Ex covo del boss| Le figlie lo ristrutturano - Live Sicilia

Ex covo del boss| Le figlie lo ristrutturano

Le figlie dell'ex boss della "Stidda", Crosifisso Lauretta, abitavano e conducevano ampliamenti nel vecchio covo del padre in via Giacomo Amato (nella foto, una visuale del quartiere).

GELA – Il comune di Gela ha avviato un’indagine interna per accertare omissioni e complicità che hanno permesso ai figli di un ex boss mafioso di potere abitare e ampliare la casa abusiva, in parte confiscata e comunque sottoposta a ordine di demolizione, che era stata usata come covo dal clan della “Stidda”.

Da quell’edificio, composto da un pianoterra e un primo piano di via Foppa, nel rione Settefarine, il 27 novembre ’90, partirono i gruppi di fuoco ”dissidenti” della cosiddetta “strage della sala-giochi” contro Cosa nostra, con un bilancio di 8 morti e 7 feriti in 4 agguati simultanei. Un blitz delle forze dell’ordine, poche ore dopo la carneficina, permise di arrestare il proprietario dell’immobile, Crocifisso Lauretta, che oggi ha 54 anni, e Ivano Rapisarda (detto Ivano Pistola), all’epoca ventenne. Nel ’97, la casa fu sottoposta a confisca per un quarto della proprieta’ indivisibile, intestata a Lauretta. Per i restanti tre quarti, fu avanzata richiesta di sanatoria da parte della moglie, Lucia Cosenza, 50 anni, legittima proprietaria. Il comune di Gela respinse la richiesta e inserì l’immobile in due progetti nell’ambito del “Pon Sicurezza” per destinarlo a centro sociale e casa alloggio per i più bisognosi. L’insufficienza di risorse indusse gli amministratori a congelare i programmi. Nel frattempo, due figlie di Lauretta hanno occupato l’edificio e realizzato abusivamente un secondo piano e la struttura per una veranda sul terrazzo.

In una conferenza stampa il sindaco, Angelo Fasulo, e l’assessore all’urbanistica Giuseppe D’Aleo hanno annunciato di avere nominato la commissione d’inchiesta, avviato la contabilità per imporre ai Lauretta il pagamento di una indennità ad equo canone relativa all’occupazione dell’edificio e si riservano di emettere eventuale ordinanza di sgombero fra 5 giorni, a conclusione dell’indagine. Provvedimenti sanzionatori e denunce sono state annunciate nei confronti di Enel e aziende idriche per le indebite forniture di luce e acqua. Sulla vicenda anche l’autorità giudiziaria ha aperto
un’inchiesta.


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