La Consulta: "Giudizio ammissibile" |Messineo: "Un passaggio formale" - Live Sicilia

La Consulta: “Giudizio ammissibile” |Messineo: “Un passaggio formale”

La Corte costituzionale ha ammesso il conflitto d'attribuzione sollevato dal Quirinale sulle intercettazioni effettuate nell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, a Livesicilia: "Ciò non implica valutazioni di merito".

PALERMO – Il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sollevato dal Quirinale contro la procura di Palermo è ammissibile. Lo ha deciso la Corte costituzionale alla fine di una lunga camera di consiglio cominciata questa mattina. Adesso la Consulta dovrà entrare nel merito del ricorso presentato dal Capo dello Stato contro i pm palermitani. L’esame di merito è stato fissato per la seconda settimana di novembre.

Il giudizio formale e processuale è un filtro iniziale che non implica valutazioni di merito: è un semplice passaggio formale” è stato il commento “a caldo” di Francesco Messineo A livesicilia. “Continuiamo a ritenere di aver agito rispettando le leggi e senza aver leso in alcun modo le prerogative del Presidente della Repubblica” ha sottolineato il procuratore capo di Palermo.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva dato mandato all’avvocatura dello Stato di sollevare conflitto d’attribuzioni contro la procura di Palermo alla fine dello scorso luglio, quando il settimanale Panorama aveva riferito dell’esistenza di due intercettazioni telefoniche tra l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino e lo stesso Napolitano. Mancino è indagato per falsa testimonianza nell’ambito dell’indagine sulla Trattativa mafia – Stato, la cui udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 29 ottobre.

L’utenza telefonica di Mancino è stata intercettata dalla Dia, su mandato dei pm palermitani, già dal novembre del 2011 e in diverse occasioni l’ex esponente della Dc era stato sorpreso a parlare con Loris D’Ambrosio, consigliere giuridico del Colle, deceduto l’estate scorsa a causa di un infarto. Tra il marzo e l’aprile scorso nelle bobine della Dia sarebbe rimasta impressa anche la voce del presidente della Repubblica, mentre interloquiva con Mancino. Quelle intercettazioni, tutt’ora segrete, non sono mai state trascritte. Ma secondo il Quirinale dovevano essere immediatamente distrutte. Cosa che non è avvenuta perché i pm palermitani sostengono invece che, in base alle norme del codice di procedura penale, per distruggerle occorre un’udienza davanti al gip. Il Colle ha denunciato una violazione delle prerogative costituzionali del capo dello Stato garantite dall’articolo 90 della Carta.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI