Il partito degli onesti - Live Sicilia

Il partito degli onesti

C'è una più che sospetta ridondanza nell'ossessione con cui i nuovi politici siciliani, che talvolta somigliano ai vecchi, ci tengono a scrivere sui manifesti: sono un uomo onesto. Lo esibiscono. Lo certificano. Perché? Senso di colpa dell'appartenenza alla classe politica o semplici scelte di marketing?

PALERMO – Il politico nuovo ci tiene a non confondersi con la fisionomia decrepita di un politico vecchio. Infatti nei suoi manifesti c’è scritto: sono un uomo onesto. Senza rughe. Doc. E’ il succo di un concetto da battaglia che conosce varie declinazioni, non cambiando mai.

I casi son tanti. C’è chi afferma di essere perbene, come Antonello Cracolici. Anzi, il punto di riferimento delle persone perbene, dopo avere sostenuto il governo di un presidente fortemente indiziato se non altro sul piano etico. Ma è un atto coerente con la grande opera di rimozione del Pd che, con qualche ragione, vuole fare dimenticare la sua vita passata, trascorsa a braccetto di Raffaele Lombardo.  C’è chi, come Nello Musumeci, intende riaggregare il tema della pulizia alla destra storica, glissando sulle frequentazioni che, anche in quelle contrade, spesso si sono rivelate tutt’altro che impeccabili.

Lasciando da parte, le notazioni singole, il politico che ammette e proclama la propria illibatezza potrebbe fare testo. D’ora in poi si pretenderà che i macellai espongano sul bancone, accanto a quarti e fettine, un cartello di garanzia: “Qui non si vende carne umana”. E i calciatori, all’ingresso in campo, dovranno posare una mano sull’album delle figurine Panini e giurare solennemente: “Il nostro sport si fa con i piedi, non segneremo gol con le mani. Chi sgarra sia maledetto. Diventi all’istante alto come Maradona e bravo come Santiago Garcia”. E vorremo dai bambini della scuola elementare l’impegno scritto a non vergare mai sul quadernetto la parola “squola”. E chiederemo con cortesia al nostro ristoratore preferito di pubblicare sul menu il rassicurante motto: “Qui non si seguono le ricette di casa Borgia e non si servono bibite alla cicuta”.

C’è una più che sospetta ridondanza nell’ossessione con cui i nuovi politici siciliani, che talvolta somigliano ai vecchi, ci tengono a stampare il loro candore. Lo esibiscono. Lo certificano. Perché? Sarà mica per una certa insicurezza di fondo, per il senso di colpa? I maligni potrebbero suggerire che si tratti di una sorta di excusatio non petita, di moto dell’anima, considerando il territorio d’appartenenza, l’Ars degli indagati e degli arrestati. Si afferma con vigore la propria estraneità al vizio del malaffare, perché si hanno peccatucci veniali o mortali. Non crediamo che sia così, non sempre. Antonello Cracolici e Nello Musumeci, per tornare ai due che abbiamo tirato in ballo e altri mancano all’appello, sono figure discutibili per i percorsi politici, ma oneste.

E’ semplicemente una scelta di marketing. Siccome nell’opinione comune c’è questa strana idea sulla politica: un covo di malfattori, una banda di ladri, una sentina di vizi, un vascello di disperati, ecco qua la brillante soluzione. Noi replichiamo le nostre facce sui cartelloni sei per tre. Mettiamo nero su bianco la nostra fedina intoccata. Tessiamo codici etici su misura per i soliti noti. E problema non c’è. Purtroppo, non basta essere perbene per servire il popolo, quella sarebbe semmai la condizione preliminare, la “squola” da non copiare mai sul quadernetto. Per il resto, ci vogliono competenze e attributi. E poi, chi comprerebbe un ossobuco da una macelleria con la reclame: “Qui non si vende carne umana”?


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