Catania, doppia lupara bianca: | svolta nell'inchiesta grazie ai Ris - Live Sicilia

Catania, doppia lupara bianca: | svolta nell’inchiesta grazie ai Ris

Un duplice omicidio a Catania, una doppia lupara bianca. Anni di misteri e di indagini. Sono entrati sulla scena i Ris. Ed è arrivata la svolta. (nella foto la scena del delitto)

Doppia lupara bianca, la scena del crimine

La scena del crimine

CATANIA- La scienza a servizio della giustizia. Potrebbe, infatti, essere la sagacia dei carabinieri del Ris di Messina a dare una nuova impronta alle indagini sul caso della scomparsa dei pregiudicati Giuseppe Spampinato, affiliato al clan dei Laudani e Francesco Grasso, imparentato con un boss ergastolano, svaniti nel nulla nel febbraio del 2011. Per gli inquirenti si tratta di un caso di doppia lupara bianca, i due sarebbero stati uccisi nell’azienda agrituristica Akis, di Pennisi, frazione di Acireale.

Lo scorso aprile per quel duplice delitto finì in carcere il titolare del bed and breakfast Rosario Grasso, con l’accusa di concorso in omicidio. Egli stesso aveva ammesso ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania di avere visto che i due erano stati ammazzati nell’area esterna alla struttura ricettiva, ma dichiarò di non conoscere l’identità dei killer, né di sapere il luogo dove fossero stati sepolti i corpi. L’indagine coordinata dalla procura di Catania, è stata affidata al sostituto procuratore della DDA Etnea, Pasquale Pacifico, profondo conoscitore della geografia di Cosa nostra catanese e soprattutto delle faide interne al clan dei Laudani. A fornire nuovi elementi all’inchiesta è stata l’intuizione di un biologo molecolare del Ris, che grazie all’utilizzo di una tecnica innovativa ha ricostruito il percorso delle vittime e rinvenuto vaste chiazze di sangue, in un ambiente riservato al personale della struttura, che erano state ricoperte maldestramente con della pittura.

In particolare, l’impiego del luminol, un reagente chimico, ha permesso di isolare vaste porzioni di sangue, invisibili ad occhio nudo, dalle pareti e dal pavimento, tra le mattonelle in cotto e su alcune pietre ornamentali. La rivelazione importante, che trapela dagli ambienti giudiziari, e che il sangue rinvenuto, sottoposto al test del dna, sarebbe compatibile con uno dei familiari delle vittime. Tutto questo rafforzerebbe l’impianto accusatorio nei confronti del proprietario dell’Akis che, rimane, dunque, il maggiore indiziato. Secondo la ricostruzione dei Ris, dunque, l’omicidio di Grasso e Spampinato, sarebbe avvenuto all’interno e non all’esterno della struttura ricettiva, come era stato ipotizzato invece in un primo momento anche a seguito delle dichiarazioni dell’indagato. Oltre alle tracce ematiche, sarebbero emersi nuovi elementi che chiarirebbero l’esatta dinamica del duplice omicidio, ma su questo aspetto gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo. A localizzare l’Akis come possibile teatro del delitto furono i carabinieri che ricostruirono una fitta rete di contatti telefonici che portarono ad intercettare una cella telefonica di Pennisi, molto vicina al b&b, a cui si erano agganciati i cellulari di Spampinato e Grasso, poco prima di far perdere le loro tracce.

La conoscenza degli scomparsi con il proprietario, poi, è stato il tassello che ha completato il puzzle. Gli inquirenti, ora, indagano per recuperare i corpi delle vittime, probabilmente sotterrati lontano dall’agriturismo; nei pressi del b&b si sono svolti gli scavi disposti dalla Procura che però non hanno portato ad alcun risultato. Non si esclude che oltre al titolare dell’Akis, siano coinvolti altri soggetti, che avrebbero attirato i due nell’agriturismo per tendergli la trappola mortale. Alla base del movente una possibile faida tra i clan Santapaola e Laudani per prestiti non onorati. Ma queste, al momento, restano solo ipotesi.

 

 

 

 


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