Senza Miccoli non si fa gol |E la classifica mette paura - Live Sicilia

Senza Miccoli non si fa gol |E la classifica mette paura

Il commento del momento nero della squadra di Zamparini analizzato dalla storica firma sportiva palermitana Benvenuto Caminiti. Insistere con Ujkani e Hernandez, tenendo in  panchina Miccoli sembra una fissazione. E' vero che Miccoli non è una prima punta e per il 3-4-3 di Gasperini andrebbe meglio Hernandez: ma solo sul piano teorico. I fatti dicono che il Palermo non può fare a meno della qualità del capitano.

IL PROCESSO DEL LUNEDì - SPECIALE
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PALERMO – Ci dev’essere un sortilegio che volteggia come un avvoltoio sul capo di Gasperini, altrimenti non si spiegano le sue due partite finite entrambe con un gol all’ultimo minuto (o quasi), quando poi non c’è più niente da fare.

Un sortilegio da cui deve liberarsi al più presto – se vuol rimettere in sesto la sua carriera – e che lo perseguita da quando Preziosi lo cacciò via dal Genoa, dopo tre magnifiche stagioni, piene di bel gioco e belle vittorie. Poi arrivò per lui la grande occasione, l’Inter, e lui ne fu abbagliato e vi si gettò a corpo morto: e fu un flop clamoroso e la sua Inter venne a Palermo e prese quattro gol, poi perse anche col Novara e fu l’esonero. Io dico che il sortilegio se lo stava mangiando vivo, se è vero che beccò l’Inter nella sua stagione peggiore, con il suo giocatore più talentuoso, Snejider, ai minimi termini e l’intera truppa allo sbaraglio, tant’è che anche un vecchio volpone come Ranieri ci lasciò le penne.

E siccome non credo né ai sortilegi né alle macumbe, penso che, sfortuna a parte, ciascuno di noi è responsabile del proprio destino e Gasperini, da buon piemontese con i piedi ben piantati per terra, deve darsi una regolata. Sì’, va bene la sua idea di calcio, va bene che la persegua e la difenda con orgoglio, ma l’integralismo non ha mai portato da nessuna parte. Nella vita come nel calcio. E la sua cocciutaggine, questo mi sembra: integralismo, che da una persona avveduta e pragmatica come lui non mi aspetto davvero che non gli permetta di intervenire tempestivamente per cambiare la rotta che, così com’è orientata dopo 5 giornate di campionato, porta direttamente e impietosamente in serie B. Non voglio fare il disfattista, non sarebbe nelle mie corde di tifoso, ma mastico calcio da una vita e distinguo un’idea da una fissazione: e quell’insistere con Ujkani e Hernandez, tenendo in  panchina Miccoli questo mi sembra, una fissazione. Sì, è vero, Miccoli non è una prima punta e per il suo 3-4-3 va (andrebbe) meglio Hernandez: sul piano puramente teorico, il ragionamento di Gasperini non fa una piega, ma su quello pratico ne fa tante, così tante, da aver lasciato a bocca asciutta in fatto di gol il suo “nuovo” Palermo, dopo oltre 180 minuti di gioco. E se non fai gol, puoi anche fare le serenate in campo ma una partita non la vinci, e basta un tiro, un tiro solo e pure da lontano, e te ne vai a casa con le ossa rotte. E la classifica che piange.

Ergo: diamoci una regolata, perché vedere quel Miccoli intristito in panchina fa rabbia, soprattutto perché in campo, chi lo sostituisce, pur dannandosi l’anima, non la caccia dentro neppure da un metro. Qualcuno potrebbe dire: ma Miccoli lì davanti, da solo, non la beccherebbe mai, lui non è una prima punta, ha bisogno di un compagno frangiflutti. Giusto. E allora, diamoglielo, perché è certo –  lo dice la sua storia di questi cinque anni rosanero, fatta di gol e di assist – il capitano almeno una delle 4 occasioni gol capitate a Hernandez l’avrebbe trasformata in gol. Qualcuno potrebbe obiettare che Miccoli lì davanti non ci sarebbe neanche arrivato. Può darsi, ma non ci credo: ci sono anche gli inserimenti dei centrocampisti per far gol e con uno come Miccoli in campo, il gol prima o poi arriva: o lo fa lui o lo fa fare. Infatti, l’unico finora segnato dal Palermo (col Cagliari) è venuto da un suo prezioso assist.

Ma badiamo al sodo: Gasperini è un tecnico preparato, la squadra con lui ha già un’identità, i giocatori in campo sanno cosa fare e prima tutto questo non si era neanche intravisto. Quindi, onore al Gasp, ma, ripeto, incaponirsi per puro puntiglio su scelte e decisioni, rivelatesi sbagliate, è un handicap spesso fatale: lui è troppo intelligente per non capire che, se il suo schema-principe non produce risultati pratici (gol) lui deve adattarlo al materiale di cui dispone. Non procedere al contrario. Fermo restando che l’organico rosanero è di una mediocrità sconfortante; che lui in pochi giorni ha sistemato in campo la squadra, tranne quei cambi ritardati oltre misura, di cui ho già detto.

Fermo restando anche il paradosso che in una situazione così delicata, Zamparini che fa? Pensa a star vicino ad allenatore e squadra? Nient’affatto. Lui, preso, anzi travolto d’autentica furia iconoclasta, invece di proteggere la squadra e darle il sostegno che serve, pensa bene di stravolgere una volta di più clima e ambiente, chiamando Lo Monaco e, praticamente, costringendo alla fuga (si fa per dire) il buon Perinetti. E non solo: continua a parlare di “squadra forte e di campionato di transizione”. Il pericolo invece è la retrocessione in B. 

Chi mi conosce sa che ho difeso Zamparini in diverse occasioni, ma c’è un limite a tutto e il mio è il bene del Palermo, perché i giocatori passano, gli allenatori passano, i presidenti passano, ma il Palermo resta. E conta solo il Palermo e il suo destino e tutto ciò che lo mette in pericolo va combattuto. Come? Remando contro e limitandosi agli insulti? No, davvero: servirebbe solo a peggiorare una situazione già gravemente compromessa: ma con la passione, con la presenza massiccia e totale sugli spalti. Subito, a cominciare domenica col Chievo: già scontro decisivo per iniziare a sperare. Sì, sperare, persino sperare finora ci è stato negato. E invece sono i veri tifosi del Palermo a dover dare la spinta giusta, quella che può risollevare la squadra, spazzando via pure questa maledetta sfortuna, che ci ha preso di mira e minaccia seriamente di non  mollarci tanto facilmente.


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