbe di un fatto riservato, sul quale non posso dire nulla”, ha specificato il procuratore capo di Palermo. Adesso il sostituto pg Fresa dovrà verificare se Messineo abbia o meno autorizzato il suo sostituto a rilasciare interviste, e se in quelle risposte date a Repubblica Di Matteo abbia o meno violato la riservatezza delle indagini. In caso contrario partirebbe il procedimento disciplinare davanti al Csm. Lo stesso rischio che corre il procuratore generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato, incriminato per la sua lettera a Paolo Borsellino, letta in occasione del ventesimo anniversario della strage di via d’Amelio.


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