Lavoro alla Gesip, amo Palermo | Per piacere, non odiatemi - Live Sicilia

Lavoro alla Gesip, amo Palermo | Per piacere, non odiatemi

Un dipendente Gesip scrive una lettera in cui racconta la sua correttezza di persona perbene. Più che una lettera è un grido che viene dal cuore. Vale la pena di ascoltarlo con attenzione e rispetto.

La lettera
di
5 min di lettura

In questo difficilissimo momento storico avere un lavoro a tempo indeterminato, essere messi in regola, avere ferie e malattie pagate, avere riconosciuti dei diritti che a molti lavoratori in nero vengono negati, è senza ombra di dubbio un’inestimabile fortuna. Io dipendente Gesip ne sono perfettamente consapevole, come lo sono del fatto che ogni notizia diffusa dai mass-media su un dipendente di questa società che non svolge il proprio compito, che non si presenta affatto sul proprio posto di lavoro, che abbatte semafori e ribalta cassonetti della spazzatura, provoca lo sdegno, l’antipatia ed a volte anche l’odio di tutti coloro che non hanno neanche un impiego.

Odiati dalla cittadinanza, disprezzati dalle istituzioni, non si è mai tenuto conto che all’interno della Gesip ci sono circa 1800 uomini e donne dei quali non si conoscono i volti, i cui nomi non interessano a nessuno, ma che incontrate quotidianamente al bar, al supermercato; siamo i vostri vicini di casa, quelli che magari vi aiutano con i sacchetti della spesa, i genitori del compagno di classe di vostro figlio, i vostri vicini d’ombrellone. Siamo gli stessi a cui rivolgete gentilmente la parola. E sì perchè noi dipendenti Gesip viviamo tra di voi! Io da cittadina sarei la prima ad odiare questi nullafacenti, io da impiegata della Gesip vi dico che la maggior parte di noi è ostaggio di un sistema deviato al quale è stata tolta ogni possibilità di riscatto. Infinite sono le volte in cui assistiamo inermi ad una caccia alle streghe che ci vede protagonisti; giornali, telegiornali, fotografie che ci dipingono come parassiti, mostri, delinquenti.

Sempre ad insistere sul fatto che un terzo dei dipendenti di questa società fa parte della folta schiera degli ex detenuti ed io a domandarmi se quello dei giornalisti sia forse un suggerimento per la Società di abbandonare a se stesso un individuo nel momento in cui ha ormai pagato ed estinto il propri debito. Non ho mai visto fare i dovuti distinguo tra chi ha sbagliato venti anni fa e chi delinque nel presente! La Gesip nacque per ragioni sociali, ora , sebbene comprendo il livore di coloro che non trovano giusto che essere ex detenuti possa costituire una corsia preferenziale per trovare lavoro, non si può neanche marchiare un uomo a vita. Sebbene l’immaginario collettivo suggerisca ben altro, la maggior parte dei dipendenti Gesip ha una grande dignità, senso del dovere e del lavoro.

Noi puliamo le spiagge, noi puliamo le villette, glli spartitraffico, tosiamo l’erba, molti di noi sono stati deportati al fiume Oreto; andate a visitare villetta Tricoli, guardate piazza Politeama, il Foro Italico, il cimitero dei Cappuccini, informatevi, chiedete, in questa città ovunque posiate gli occhi ci ha messo il proprio lavoro un operaio Gesip, e spesso quando trovate uno di questi siti sporchi non è perchè noi non abbiamo pulito ma perchè il palermitano sconosce i cestini per i rifiuti ed i sacchettini per gli escrementi dei propri cani! Ma purtroppo fanno dei servizi solo sui siti sporchi spesso additando ingiustamente noi; già perchè dovete sapere che spesso i giornalisti ci attaccano senza nemmeno sapere se il luogo sul quale stanno facendo il servizio sia di competenza Gesip; ma anche quando, dopo essere stati esposti alla pubblica gogna, si “scopre” che non siamo noi i responsabili non arrinvano smentite, oppure vengono fatte en passant. E noi a casa a morderci le mani!

Le scuole comunali fino a qualche mese fa le pulivamo noi, ed i vostri bambini,e sono certa che molti genitori ne converranno con me, erano “guardati” da noi. Noi padri , madri, mogli, figli, alcuni ex tossici, alcuni ex detenuti, eppure amati dai vostri figli; noi puliamo gli uffici comunali, noi ci occupavamo dei tanto amati ed odiati amici dell’uomo presso il canile municipale, siamo stati sotto inchiesta, sempre per i soliti pregiudizi (io per prima ho odiato i miei colleghi in quella occasione); indagine dalla quale non è emerso alcun reato. Cari concittadini vi dico che chi di noi sbaglia deve pagare né più nè meno di qualunque altro impiegato. Io per prima non tollero il lassismo, i fannulloni, i prepotenti, i “Totò Termini” di turno per intenderci; ma prima di condannarci tutti per direttissima guardateci negli occhi, tenete bene a mente che non troverete scritto sul nostro volto “DIPENDENTE GESIP”, sappiate che negli uffici comunali avete incontrato degli amministrativi in tutto e per tutto simili ad un dipendente comunale, che però facevano parte di questa famigerata società; sappiate che molto spesso ci ritroviamo spogliati della nostra dignità, privati del nostro tempo libero perchè costretti a sfilare in lunghi ed estenuanti cortei, ai quali partecipano anche tanti nostri colleghi invalidi.

La nostra maggiore aspirazione non è quella di bloccare incroci o arrecare danni alla viabilità, ve lo garantisco.Noi desideriamo lavorare, vogliamo uscire da quest’incubo, sapete quanto sia terribile vergognarsi di dire dove si lavora? Leggere sul volto della gente diffidenza, paura, pur non avendo commesso alcun crimine? Sapete cosa significa essere perennemente in procinto di venire licenziati, consci che in molti brinderanno quel giorno? E nel frattempo, mentre leggi i commenti feroci delle persone, mentre ti fotografano ad una distanza tale da non vedere niente, eppure come i migliori veggenti, sebbene non si distingua il tuo volto, tutti sono in grado di vedere che hai gli occhi chiusi e che sicuramente stai dormendo, e questo perchè? Perchè sei Gesip. Dicevo, mentre accade tutto ciò intorno a te, sei sul punto di gettare la spugna, di invertire il tuo senso di marcia e con i forconi inseguire questi qui; ti giri, guardi i volti di tuoi colleghi, gli stessi con i quali hai litigato, discusso in molte occasioni; li guardi e vedi che anche loro vorrebbero mollare, che si sentono sconfitti, manovrati dal politico di turno, ed hanno paura, paura di perdere tutto…li guardi e vedi i loro figli che hai visto crescere, vedi i loro matrimoni falliti, i loro sogni coronati, la loro correttezza, la loro onestà, a quel punto ti dici che fino alla fine camminerai al loro fianco.

Lettera firmata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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