L'ex sindaco indagato per mafia| diventa consigliere provinciale - Live Sicilia

L’ex sindaco indagato per mafia| diventa consigliere provinciale

Pietro D'Aì, ex sindaco di Misilmeri, comune sciolto per mafia, si è insediato al Consiglio della provincia di Palermo. A luglio ha ricevuto un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa.

Da Misilmeri a Palermo
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PALERMO – È uscito dalla porta del comune di Misilmeri ed ha varcato quella della provincia di Palermo. Pietro D’Aì è diventato consigliere dell’amministrazione di Palazzo Comitini. Va ad infoltire il gruppo del Cantiere popolare. Primo dei non eletti alle provinciali del 2008, l’ex sindaco di Misilmeri prende il posto del compagno di partito Bartolo Di Salvo, che ha lasciato lo scranno libero dopo essere stato nominato assessore.

È durata, dunque, poco più di due mesi la lontananza di D’Aì dalla politica attiva. Da quel 27 luglio scorso, quando decise di dimettersi nel giorno in cui il Consiglio dei Ministri, presieduto dal premier Mario Monti, sciolse il Comune per infiltrazioni mafiose. Erano i giorni dell’operazione dei carabinieri denominata Sisma che provocò un terremoto politico giudiziario nel Comune in provincia di Palermo. L’ex sindaco, eletto nel 2010, ricevette un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa.

Oggi D’Aì non rilascia dichiarazioni, allora inviò una lettera al prefetto di Palermo in cui scriveva: “Lascio con l’amarezza nel cuore. Sono certo di non avere posto in essere un solo atto gradito ai mafiosi. Ma purtroppo antagonisti politici hanno lavorato da subito per fare di Misilmeri, e di un’esperienza pulita e trasparente, un verminaio. Intimamente mi sono ispirato agli insegnamenti di un misilmerese come Rocco Chinnici, conosciuto da giovane, e sono orgoglioso di avergli intitolato l’aula consiliare”.

Oltre a D’Aì l’avviso di garanzia venne notificato anche all’ex vice presidente del consiglio comunale, Giampiero Marchese. Le indagini ipotizzano che alcune palazzine sarebbero state costruite su terreni diventati edificabili con la compiacenza dell’amministrazione comunale. Dietro il cambio “fuorilegge” di destinazione d’uso ci sarebbe la regia di Cosa nostra. Si indaga su una trentina di concessioni edilizie oggi bocciate dall’assessorato regionale al Territorio. Abitazioni in costruzione e altre già finite che non potranno ottenere i certificati di abitabilità.

Ad aprile scorso finirono in cella cinque persone. Anzi, quattro, visto che Antonino Messicati Vitale, uomo d’onore di Villabate, da allora è latitante. Gli arrestati erano Francesco Lo Gerfo, indicato come il capomafia di Misilmeri, Mariano Falletta, anche lui di Misilmeri, e i palermitani Stefano Polizzi (presunto referente della cosca di Bolognetta accusato di estorsione) e Vincenzo Ganci. Un avviso di garanzia, sempre per concorso in mafia, era stato notificato anche a Giuseppe Cimò, presidente del Consiglio comunale. Lo Gerfo e Ganci, secondo l’accusa, avrebbero condizionato la vita amministrativa. A cominciare dalla scelta di chi doveva guidare l’assemblea consiliare.

Ieri l’amarezza per le dimissioni, oggi la nuova occasione politica. D’Aì ha già giurato in davanti al Consiglio che ha votato all’unanimità il suo ingresso. Più che un voto, una presa d’atto.


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