Tangenti e conti svizzeri| Obbligo di dimora per Bonomo - Live Sicilia

Tangenti e conti svizzeri| Obbligo di dimora per Bonomo

Si allarga l'inchiesta sul fotovoltaico che portò in carcere Gaspare Vitrano. Per Bonomo, deputato uscente e ricandidato nel Nuovo Polo, e il nipote Marco Sammatrice scatta l'obbligo di dimora. La procura chiedeva l'arresto. Scovati 400 mila euro in un conto svizzero.

Indagine della polizia
di
5 min di lettura

PALERMO – La Procura avrebbe voluto arrestarli, ma il Gip ha stabilito che basta l’obbligo di dimora a Siracusa per garantire le esigenze cautelari. Anche perché sono trascorsi sei mesi dalla richiesta di misura cautelare nei confronti di Mario Bonomo, deputato regionale uscente, e del nipote Marco Sammatrice. Sono indagati per concorso in concussione nell’inchiesta sulle tangenti nel fotovoltaico che portò all’arresto di un altro ex onorevole, Gaspare Vitrano.

Bonomo ha tentato, senza successo, di rientrare all’Ars. Alle elezioni di domenica scorsa ha ottenuto poco meno di tremila preferenze. E’ stato il più votato a Siracusa nella lista di Futuro e libertà-Movimento per la Sicilia. Non è stato eletto perché il Nuovo Polo non ha superato lo sbarramento del cinque per cento.

Le indagini della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile, coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Maurizio Agnello e Sergio Demontis, hanno portato gli investigatori fino in Svizzera. In una banca elvetica hanno scovato un conto, denominato “ognitanto” e intestato a Sammatrice, dove sarebbero confluiti anche i soldi delle tangenti. Poco meno di quattrocento mila euro che il gip ha messo sotto sequestro. Per mesi i funzionari svizzeri, precisi per come sono, hanno chiesto a Sammatrice di dimostrare la provenienza del denaro. Niente, dalla Sicilia nessuna risposta.

Anche il secondo troncone delle indagini si basa sulle dichiarazioni dell’ingegnere Piergiorgio Ingrassia. Fu arrestato assieme a Vitrano mentre l’imprenditore Giovanni Correro – artefice del blitz con la sua denuncia – consegnava dieci mila euro all’ex deputato del Pd. Una tangente, secondo l’accusa, il cui pagamento era stato mediato da Ingrassia. Spartizione di proventi societari, ha ribattuto la difesa di Vitrano, finito sotto processo. Ingrassia, che ha patteggiato una pena a due anni, è venuto in aula a ribadire la sua ricostruzione dei fatti. Ai pubblici ministeri ha pure raccontato dell’esistenza di un giro di sim attraverso cui Bonomo e Sammatrice avrebbero creato una rete riservata di comunicazione. Sammatrice, che è titolare di una concessionaria di moto, avrebbe rubato l’identità ad alcuni ignari clienti, utilizzandola per stipulare dei contratti con una compagnia telefonica. Il racconto di Ingrassia, anche stavolta, è risultato attendibile e riscontrato. La sua collaborazione non gli ha evitato la cancellazione dall’Ordine degli ingegneri. L’esecutività del provvedimento deciso il mese scorso è stata sospesa fino a quando non diventerà definitivo. Ingrassia, infatti, può ricorrere al Consiglio nazionale e poi in Cassazione.

Gaspare Vitrano, Mario Bonomo e Piergiorgio Ingrassia avevano intuito quanto redditizio fosse il business del fotovoltaico. L’ingegnere ci metteva le competenze tecniche e i due deputati la capacità di fare viaggiare spedite le pratiche. Nei casi che interessavano loro il sì è arrivato in un tempo decisamente inferiore rispetto ad una media di oltre tre anni per tutte le altre autorizzazioni. La Enerplus srl, una delle società al centro dell’indagine, ha ottenuto tre concessioni. A Roccamena l’autorizzazione è stata chiesta il 6 novembre 2008 e rilasciata il 21 ottobre 2010. Meno di due anni con in mezzo un ricorso al Tar e al Cga; meno di un anno per quella di Francofonte: 24 ottobre 2008 – 1 ottobre 2009; ancora meno a Monreale (10 mesi): 6 novembre 2008 – 25 settembre 2009. Le altre due autorizzazioni passate ai raggi x riguardano la società Green che ha ottenuto due autorizzazione a Carlentini: contrada Pedagaggi (chiesta il 29 dicembre 2008 e rilasciata il 6 dicembre 2010) e contrada Pancali (chiesta il 2 aprile 2009 e ottenuta il 17 dicembre 2010).

Come e quando sono iniziati gli affari? Ecco la ricostruzione degli investigatori della Mobile, diretti da Silvia Como, culminata nell’arresto di Vitrano del marzo 2011. Bonomo propone a Vitrano, poi espulso dal Pd, di mettersi in affari nel fotovoltaico. E Vitrano coinvolge Ingrassia. Nasce la Green srl con sede legale in viale Croce Rossa a Palermo. La presenza di Ingrassia nell’elenco dei soci è ufficiale, quella dei due deputati è nascosta dietro alcuni uomini di fiducia. Tra questi c’è Marco Sammatrice. L’obiettivo era ottenere con poche migliaia di euro le licenze per costruisce gli impianti e rivenderle a suon di milioni di euro. Meccanismo applicato con la Enerplus. Ufficialmente era l’azienda di famiglia di Ingrassia. Vitrano ha ammesso che lui e Bonomo ne erano soci di fatto, tanto da avere versato una parte dei soldi per la costituzione. Era della Enerplus un impianto a Roccamena rivenduto per sei milioni di euro ad un gruppo spagnolo a fronte di un investimento iniziale di poche decine di migliaia di euro. E i sei milioni dove sono finiti? Secondo Ingrassia, il denaro è stato versato in conti svizzeri per non incappare nei controlli. Dei sei milioni, 25 mila euro sempre secondo l’ingegnere, sarebbero andati a Vitrano. Se l’ex deputato era socio con Ingrassia perché mai avrebbe dovuto estorcergli del denaro?, hanno tuonato i difensori, gli avvocati Vincenzo Lo Re e Francesco Riggio.

Due settimane fa, Ingrassia è stato chiamato a deporre davanti alla terza sezione del Tribunale che processa Vitrano per concussione. Senza esitazione ha riferito cosa gli dissero Bonomo e Vitrano: “Noi siamo il potere e senza l’intervento politico andrai incontro a un fallimento”. “Mi dissero chiaramente – ha aggiunto – che senza l’appoggio politico non avrei potuto portare a termine i miei progetti”. A quel punto scattò l’imposizione: “I lavori dovevano essere affidati a ditte di loro fiducia. Accettai perché avevo paura a rifiutare l’accordo”. E poi arrivò la richiesta di tangenti: “Lo chiamavano ‘costo politico’. Vollero dei soldi quando vendetti la Enerplus per 2,3 milioni di euro”. Soldi che sarebbero confluiti nel svizzero, così come volevano i politici.

Quando ad aprile venne fuori la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati, Mario Bonomo, si proclamò innocente. Disse di avere avuto solo l’intuizione che “la produzione di energia pulita è il motore del nostro sviluppo. Quando nel 2008 fui eletto per la prima volta all’Ars e conobbi Vitrano, allora mio compagno nel Pd, fu naturale parlare con lui di economia. Gaspare è la persona più buona e più onesta che abbia mai conosciuto. Decidemmo di tentare insieme un’esperienza di impresa”. E concluse: “Io ho denunciato gli esattori del pizzo, non potrei mai chiedere una tangente”. Ora sarà di nuovo chiamato a discolparsi. E domani, giorno in cui è previsto il suo interrogatorio al processo a carica di Vitrano, si dovrò presentare in Tribunale. Gli servirà un permesso speciale per spostarsi da Siracusa, città da cui ha l’obbligo di non allontanarsi.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI