"Il cuore di mio figlio è a Palermo | Vorrei riabbracciarlo ancora" - Live Sicilia

“Il cuore di mio figlio è a Palermo | Vorrei riabbracciarlo ancora”

Un ragazzo morto a Foggia. Gli organi trapiantati. Il cuore a Palermo, nel petto di qualcuno che ha ricominciato a vivere e sperare grazie a quel dono. E i genitori: "Chi ha Marco dentro, venga ad abbracciarci".

PALERMO- Una sera d’aprile del 2010, Marco Liuzzi era in macchina a San Paolo di Civitate, in provincia di Foggia, ma quella che doveva essere una normale uscita finisce con un gravissimo incidente. Mamma Maria Carmela e papà Alfonso non vedranno più il figlio rientrare dalla porta di casa. Marco aveva soltanto 19 anni e la sua vita spezzata è una tragedia che passa attraverso i cuori di due genitori che con orgoglio e determinazione decidono di acconsentire all’espianto degli organi del figlio.

Le cornee degli occhi di Marco vanno a Padova, il fegato e un rene a Bari, l’altro rene a Bologna. E il cuore di Marco arriva a Palermo, il 7 aprile 2010. Tutti gli interventi vengono eseguiti in quella data, gli organi del ragazzo di Maria Carmela e Alfonso diventano organi di altre persone, finiscono in altre vite. Sono passati due anni da allora, e qualcosa spinge i due genitori a lanciare una richiesta: “Siamo animati dal forte desiderio di avere notizie da quanti hanno ricevuto un dono così grande dal nostro Marco”, scrivono in una lettera. Il ricordo del figlio è forte, una morte ancora troppo vicina e troppo terribile per poter lasciare che il tempo affievolisca dolori e ricordi, ciononostante i due tengono a specificare che “non vogliamo speculare o strumentalizzare, speriamo che i riceventi abbiano potuto essere ripagati delle sofferenze pregresse”. È Alfonso Liuzzi al telefono di Livesicilia a raccontare: “Noi non vogliamo opprimere nessuno, non vogliamo soldi, non vogliamo nulla. L’unico desiderio mio e di mia moglie è che il cuore di Marco ci venisse a trovare. Vorremmo che venisse lui da noi, non andremmo mai a conoscerlo contro la sua volontà”.

Livesicilia ha contattato l’Ismett, per fare chiarezza e per accogliere in parte l’appello dei due coniugi. La legge è chiara riguardo la necessità di garantire ai riceventi privacy e riservatezza, quello che forse viene preso sottogamba è il lato psicologico di questi particolari episodi: “Al di là della legge, ci sono delle valutazioni di natura psicologica che vanno seguite: la ricerca dei riceventi da parte dei familiari del donatore crea spesso una dipendenza psicologica dannosa per entrambe le parti. E questo funziona anche al contrario, il ricevente che cerca un donatore potrebbe iniziare ad avere sensi di colpa che renderebbero ancora più traumatica la ripresa. Sono situazione delicate, e noi dobbiamo operare per la tutela di tutti”.

Probabilmente i due genitori non si daranno per vinti, probabilmente hanno bisogno di vedere ancora un po’ di quel figlio portatogli via troppo presto, in modo crudele. Nessuno vorrebbe mai immaginarsi senza occhi, senza pelle, senza cuore, eppure succede che quando quegli occhi, quella pelle, quel cuore riescono a migliorare la vita di qualcuno sembra quasi un piccolo miracolo sulla terra. E grazie a Marco Liuzzi qualcuno sta vivendo questo miracolo.


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