Posseggo, dunque sono - Live Sicilia

Posseggo, dunque sono

"Il moralista della crisi sa bene che se l'italiano vive di 'immagine' e non di sostanza, il siciliano non ci pensa due volte a spendere euro a centinaia in dieci minuti, nel capriccio di sentirsi benestante ed essere poi felicemente costretto a mangiare pane duro per un mese".

PALERMO- Il moralista della crisi agisce ogni qual volta se ne presenta l’occasione. In una Sicilia sull’orlo del baratro, poi, l’occasione non manca di certo. Perché il moralista della crisi sa bene che se l’italiano vive di ‘immagine’ e non di sostanza, il siciliano non ci pensa due volte a spendere euro a centinaia in dieci minuti, nel capriccio di sentirsi benestante ed essere poi felicemente costretto a mangiare pane duro per un mese. Nella polemica globale ovviamente ci sono i dittatori del nuovo che non ammettono sgarri e il nuovo non è più must, ma must have, pure se per averlo ci asciughiamo uno stipendio, così come il dittatore dell’automobilismo o del design.

Ma non parliamo di loro, non parliamo dei puristi, degli addicted, parliamo della massa. La massa che si sente esclusa perchè non può ordinare all’avveniristica signorina virtuale di ‘chia-ma-re-ma-mma’, la massa che un giorno ti dice che la gente ha fame e non si è mai vista tanta miseria a Palermo e il giorno dopo è l’ultimo pecorone della coda davanti al negozio, ma a lui serve per lavoro. Ma c’è chi proprio perché la situazione è una situazione di crisi e se posso, oltre che economica, ideologica, ha già da tempo deciso di far vedere al mondo che a lui la crisi non lo ha toccato. Loro, per farla breve, sono messi che spendono i soldi che non hanno nelle cose più inutili mentre il resto della gente vende. Tutto questo viene fatto perché godono moltissimo nel discutere insieme ai ‘mortali’ delle problematiche attuali sentendosi comunque al di sopra. Già, mai tanta miseria.

Penso che però siano anche affari loro se hanno le pezze al culo e in mano l’oggetto dei loro desideri, che sia un telefono, un televisore, le chiavi del suv. Credo che la cosa debba essere presa con rassegnazione, nella certezza che loro e la loro progenie faranno sempre ragionamenti, se così possiamo chiamarli, di questo tipo. La condizione di bassezza mentale nella quale queste persone vivono non deve essere per il normo-pensante un’arma di cui servirsi per umiliarli o urlargli contro. Semplicemente si sentono migliori perché credono di convincerti ad amarli con i loro discorsi pieni di misericordia e ad ammirarli perché possiedono, o dicono di possedere.

Nella quotidiana battuta di caccia all’oggetto, nella ricerca folle e angosciosa della ‘cosa’ manca il tempo per la ricerca di sé. Non c’è tempo e non c’è spazio da dedicare al pensiero, alla riflessione, alla crescita. Non è necessario avere una cultura superiore, perché nessuno ti chiederà mai come la pensi. Non è necessario essere tra i selezionatissimi ospiti dei ‘salotti buoni’, perché ormai nessuno sa più nemmeno quali siano davvero, i salotti buoni. Non esistono le classi sociali, in pochi sanno cosa vuol dire lavorare e addio alla parola parvenu. Conveniente, semplificante, cara nuova società. È chiaro, le teorie sono molte, c’è chi crede che esistano progetti segretissimi che da decenni mirano a ridurci tutti così, vittime inconsapevoli dell’annullamento dell’io. Io, invece, penso che sia nella natura umana abbandonarsi a ciò che è comodo, rapido. Se oggi ‘ho’ equivale a ‘sono’ come mai, forse, nella storia, non è estremamente facile ‘essere’? Conosco persone, poche, che sono disposte a fingersi ignoranti e mediocri pur di andare d’accordo con il resto della gente. Anche questa è una forma di disagio, sconosciuto e latente, che non vedi, di cui non sei cosciente, ma che ti obbliga ad adeguarti al mondo. E non c’è età, non c’è classe sociale, forse non c’è nemmeno scampo. Siamo intrappolati in una sceneggiatura e pur non avendo visto il film sappiamo tutti come andrà a finire.

Nell’imbarazzante sfilata di fantocci alla quale assistiamo e della quale nostro malgrado, almeno una volta, abbiamo fatto parte, non esistono timori e debolezze. Tutto è costruito, tutto è falso. Come in una scenografia di cartapesta, dove l’idolo da adorare è sostituito di settimana in settimana in una forma di religione malata ed eretica. Il mito è alla portata di tutti, basta risparmiare su altro. Tutti conoscono la citazione ‘la religione è l’oppio dei popoli’, ebbene la versione autentica è ‘La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l’oppio dei popoli.’ Conveniente, semplificante, cara nuova società.

 


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