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Questa faccia | non mi è nuova

Tra cinema e mafia. Chi è il numero 21 della fotogallery? Basta pensarci. E scoprire... (GUARDA IL VIDEO)

Il video e la riflessione
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2 min di lettura
Saverio D'Amico

Saverio D'Amico

PALERMO- Se a ogni blitz antimafia i quotidiani pubblicano paginate di foto degli arrestati, un motivo ci sarà. E se io me le spulcio ogni volta, una per una, pur non avendo a che fare con dei mafiosi, le ragioni sono molteplici. La prima, è quella che probabilmente anima la curiosità di gran parte dei nostri concittadini: scoprire se tra i presunti uomini d’onore ci sia un volto, come si dice da noi, “conoscente”. Leggasi: incrociato per caso, frequentato inconsapevolmente. Che ne so: credi di avere a che fare con il macellaio sotto casa e salta fuori che è un capomandamento. Capita, a Palermo, e capiterà.

Ma la raffica di arresti a opera della Squadra Mobile che ha investito di recente ben due “plotoni” di Cosa nostra – mandamenti Noce e Porta nuova – mi ha regalato una sorpresa spiazzante. Di quelle che allo stupore accompagnano il grottesco, per non dire l’ilarità, pur trattandosi di mafia. Scorrete con calma la galleria fotografica pubblicata da Livesicilia, che mostra le fototessere degli arrestati nel blitz in questione. Fatelo con calma, e inseguite la suspense fino all’istantanea numero 21. Le generalità dell’arrestato che vi appare, Saverio D’Amico, forse non vi diranno molto. Ma provate ad associare la faccia della foto al nome “Saverio” e se avete visto il film di Ciprì e Maresco “Enzo, domani a Palermo” (documentario semiserio sull’impresario di pompe funebri e di spettacoli di piazza Enzo Castagna), qualcosa si attiverà nella vostra memoria. Sì, Saverio è quel Saverio. Il giovanotto ciarliero, con accento pseudonordico e aria manageriale che nel documentario faceva le veci del patron Castagna costretto agli arresti domiciliari. Di lui ricordo un’indimenticabile definizione di Santa Rosalia: “la patrona palermitanesca”. In quel film Saverio, interrogato sui suoi futuri impegni e su quando si sarebbe rifatto vivo, così concludeva: “Lasciamo al destino”.

Ora si sa che destino ha avuto, almeno per il momento.


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