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LiveSicilia.it / hp-colonna-sinistra / Rosario, il sindaco rosso che sfidò la mafia

Rosario, il sindaco rosso
che sfidò la mafia

Un passato da chimico all'Eni di Gela, icona antimafia e gay dichiarato. Storia di un sindaco rosso che Cosa nostra voleva morto. Dagli inizi nel Partito comunista al Parlamento europeo, alla corsa vittoriosa alla presidenza della Regione.

Il ritratto del neo governatore
di Caterina Cipolla e Riccardo Lo Verso
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PALERMO – Alla fine ce l’ha fatta. La sua vittoria è la conferma, piaccia o no, che bisogna abbandonare la sinistra radicale per riportarne un pizzico al potere. Rosario Crocetta, nato 61 anni fa a Gela, è il nuovo presidente della Regione.

Chissà quante Marlboro – neanche a dirlo rosse – avrà fumato in questi mesi di campagna elettorale. Alla fine ce l’ha fatta. Il perito chimico dell’Eni e poeta, l’icona antimafia e gay dichiarato, il sindaco comunista ha avuto la meglio. Per vincere, però, il suo Pd si è dovuto alleare con i democristiani dell’Udc. Per carità, quei democristiani che rivendicano il merito di essersi lasciati alle spalle il cuffarismo. Comunque sia, il rosso si è annacquato nel bianco. A pensarci bene erano e sono i colori dello scudo crociato. Rossa la croce, bianco lo sfondo.

La vittoria di Rosario Crocetta è l’ultima tappa di una carriera politica lungimirante. L’europarlamentare – è iscritto al gruppo dei Socialisti e dei Democratici – comunista lo è stato per davvero. Prima nel Pci e poi, dal 1991, tra le file di coloro che tentano la difficile Rifondazione. Nel 1996 passa ai Verdi ed entra in Consiglio comunale nella sua Gela, dove diventa assessore alla Cultura. Nel 2000 torna nella casa rossa dei Comunisti Italiani. Nel 2002, il primo grande salto: la candidatura a sindaco appoggiato da una coalizione di centrosinistra, orfana di Rifondazione comunista. Le urne gli danno torto. Solo apparentemente, però. Il riconteggio delle schede annulla lo svantaggio di 197 voti e Crocetta diviene sindaco di Gela. In una delle sue prime uscite pubbliche rivendica, con orgoglio, di essere il “primo sindaco dichiaratamente gay” d’Italia.

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Persino nella tradizionalista Sicilia la sua omosessualità non ha rappresentato un ostacolo. Lo dimostra la rielezione nel 2006 con una percentuale di poco inferiore al 65 per cento. Crocetta riorganizza il sistema degli appalti e finisce nel mirino della Stidda. Da allora la sua è una vita sotto scorta. Nel 2008 dice addio alla falce e martello e approda in casa Pd. L’anno successivo viene eletto al Parlamento europeo con oltre 150 mila preferenze. Si dimette da sindaco, attirandosi feroci critiche. Si allontana dalla Sicilia. Il clima per lui si è fatto pesante. Nel 2010 la sua vita diventa ancora più blindata. Gli investigatori intercettano che dal carcere è partito l’ordine di ammazzarlo. È giunta l’ora per la mafia di saldare i conti con l’ex sindaco. Un primo tentativo di eliminarlo era già fallito nel 2003. Crocetta deve morire assieme al Gip di Caltanissetta Giovanbattista Tona. È tutto pronto. “A partire dal 20 gennaio 2010”, dicono i boss del clan Emmanuello. Crocetta ha osato sfidarli. Da primo cittadino ha licenziato la moglie di Daniele Emmanuello, inserita nelle liste del reddito minimo del comune e si è rifiutato di concedere un alloggio popolare alla famiglia del boss.

Con Crocetta candidato è inevitabile che di mafia si torni a parlare in campagna elettorale. Una campagna elettorale in cui Crocetta si lancia dapprima in solitario. Si apre un serrato confronto all’interno del Pd. L’Udc rompe gli indugi ed è il primo partito a decidere ufficialmente di sostenerlo. Ancora prima che arrivi il sì dei democratici. Crocetta non dimentica le sue origini. Cerca di chiamare a raccolta attorno a sé i vecchi compagni. Il punto di incontro è irraggiungibile. Le loro strade sono ormai troppo lontane. E così l’ex sindaco di Gela diventa il simbolo siciliano del riavvicinamento romano fra Pd e Udc.

Attorno al suo nome, nel frattempo, si spacca il blocco dell’Antimafia. Crocetta da una parte e Claudio Fava dall’altra. La sua candidatura divide persino la famiglia Borsellino che di divisione, però, non vuol sentir parlare. Lucia, la figlia di Paolo, il magistrato ammazzato dalla mafia, accetta l’invito di Crocetta. Sarà il suo assessore alla Sanità. Rita Borsellino, che di Paolo era la sorella, appoggia Fava prima e Giovanna Marano poi. Quest’ultima è il candidato di Italia e dei Valori, della Federazione della Sinistra e di Sel.
L’antimafia è merce preziosa. Specie in campagna elettorale. E così Nello Musumeci si lascia andare ad un attacco diretto e preciso, forse l’unico della campagna elettorale del candidato del centrodestra. Tira in ballo il rapporto di un commissario di polizia (quell’Antonio Malafarina, ex questore di Gela e oggi candidato di Crocetta) che parlava del sostegno elettorale ricevuto dall’ex sindaco di Gela nel 2003 da parte di un esponente del clan Emanuello. Crocetta non le manda a dire: “Quel signore lo accompagnai io per farlo collaborare con la giustizia”. Poi, taglia corto: “Vivo sotto scorta e ho contribuito all’arresto di 850 mafiosi”.

E adesso che succederà. Da solo Crocetta non potrà governare. Avrà bisogno di allargare la sua maggioranza. I grillini gli hanno già sbattuto la porta in faccia. Non dimenticano le accuse di contiguità con la mafia rivolte al datore di lavoro di Giancarlo Cancelleri che lo ha prontamente querelato. Restano gli autonomisti di Raffale Lombardo che con il Pd ha governato fino a quando il Partito democratico non ha urlato vade retro satana al governatore. Giusto pochi mesi prima del voto. Il Pd tornerà indietro sui sui passi? Certo con qualcuno si dovrà pur governare.

 

Tags: Gela · partito comunista · presidente · Rosario Crocetta

Pubblicato il 29 Ottobre 2012, 20:16
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Commenti
  1. Orazio 8 anni fa

    Non l’ho votata a causa degli alleati che ha imbarcato, per me indecenti. Senza di loro l’avrei probabilmente fatto e senza di loro probabilmente lei avrebbe raggiunto percentuali più alte. Ma parliamo di ipotesi.

    Auguri, presidente.

    Rispondi
  2. rido 8 anni fa

    mi sembra che Crocetta abbia una maggioranza risicata e poi governera con UDC e gli altri dove li prende per consolidare il tutto, magari da Micciché?
    io non lo votato perche dentro c’era L’UDC. Corcetta sbandiera il fatto che è l’uomo dell’antimafia e poi si allea con chi è si è sporcato con la mafia

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  3. mikimouse 8 anni fa

    Le auguro buon lavoro anche se non l’ho votata. Certo avere dentro la coalizione con UDC non mi pare sia stato molto coerente per un taglio col passato. Ma lei adesso ha vinto e dovrà governare per il bene di questa terra. Spero che lo faccia al meglio. In bocca al lupo!!!!!!!!

    Rispondi
  4. mirko 8 anni fa

    ho l’impressione che in sicilia si fa carriera con l’antimafia

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  5. wiwa palermo 8 anni fa

    io l’ho votato, purtroppo quello che verrà è colpa di fava. peccato

    Rispondi
  6. Antonino Chiaramonte 8 anni fa

    Buon lavoro Presidente. Ho avuto modo di constatare la sua attività di Parlamentare Europeo, e sono certo che riuscirà a dare un nuovo impulso alla Sicilia.

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  7. Ale 8 anni fa

    Qualcuno ricordi a Crocetta che la Sicilia è una regione a statuto speciale….caso mai l’avesse dimenticato…o addirittura mai saputo!!!!

    Rispondi
  8. DEPRIMITI 8 anni fa

    Occorrerà vedere la composizione dei seggi per studiare la formazione di un governo stabile.
    Non sarà facile perchè gli alleati storici IDV+SEL si sono suicidati e i grillini-bambini si sono chiusi nel ghetto.
    in ogni caso sarà il primo governo della Sicilia che dovrà tagliare (e con la mannaia) più che spendere.
    Intanto salviamo la Sanità dagli speculatori-mafiosi con la Borsellino.
    La situazione economica e finanziaria della Regione è disastrosa. Ma col lavoro e l’onestà il governo può fare bene.
    Buon lavoro, Crocetta.

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  9. Or@zio 8 anni fa

    Cancelleri ha detto una cosa logica, sensata e coerente: non ci presteremo a nessuno ma se una scelta può fare bene alla comunità, appogeremo quella scelta senza guardare il colore politico. E’ questo che manca alla nostra società. Non si deve essere di destra o di sinistra ma mirare soprattutto a ciò che può fare bene alla collettività

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  10. Provo vergogna... 8 anni fa

    Ho fiducia..buon lavoro presidente…nb) alleanze escluse!

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  11. viviana 8 anni fa

    la mafia è il peggiore deterrente allo sviluppo, alla crescita economica e sociale della Sicilia. Se si vuole cambiare veramente bisogna innanzitutto tagliare i lacci con la mafia. Non solo quella che uccide, ma con l’intero sistema mafioso. Mi chiedo, chi vuole VERAMENTE combattere la mafia (e ne conosco) perchè si ostina a non volere concedere una possibilità al nuovo Governo regionale? La camp
    agna elettorale è finita, possiamo vedere che succede?certo…un Presidente che ha rischiato di farsi uccidere dalla mafia per ciò che ha fatto a Gela contro quel sistema e come assessore alla sanità (in cui circolano i maggiori soldi e che quindi fa gola alla mafia) una donna, Lucia Borsellino, che si è vista uccidere il padre dalla mafia a me fanno ben sperare. Se cosi’ sarà, sarò orgogliosa di avere contribuito con il mio misero ma nello stesso tempo fondamentale voto a questo cambiamento. Se non faranno ciò che sono stati chiamati a fare, li criticherò, come ho sempre fatto….

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  12. speculazione.it 8 anni fa

    speriamo che sia un uomo del fare….per quanto rigurada la sfida alla mafia ( o quello che è rimasto) oggi potrebbe farla chiunque….caro prresidente rimboccati lemaniche e non fare come lombardo che dava solo consulenze ai parenti dei magistrati

    Rispondi
  13. Luca 8 anni fa

    Caro Presidente, purtroppo non ti mancano 6 voti ma ti mancheranno se fai le cose giuste ed obbiettive per la Sicilia, se combatterai il parassitismo e le clientele, i voti di parecchi UDC, allora in questo caso conta sui voti di M5Stelle, perchè i loro eletti non ti faranno mancare i loro voti. Ma dai un segnale forte ai Siciliani onesti e lavoratori, riduci tutti i costi e gli sprechi della politica e rendi trasparenti tutte le nomine, privilegiando il merito e la competenza,ed elimina la marea di enti inutili, riformando anche il sistema della formazione.

    Rispondi

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