Il Piano comunale è vecchio| A rischio le pompe di benzina - Live Sicilia

Il Piano comunale è vecchio| A rischio le pompe di benzina

Il Piano carburanti del comune di Palermo, varato nel 1999, non è mai stato aggiornato e adesso sono decine le pompe di benzina che rischiano multe salatissime dal 2013. Il Comune non ha dati aggiornati e una ventina di impianti, che andavano chiusi tredici anni fa, sono ancora aperti. Perfino i lavori del tram sono a rischio. E per Palazzo delle Aquile è corsa contro il tempo.

PALERMO, LA DENUNCIA DI LA COMMARE (IDV)
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Pierpaolo La Commare

PALERMO – Multe da mille a cinquemila euro al mese per i distributori di carburante se non si metteranno in regola, ritardi nei lavori del tram e soprattutto una ventina di pompe di benzina che, carte alla mano, dovrebbero essere chiuse dal 1999. E che invece sono ancora aperte.

C’è di tutto e di più nella vicenda del Piano carburanti del comune di Palermo che è in questi giorni all’esame della commissione Urbanistica di Palazzo delle Aquile. Un esame che ha riservato più di una sorpresa ai consiglieri e che soprattutto fa suonare un campanello d’allarme per l’amministrazione chiamata ad intervenire subito.

Ma andiamo con ordine. Il Piano carburanti, reso obbligatorio per ogni comune da una legge regionale, ha il compito di disciplinare la distribuzione dei carburanti e quindi delle pompe di benzina e a Palermo è stato approvato, per la prima volta, nel 1999. Interessa all’incirca 250 impianti in tutta la città. Da allora però, in ben tredici anni, l’amministrazione di piazza Pretoria non ha mai pensato di aggiornarlo anche se nel frattempo le normative regionali e nazionali sono via via cambiate.

Il problema è tornato d’attualità qualche settimana fa, quando i lavori del tram hanno reso necessario eliminare cinque pompe di benzina in zona corso dei Mille. Ma, per legge, i distributori possono essere chiusi solo se il Comune fornisce aree alternative: cosa che, in questi anni, non è mai stato fatto. Adesso, però, i lavori sono avanzati a tal punto che la società che li sta realizzando ha chiesto a Palazzo delle Aquile di avviare il trasferimento entro il 31 dicembre di quest’anno. In caso contrario, ci sarebbero ritardi che non farebbero altro che far lievitare il costo già da capogiro dell’opera.

Un’urgenza che ha spinto la commissione a prendere in mano il dossier e a fare un’amara scoperta: le aree alternative non sono state individuate non solo per le cinque pompe di benzina che intralciano il tram, ma anche per un’altra ventina (su un totale di 42) che già nel 1999 erano state classificate come “incompatibili”. Si tratta cioè di distributori che, per un motivo o per un altro, già tredici anni fa andavano spostati in aree alternative: o perché d’intralcio al traffico, o perché mancanti di alcune particolari catatteristiche. Dal 1999, però, l’amministrazione ha messo da parte la vicenda concedendo il rinnovo delle autorizzazioni come se niente fosse. Si tratta di distributori dislocati per la città, da piazza Indipendenza a piazza Lolli, da piazza Giulio Cesare a via Lincoln.

“Il problema con cui ci siamo dovuti confrontare – dice Pierpaolo La Commare, consigliere Idv componente della commissione – è stato anche la mancanza di una banca dati aggiornata, che ci dia la possibilità di avere un quadro chiaro della situazione e di poter intervenire modificando il regolamento”. Gli uffici coinvolti sono l’Urbanistica e il Suap, oltre alla Regione, ma perfino le schede dei singoli distributori, recanti la motivazione dell’incompatibilità individuata nel ’99, risulterebbero non aggiornate, con un rimpallo di responsabilità tra i vari rami dell’amministrazione.

Ma non finisce qui. Il governo Monti, infatti, ha decretato a luglio l’obbligo, per tutte le pompe di benzina, di dotarsi del servizio “self”, ovvero del “fai da te”, entro la fine di quest’anno. Un investimento che, spiegano dal Faib (Federazione autonoma benzinai italiani), non ricadrà sul gestore ma sul concessionario. La Regione dovrebbe recepire sulla prossima Gazzetta ufficiale, che sarà pubblicata venerdì, la norma e a quel punto, dal 2013, le multe per i trasgressori saranno elevatissime: da mille a cinquemila euro al mese a partire da gennaio, un vero e proprio salasso che può trasformarsi in chiusura dell’attività nel caso in cui l’impianto infranga il codice della strada o il piano urbanistico. Un’eventualità che spingerà i vari distributori a correre subito ai ripari adeguando le proprie strutture.

Peccato però che il Piano, datato 1999, vieti un adeguamento di questo tipo per tutte le pompe di benzina che ricadono nel centro storico o nel così detto “netto storico”, ovvero zone limitrofe al centro ma sottoposte agli stessi vincoli (come, per esempio, Pallavicino, parte di via Sampolo o di via Crocerossa). Se il consiglio comunale non interverrà prontamente, cioè entro la fine dell’anno, saranno decine e decine i distributori che non potranno adeguarsi alla normativa e rischieranno così multe salatissime. L’ultima speranza è che la Regione, nel recepire nel norme del governo, intervenga sulle date procrastinandole.

“Martedì – aggiunge La Commare – incontreremo gli uffici coinvolti e chiederemo i dati aggiornati alla Regione, una delle ipotesi è di individuare le aree alternative nei parcheggi già esistenti. L’obiettivo dell’amministrazione è comunque di affrontare i problemi attraverso il confronto con le categorie interessate, mettendo così finalmente un po’ d’ordine in questo settore. Quello che non possiamo assolutamente consentire, però, saranno ritardi per i lavori del tram”.

“Serve un coordinamento tra gli uffici che hanno trattato questa materia – dice il capogruppo del Pdl e componente della commissione Giulio Tantillo – ovvero il Suap, l’Urbanistica e il Patrimonio e chi esegue i lavori del tram. Rischiamo, altrimenti, ritardi nei lavori. Dovevamo avere le aree alternative per i distributori di corso dei Mille, ma niente è stato fatto per la mancanza di coordinamento. Mi auguro che la proroga che la ditta richiederà sia l’ultima”.

“Aspettiamo le decisioni del Comune – commenta Salvatore Basile del Faib – e il recepimento della norma da parte della Regione. Non vorremmo, però, che non si considerasse l’emergenza occupazione che scaturirebbe dall’eventuale chiusura di impianti. In questo momento di crisi, non ce lo potremmo permettere”.

 


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